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LEGIO XIX

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LA STRAGE DI TEUTOBURGO
La Legio XIX venne fondata nel 41-40 a.c. da Ottaviano, il futuro primo imperatore romano Augusto, e infine distrutta, attraverso un tradimento, insieme alle altre due legioni, la XVII e la XVIII, nella battaglia della foresta di Teutoburgo nell'anno 9. L'emblema della XIX non è noto, ma dovrebbe essere stato il Capricorno come per le altre legioni di Augusto.

«Il Reno ed il Danubio dividono tutta la Germania dal paese dei Galli, da quello dei Reti, dai Pannoni, mentre il timore reciproco o le catene montuose la separano dai Sarmati e dai Daci. L'Oceano circonda le altre terre, abbracciando ampie penisole ed isole, dove da poco sono state conosciute nuove genti e popoli, scoperti tramite le guerre lì condotte. La Germania, terra di paesaggio desolato, dal clima rigido, piena di tristezza da vedersi ed abitarsi, a parte per coloro che vi sono nati.» 
(Tacito, De origine et situ Germanorum, I-II.)

Sia Gaio Giulio Cesare che Gneo Pompeo utilizzarono nei loro eserciti delle legioni con il numero XIX, ma non è chiaro se la XIX nacque dai resti di una di queste; anche Marco Antonio ebbe una XIX legione, detta Classica.

Si pensa però che Ottaviano l'abbia reclutata in vista della battaglia con Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno e rappresentante del Senato romano, il quale dominava la Sicilia, controllando la fornitura di grano per Roma.

Dopo la guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio, vinta dal primo nella battaglia di Azio nel 31 a.c., ai veterani vennero assegnate terre nella zona di Pisa. 

La XIX fece parte dell'esercito che conquistò la Rezia e poi dell' arco alpino sotto Augusto degli anni 16 -7 a.c., come preludio alla grande invasione della Germania degli anni 12 al 9 a.c. Le fonti riportano la presenza per il fronte della Gallia delle: Legio I Germanica, V Alaudae, XIIII Gemina Martia Victrix, XVI Gallica, XVII e XVIII; e per il fronte italico/illirico le Legioni VIIII Hispana, XIII Gemina, XVIIII, XX Valeria Victrix e XXI Rapax. ma i reperti archeologici di Oberammergau, in Baviera, testimoniano la presenza della XIX legione. Invece tra il 15 e l'8 a.c. la legione (o una sua parte consistente) rimase di stanza a Dangstetten, lungo l'alto corso del Reno.

Nell'ambito della conquista della Germania voluta da Augusto, la XIX partecipò alle campagne di Tiberio (8 a.c. e 4-5 d.c.). Ne è attestata la presenza ad Ara Ubiorum (Colonia), Novaesium (Neuss) e Aliso (Haltern).  



PUBLIO QUINTILIO VARO

«Il suolo della Germania, per quanto sia diverso nell'aspetto, appare in generale selvaggio a causa delle foreste, triste e cupo per le ampie paludi, più umido rispetto alla vicina Gallia, più ventoso nella parte [meridionale] che si rivolge al Norico e alla Pannonia
(Tacito, De origine et situ Germanorum, V, 1.)

Con la fine della campagna di Tiberio, le nuove conquiste vennero organizzate a provincia, e Publio Quintilio Varo (Cremona, 47 a.c. - Foresta di Teutoburgo, 9 d.c.), fu questore nella provincia di Acaia, dove divenne patronus della città di Tinos, e, tra il 22 e il 19 a.c., accompagnò Augusto nel corso del suo viaggio in Oriente.

Divenne console nel 13 a.c., poi proconsole in Africa e legatus Augusti pro praetore in Siria, fu inviato come governatore in Germania. fu scelto come governatore. Aveva sposato la figlia di Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto ed era molto apprezzato dall'imperatore. 

TEUTOBURGO

ARMINIO

Nel 9 il capo dei Cherusci, nonché alleato romano, Arminio (Weser, 18 a.c. – Germania Magna, 19), principe e condottiero dei Germani Cherusci, ex prefetto di una coorte cherusca dell'esercito romano, dopo una vita a Roma in cui si finse romanizzato e amico dei romani, tese un'imboscata ai Romani, informando Varo di una inesistente rivolta delle tribù occidentali, affinchè portasse l'esercito sul Reno. 

Arminio aveva scaltramente conquistato la fiducia di Varo, che non ascoltò le accuse di tradimento dei romani che sospettavano di lui e lo promosse invece suo consigliere militare. Ciò fa sospettare che il sentimento che Varo nutriva verso il giovane non fosse proprio paterno. Varo era un anziano generale, aveva combattuto molto bene e vinto numerose battaglie. Sembra impossibile che si lasciasse imbottigliare da un giovane straniero ponendosi addirittura nelle sue mani.

Arminio iniziò segretamente a unire sotto la sua guida diverse tribù di Germani, pur mantenendo il suo incarico di ufficiale della Legione e conquistò talmente la fiducia di Varo, che affidò ai suoi suggerimenti la campagna militare.
MASCHERA ROMANA DA COMBATTIMENTO RINVENUTA A TEUTOBURGO

L'IMBOSCATA

Varo si mosse con tre legioni, la XVII, la XVIII e la XIX, ma il tradimento di Arminio fece scattare la trappola: le legioni, bloccate vicino Osnabrück, vennero sconfitte e distrutte nella battaglia della foresta di Teutoburgo. Lo stesso Varo, vista la fine si suicidò per non cadere nelle mani dei feroci germani. Cassio Dione Cocceiano, Storia romana:
« ...per questi motivi Varo, e gli altri ufficiali di alto rango, nel timore di essere catturati vivi o di morire per mano dei Germani... compirono un suicidio collettivo ... »

Velleio Patercolo, Storia Romana:
« ...(Quintilio Varo) si mostrò più coraggioso nell'uccidersi che nel combattere... e si trafisse con la spada... »

L'IMBOSCATA (INGRANDIBILE)
Non appena si diffuse la notizia, molti soldati romani smisero di combattere preferendo uccidersi o fuggire per non venire catturati, ma la maggior parte dei romani fu torturata e uccisa senza potersi difendere.

Nel 15 Lucio Stertinio, durante la campagna germanica di Germanico, ritrovò l'aquila della XIX in possesso dei Bructeri. In seguito Germanico ritornò sul luogo della battaglia di Teutoburgo, e diede degna sepoltura ai resti dei soldati morti.

«Apprendo dagli storici e dai senatori contemporanei agli eventi che in Senato fu letta una lettera di Adgandestrio, capo dei Catti, con la quale prometteva la morte di Arminio se gli fosse stato inviato un veleno adatto all'assassinio. Gli fu risposto che il popolo romano si vendicava dei suoi nemici non con la frode o con trame occulte, ma apertamente e con le armi, del resto Arminio, aspirando al regno mentre i Romani si stavano ritirando a seguito della cacciata di Maroboduo, ebbe a suo sfavore l'amore per la libertà del suo popolo, e assalito con le armi mentre combatteva con esito incerto, cadde tradito dai suoi collaboratori. 
Indubbiamente fu il liberatore della Germania, uno che ingaggiò guerra non al popolo romano ai suoi inizi, come altri re e comandanti, ma ad un Impero nel suo massimo splendore. Ebbe fortuna alterna in battaglia, ma non fu vinto in guerra. Visse trentasette anni e per dodici fu potente. Anche ora è cantato nelle saghe dei barbari, ignorato nelle storie dei Greci che ammirano solo le proprie imprese, da noi Romani non è celebrato ancora come si dovrebbe, noi che mentre esaltiamo l'antichità non badiamo ai fatti recenti
(Tacito, Annales II, 88)

 Nel 19, Arminio fu assassinato dai suoi sudditi, che temevano volesse sottomettere tutte le tribù al suo potere.


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