STAMPA DEL PIRANESI RITRAENTE LA TOMBA (1750) |
LA LEGGENDA
Al tempo di Tullo Ostilio, III Re dell'Urbe, Roma entra in conflitto con Albalonga e i due eserciti si affrontano proprio qui, sulle Fossae Cluiliae che segnano il confine tra i due Stati. Il fatto che Romani e Albani, due nazioni dello stesso sangue si facessero guerra dovette sembrare molto grave e soprattutto si temeva di perdere l'esercito, per cui i due re delle due città decisero di risolvere tutto con un duello fra 3 Romani e 3 Albani: gli Orazi e i Curiazi.
All'inizio i Curiazi uccisero due Orazi romani. I tre Curiazi erano però feriti mentre l'Orazio era ancora integro, per cui cominciò a fuggire inseguito dai tre, con una tale velocità che riuscì a distanziarli. Ciò gli permise di affrontarli uno per volta e ucciderli.
La leggenda indicò le tombe degli Orazi e dei Curiazi proprio ad Albano, dove ancora si vedono alcuni tumuli circolari dalla forma arcaica a cono. D'altronde nei pressi esiste un grande recinto in opera quadrata che venne ritenuto dagli studiosi il campo dello scontro. In realtà si trattava di un grande ustrino, dove si bruciavano i cadaveri per incinerarli. Lo fece pensare anche il fatto che la via Appia, in questo punto, fa una deviazione come dovesse rispettare un luogo "sacro".
All'inizio i Curiazi uccisero due Orazi romani. I tre Curiazi erano però feriti mentre l'Orazio era ancora integro, per cui cominciò a fuggire inseguito dai tre, con una tale velocità che riuscì a distanziarli. Ciò gli permise di affrontarli uno per volta e ucciderli.
La leggenda indicò le tombe degli Orazi e dei Curiazi proprio ad Albano, dove ancora si vedono alcuni tumuli circolari dalla forma arcaica a cono. D'altronde nei pressi esiste un grande recinto in opera quadrata che venne ritenuto dagli studiosi il campo dello scontro. In realtà si trattava di un grande ustrino, dove si bruciavano i cadaveri per incinerarli. Lo fece pensare anche il fatto che la via Appia, in questo punto, fa una deviazione come dovesse rispettare un luogo "sacro".
Oggi sappiamo che lungo le grandi strade consolari romane, tra il V e il VII miglio, veniva posto un santuario che segnava il confine della Roma monarchica. Ai santuari e ai loro Dei si affidavano in effetti il controllo di chi entrava nello Stato. Quando Roma si espanderà e questi confini verranno man mano dilatati. Ancora in età augustea si ricordava l'episodio avvenuto al V miglio della via Appia, e le tombe degli Orazi e dei Curiazi, legate alle origini di Roma.
PIANTA E FRONTALE |
Ora qui è lo stesso: evidentemente il tamburo era più alto di come appare oggi e quindi il cono arrivava a coprire interamente la torretta. Gli archeologi però hanno trovato nella tomba solo un'urna vuota, quindi l'edificio non è una tomba ma un cenotafio, una costruzione solo commemorativa, un fatto piuttosto insolito.
Cento metri più avanti, sempre sulla destra, sono i cosiddetti Tumuli degli Orazi, anche essi, come quello precedente dei Curiazi, legati allo scontro tra romani e albani. Sono due tombe caratterizzate da un cono basso di terra, un po' come i tumuli che vediamo in Etruria, a Cerveteri; ma non troppo arcaici perchè una ha la cornice di base in travertino e l'altra in peperino, pietre che si diffondono a partire dal II-III sec. a.c.
Un tumulo è interamente di terra, l'altro ha invece lo scheletro a raggiera in calcestruzzo per contenere la terra. Questi sepolcri a cono di solito avevano una suddivisione come gli spicchi di una arancia, a raggiera, allo stesso modo del Mausoleo di Augusto.
Oggi si ritiene che furono costruiti o restaurati in età augustea a "memoria" della tradizione del duello tra Orazi e Curiazi, e dell'antico confine tra Roma e Albalonga al V miglio. La narrazione del duello è riportata da Tito Livio, autore di età augustea, seguendo la politica di Augusto di valorizzare le tradizioni, con gli antichi culti e gli antichi templi, per istigare l'orgoglio degli antenati e del "Civis romanus sum"
Il Sepolcro (o Tomba o Mausoleo) degli Orazi e Curiazi di Albano Laziale è situato a sud del centro abitato, sul ciglio della Via Appia antica, e rappresenta un esemplare unico per l’architettura che trova riscontro solo nelle urne cinerarie etrusche di Volterra. Il prezioso monumento rappresentò per anni il simbolo della pace ottenuta tra la Città di Albalonga e Roma, costruito sul combattimento cruento tra due famiglie.
La tradizione lo ricollega ai guerrieri Orazi e Curiazi, ma storicamente è più verosimile considerarlo una ricostruzione della tomba di Arunte (condottiero etrusco), da parte dell’antica famiglia Arrunzia che aveva possedimenti in zona; infatti è stato edificato nella prima metà del I sec. a.c., quindi sei secoli dopo il combattimento fatale degli Orazi e dei Curiazi.
Il sepolcro è realizzato da grossi blocchi di peperino; materiale molto amato dagli etruschi, ed è costituito da un parallelepipedo di pianta quadrata sormontato da quattro tronchi di cono posti agli angoli (di cui soltanto due sono ancora integri), ed uno di dimensioni maggiori al centro, contenente la cella sepolcrale, del quale rimangono solo i resti. L’urna, tra l’altro, è vuota, tanto che gli studiosi parlano di monumento commemorativo. Lo zoccolo del mausoleo, appena visibile, è circolare.
Nel 1812 Antonio Canova, in qualità di Ispettore Generale delle Belle Arti dello Stato Pontificio, incaricò Giuseppe Valadier e Paolo Provinciali di eseguire il restauro del mausoleo; l’intervento durò dodici anni, e non ebbe risultati brillanti, perchè causò distacchi di materiali e crepe, elemento incredibile della storia del monumento, data l'importanza di un architetto come il Valadier.
Si dice che rappresenti una importante testimonianza delle prime opere di restauro effettuate secondo i moderni criteri di intervento, ma visti i risultati forse erano meglio gli antichi restauri. Tanto più che ci si lavorò per un periodo incredibilmente lungo, ben 12 anni.
Leon Battista Alberti ha attribuito la tomba agli Orazi e Curiazi, altre studiosi a Gneo Pompeo Magno, altri ancora ad Arunte. L’ipotesi più verosimile vuole che la struttura fosse la ricostruzione fedele della tomba di Arunte. Resta comunque un monumento di particolare importanza storica.
Il sepolcro è realizzato da grossi blocchi di peperino; materiale molto amato dagli etruschi, ed è costituito da un parallelepipedo di pianta quadrata sormontato da quattro tronchi di cono posti agli angoli (di cui soltanto due sono ancora integri), ed uno di dimensioni maggiori al centro, contenente la cella sepolcrale, del quale rimangono solo i resti. L’urna, tra l’altro, è vuota, tanto che gli studiosi parlano di monumento commemorativo. Lo zoccolo del mausoleo, appena visibile, è circolare.
IL RESTAURO
Nel 1812 Antonio Canova, in qualità di Ispettore Generale delle Belle Arti dello Stato Pontificio, incaricò Giuseppe Valadier e Paolo Provinciali di eseguire il restauro del mausoleo; l’intervento durò dodici anni, e non ebbe risultati brillanti, perchè causò distacchi di materiali e crepe, elemento incredibile della storia del monumento, data l'importanza di un architetto come il Valadier.
Si dice che rappresenti una importante testimonianza delle prime opere di restauro effettuate secondo i moderni criteri di intervento, ma visti i risultati forse erano meglio gli antichi restauri. Tanto più che ci si lavorò per un periodo incredibilmente lungo, ben 12 anni.
SARA' UN'EQUIPE OLANDESE A SVELARE I SEGRETI DELLE TOMBE DEGLI ORAZI
da la Repubblica domenica, luglio 24th, 2011
La prima campagna di scavi dopo 150 anni. Al V miglio l’Appia fa una curva attorno ai tumuli più antichi della Regina viarum.da la Repubblica domenica, luglio 24th, 2011
Al V miglio dell’Appia Antica, dove l’archeologia affonda le radici nel mito, quando re era Tullio Ostilio e gli Orazi affrontarono in duello i Curiazi per conquistare la supremazia su Albalonga alla metà del VII sec. ac., una squadra di ricercatori olandesi sta scoprendo la vera identità dei sepolcri che la tradizione attribuisce agli eroi romani.
Per la prima volta dalle indagini di Luigi Canina (1850-59), i monumenti tra i più leggendari dell’antichità sono oggetto di una campagna di scavo. A guidarla, due professori dell’università di Nijmegen, Eric Moorman e Stephan Mols, che hanno ricevuto in concessione dalla Soprintendenza per otto anni l’area compresa tra V e VI miglio.
Per la prima volta dalle indagini di Luigi Canina (1850-59), i monumenti tra i più leggendari dell’antichità sono oggetto di una campagna di scavo. A guidarla, due professori dell’università di Nijmegen, Eric Moorman e Stephan Mols, che hanno ricevuto in concessione dalla Soprintendenza per otto anni l’area compresa tra V e VI miglio.
“È il primo scavo che affidiamo in concessione – racconta la direttrice dell’Appia, Rita Paris – L’istituto universitario è stato scelto per i suoi titoli e procederà con finanziamenti propri”. Uno scavo sistematico dei sepolcri, infatti, non è stato mai possibile per mancanza di fondi. La scelta del V miglio è legata al progetto di restauro e valorizzazione messo in campo per l’Appia con il commissariamento, tra Villa dei Quintili e Santa Maria Nova.
L’importanza del sito è evidente: qui il rettifilo dell’Appia, che regala suggestioni di un agro romano incontaminato, disegna l’insolita curva, motivata, come raccontava già Livio, per rispettare i tumuli celebrativi della memoria della battaglia tra Orazi e Curiazi, eretti prima della costruzione della Regina Viarum. Le indagini sono iniziate due anni fa, tra ricerche d’archivio, panoramiche aeree e misurazioni col georadar su sepolcri che appaiono come colline erbose. “Il materiale acquisito è stato propedeutico per la prima campagna di scavo che si concluderà domani”, racconta Mols. Protagonisti sono i due tumuli in coppia degli Orazi, legati secondo la tradizione ai due fratelli romani uccisi.
“Nella forma possono essere considerati oggi come piccoli mausolei di Augusto – annuncia Mols – Conservano una possente struttura cilindrica del diametro di circa 15 m, con un nucleo interno di blocchetti di tufo e materiale vulcanico, e tracce di rivestimento di travertino”. Il corpo è alto oltre 8 m e presenta un coronamento arrotondato. La datazione ufficiale colloca i sepolcri alla fine del I sec. a.c. La vera novità è il muro di recinzione, alto oltre m 1,5. Obiettivo principale ora è indagare l’interno dei sepolcri con il sistema del georadar per verificare la presenza della cella funeraria.
L’importanza del sito è evidente: qui il rettifilo dell’Appia, che regala suggestioni di un agro romano incontaminato, disegna l’insolita curva, motivata, come raccontava già Livio, per rispettare i tumuli celebrativi della memoria della battaglia tra Orazi e Curiazi, eretti prima della costruzione della Regina Viarum. Le indagini sono iniziate due anni fa, tra ricerche d’archivio, panoramiche aeree e misurazioni col georadar su sepolcri che appaiono come colline erbose. “Il materiale acquisito è stato propedeutico per la prima campagna di scavo che si concluderà domani”, racconta Mols. Protagonisti sono i due tumuli in coppia degli Orazi, legati secondo la tradizione ai due fratelli romani uccisi.
“Nella forma possono essere considerati oggi come piccoli mausolei di Augusto – annuncia Mols – Conservano una possente struttura cilindrica del diametro di circa 15 m, con un nucleo interno di blocchetti di tufo e materiale vulcanico, e tracce di rivestimento di travertino”. Il corpo è alto oltre 8 m e presenta un coronamento arrotondato. La datazione ufficiale colloca i sepolcri alla fine del I sec. a.c. La vera novità è il muro di recinzione, alto oltre m 1,5. Obiettivo principale ora è indagare l’interno dei sepolcri con il sistema del georadar per verificare la presenza della cella funeraria.
Lo scavo rientra in un progetto più vasto: “Vogliamo realizzare una carta archeologica tridimensionale del V miglio – dice Mols – Abbiamo fatto fotogrammetrie terrestri per ricostruire in 3D tutti i monumenti dell’area. Il prodotto sarà pronto già a ottobre con l’obiettivo di proporlo in visione al pubblico”. Ne viene fuori la prima indagine completa del sito, che comprende anche il sepolcro dei Curiazi, legato, secondo la tradizione, ai tre fratelli albani sconfitti con l’astuzia dall’unico degli Orazi sopravvissuto, e il misterioso mausoleo a piramide alto oltre 20 m.
ALBANO 13 Gennaio 2014 - Crollano due pezzi del sepolcro degli Orazi e Curiazi, tale è oggi in tale data e luogo il rispetto dei nostri monumenti.