Nome: Lucius Funisulanus Vettonianus
Nascita: -
Morte: 98 d.c.
Padre: Aniensis Vettonianus
Consolato: 78 d.c.
Professione: Militare, sacerdote e politico
Cursus honorum di L Funisulanus Vettonianus (CIL III 4013 = ILS 1005) :
L. Funisulano L. f. Ani(ensi) Vettoniano trib(uno) mil(itum) leg(ionis) VI Vict(ricis),
quaestori provinciae Siciliae, trib(uno) pleb(is), praet(ori), leg(ato) leg(ionis) IIII Scythic(ae), praef(ecto) aerari Saturni, curatori viae Aemiliae, co(n)s(uli), VIIvir(o) epulonum,
leg(ato) pro pr(aetore) provinc(iae) Delmatiae item provinc(iae) Pannoniae item Moesiae superioris, donato [ab imp(eratore)] [Domitiano Aug(usto) Germanico] bello Dacico coronis IIII murali, vallari, classica, aurea, hastis puris IIII, vex(il)lis IIII, patrono 78 d(ecurionum) d(ecreto).
Il cursus honorum è riportato in ordine diretto in una dedica che la città di Andautonia, nella Pannonia, pose al suo patronus L. Funisulano Vettoniano. Questo personaggio, sia per il suo gentilizio in – anus, sia per la tribù di appartenenza, si rivela di origine italica, cioè non provinciale; del resto già in questa epoca parecchi cittadini provenienti dalla alta borghesia della province erano entrati nella cerchia della classe dirigente romana. Ce ne informa sia Tacito, sia le altre iscrizioni che confermano e completano i dati forniti da questa (nella quale si noti l’uso dell’apex).
Parleremo poi del vigintivirato, carica attestata da un’altra epigrafe, ma iniziamo dal servizio militare che Vettonianus prestò anzitutto col grado di tribuno, sotto il regno di Claudio e nella legio VI Victrix, che a quell’epoca era di stanza nella Spagna.
Dopo questa carica Vettoniano ottenne la questura, e la esercitò in Sicilia alle dipendenze di un proconsole di quella provincia. Seguirono il tribunato della plebe e, non sappiamo a quanti anni di distanza, la pretura, con la quale egli si qualificò per ricoprire cariche di maggior rilievo.
Fu infatti inviato da Nerone a comandare la legio VI Scythica (allora stanziata nella Mesia) e in tale veste Tacito (ann. XV 7) lo ricorda alle dipendenza di Cesennio Peto, console nel 61, che nel 62, in qualità di governatore della Capppadocia, dirigeva una parte del teatro di guerra contro il re dei Parti Vologese che aveva invaso l’Armenia, stato vassallo di Roma.
A Peto fu ordinato di attaccare i Parti con le legioni IIII Scythica e XII Fulminata, e da vessillazioni della V Macedonica, per cui attraversò l'Eufrate dirigendosi in Armenia, ma Vologase lo respinse e lo inseguì fino a Rhandeia. La situazione era pericolosa, perché gli arcieri parti riuscivano a bersagliare l'interno della città, mentre la presenza della cavalleria pesante nemica impediva le sortite. Allora Peto una tregua a Vologase, promettendo di abbandonare l'Armenia e di far riconoscere come re il fratello minore di Vologase da Nerone.
Vologase accettò, del resto stava pensando di ritirarsi per l'impossibilità di assaltare la città e per la mancanza di rifornimenti. Vologase fece costruire ai soldati romani un ponte, e si allontanò. La campagna fu poi ripresa e portata a termine vittoriosamente da Gneo Domizio Corbulone, mentre Peto fu destituito.
Cursus honorum di L Funisulanus Vettonianus (CIL III 4013 = ILS 1005) :
L. Funisulano L. f. Ani(ensi) Vettoniano trib(uno) mil(itum) leg(ionis) VI Vict(ricis),
quaestori provinciae Siciliae, trib(uno) pleb(is), praet(ori), leg(ato) leg(ionis) IIII Scythic(ae), praef(ecto) aerari Saturni, curatori viae Aemiliae, co(n)s(uli), VIIvir(o) epulonum,
leg(ato) pro pr(aetore) provinc(iae) Delmatiae item provinc(iae) Pannoniae item Moesiae superioris, donato [ab imp(eratore)] [Domitiano Aug(usto) Germanico] bello Dacico coronis IIII murali, vallari, classica, aurea, hastis puris IIII, vex(il)lis IIII, patrono 78 d(ecurionum) d(ecreto).
Il cursus honorum è riportato in ordine diretto in una dedica che la città di Andautonia, nella Pannonia, pose al suo patronus L. Funisulano Vettoniano. Questo personaggio, sia per il suo gentilizio in – anus, sia per la tribù di appartenenza, si rivela di origine italica, cioè non provinciale; del resto già in questa epoca parecchi cittadini provenienti dalla alta borghesia della province erano entrati nella cerchia della classe dirigente romana. Ce ne informa sia Tacito, sia le altre iscrizioni che confermano e completano i dati forniti da questa (nella quale si noti l’uso dell’apex).
Parleremo poi del vigintivirato, carica attestata da un’altra epigrafe, ma iniziamo dal servizio militare che Vettonianus prestò anzitutto col grado di tribuno, sotto il regno di Claudio e nella legio VI Victrix, che a quell’epoca era di stanza nella Spagna.
Dopo questa carica Vettoniano ottenne la questura, e la esercitò in Sicilia alle dipendenze di un proconsole di quella provincia. Seguirono il tribunato della plebe e, non sappiamo a quanti anni di distanza, la pretura, con la quale egli si qualificò per ricoprire cariche di maggior rilievo.
Fu infatti inviato da Nerone a comandare la legio VI Scythica (allora stanziata nella Mesia) e in tale veste Tacito (ann. XV 7) lo ricorda alle dipendenza di Cesennio Peto, console nel 61, che nel 62, in qualità di governatore della Capppadocia, dirigeva una parte del teatro di guerra contro il re dei Parti Vologese che aveva invaso l’Armenia, stato vassallo di Roma.
A Peto fu ordinato di attaccare i Parti con le legioni IIII Scythica e XII Fulminata, e da vessillazioni della V Macedonica, per cui attraversò l'Eufrate dirigendosi in Armenia, ma Vologase lo respinse e lo inseguì fino a Rhandeia. La situazione era pericolosa, perché gli arcieri parti riuscivano a bersagliare l'interno della città, mentre la presenza della cavalleria pesante nemica impediva le sortite. Allora Peto una tregua a Vologase, promettendo di abbandonare l'Armenia e di far riconoscere come re il fratello minore di Vologase da Nerone.
VOLOGASE |
La ingloriosa disfatta di Cesennio Peto però non si ripercosse su Vettoniano, che più tardi ricevette a Roma la direzione dell’aerarium Saturni. L’aerarium populi Romani, detto anche saturni perché situato nel tempio di Saturno, alle pendici del Campidoglio, era destinato a custodire non soltanto il tesoro dello stato, ma anche svariati documenti di interesse pubblico, insomma un vero e proprio Archivio di Stato.
Esso rimase per 79 secoli affidato, sia pure sotto il controllo del senato e l’alta sorveglianza dei magistrati superiori, ai quaestires urbani, cioè a dei giovani alle prime armi nella carriera politico-amministrativa. Augusto invece passò la direzione dell’erario a funzionari di rango pretorio con il titolo di praefecti aerari Saturni.
Dall’erarium militare, la cassa speciale istituita da Augusto si prelevava il quorum necessario per la liquidazione dei veterani. Il successivo incarico affidato a Vettoniano fu poi quello di curator viarum, e precisamente di "curator viae Aemiliae". Nell’ultimo secolo della repubblica si erano venuti costituendo degli uffici speciali per la gestione di affari sottratti in via eccezionale alla normale competenza delle magistrature relative, a mano a mano che queste si dimostravano ormai insufficienti per i bisogni sempre crescenti dell’amministrazione in Roma e nell’Italia.
Come nel campo dell’annona, passata dalla competenza ordinaria degli edili a quella di speciali curatori. Qualcosa di simile si verificò riguardo alle vie che da Roma si irradiavano per tutta l’Italia, affidando ad alcuni speciali "curatores viarum" le specifiche attribuzioni dei censori e dei consoli: provvedere alla manutenzione delle vie, ai contratti di appalto, ecc.
In seno alle varie curiae, taluni uffici da straordinari diventano stabili, e i funzionari che li assumono, i curatores, sono eletti non più dal popolo, ma dal senato o dallo imperatore. Infatti Augusto assunse la carica nel 20 a.c. ed esercitò per mezzo dei suoi rappresentanti, i curatores.
Questi vennero scelti fra i senatori di rango pretorio per le vie di maggiore importanza, mentre per le vie minori, come la Praenestina, la Latina, la Labicana, la Nomentana, l’Ostiense i curatores furono presi dalla classe dei cavalieri.
Così Vettoniano, che era già "vir praetorius", ebbe l’incarico di "curator viae Aemiliae", la via fatta costruire da M. Emilio Lepido, console nel 187, dopo l’assoggettamento dei Liguri per unire quelle terre di nuova conquista con la via Flaminia.
La via Aemilia andava infatti da Rimini a Piacenza seguendo un tracciato che, rimasto pressoché invariato dopo più di duemila anni, è quello stesso dell’odierna via Emilia. Di poi, sembra nell’anno 78, Vettoniano raggiunse il consolato e fu, naturalmente, non consul ordinarius, cioè uno dei due consoli che entravano in carica al 1° di gennaio e davano il nome all’anno, perché in tal caso non avremmo avuto incertezze sulla data.
Egli fu uno dei consules suffecti che, secondo un sistema inaugurato da Cesare e protrattosi sino alle soglie del basso impero, ad un certo punto dell’anno subentravano ai consules ordinarii. (fu console suffetto per le nundinum del Settembre Ottobre 78 con il collega senatore Quintus Corellius Rufus)
In questo modo egli raggiunse il rango di "vir consularis" e, con questo, la possibilità di aspirare ai più importanti comandi provinciali. Intanto venne cooptato nel collegio dei "septemviri epulonum" (il sacerdozio più importante dopo quello dei pontifices, degli augures, dei quindecemviri sacris faciundis), incaricati di celebrare annualmente una cerimonia sacrificale in forma di banchetto (epulum) in onore della triade capitolina, Giove, Giunone e Mierva.
Quindi Vettoniano resse la provincia di Dalmatia, che dopo essere stata dapprima una delle province senatorie, passò poi nel novero di quelle imperiali, sì che Lucius, già sotto Domiziano, la governò appunto col titolo di "legatus Augusti pro pretore".
Di nuovo fu "legatus Augusti pro pretore" nella provincia di Pannonia (anni 84-85) e quindi nella Mesia superiore: tutte nella zona danubiana, zona che imparò a conoscere assai bene, anche perchè nell’86 partecipò alla prima fase della guerra contro Decebalo. Ebbe grande successo, poichè in questo "bellum Dacicum" ottenne da Domiziano quelle ricompense al valore (dona militaria):
- quattro corone,
- quattro hastae purae (lance senza punta e intatte dal sangue),
- quattro vexilla.
Erano le decorazioni che spettavano a un combattente di rango consolare come lui, dato che vi era una gerarchia anche rispetto a queste insegne; a un vir praetorius, per esempio, delle ricompense suddette se ne davano non quattro, ma tre, e si scendeva a mano a mano fino alle collane e ai bracciali riservati agli uomini di truppa (armilae, torques).
Nell’iscrizione le parole "ab. Imp. Domitiano Aug. Germanico" furono scalpellate quando, dopo la morte di Domiziano, la sua memoria venne condannata dal senato (damnatio memoria).
Fu uomo valoroso, intelligente, intuitivo, onesto, veloce, di grande prontezza e spirito di iniziativa, doti che raccolse la stima praticamente di tutti, tanto che, cosa straordinaria, a 90 anni, ottenne il proconsolato della Provincia dell'Africa, il che dimostra quanto alla sua veneranda età fosse ancora attivo e straordinariamente lucido.
Sembra che sua figlia, Funisulana Vettulla, avesse sposato Gaius Tettius Africanus, prefetto dell'Egitto. Suo figlio dovrebbe essere stato Tito Pomponio Mamilianus Rufo Antistianus Funisulanus Vettonianus, console nell'anno 100. Morì nel 98. La tomba di Vettoniano era in via Latina.
EPIGRAFE
L (ucio) Funisulano [L (uci) f (ilio)] /
Ani (ensi) Vettoniano /
co (n) s (uli) proco (n) s (uli) provin [ciae] /
Africae VIIvir (o) /
epulonum [---] / leg (ato) [Aug (usti)] pro pr (aetore) [pro] vin (ciae) /
Delmat (iae)! item pro [vinc (iae) P] anno (niae) /
item provin [c (iae) Moesiae --- curatori] /
viae Aemiliae [--- leg (ato)] /
gamba (ionis) IIII Scythic (ae) [ ---] /
provincia [e ---]
Esso rimase per 79 secoli affidato, sia pure sotto il controllo del senato e l’alta sorveglianza dei magistrati superiori, ai quaestires urbani, cioè a dei giovani alle prime armi nella carriera politico-amministrativa. Augusto invece passò la direzione dell’erario a funzionari di rango pretorio con il titolo di praefecti aerari Saturni.
Dall’erarium militare, la cassa speciale istituita da Augusto si prelevava il quorum necessario per la liquidazione dei veterani. Il successivo incarico affidato a Vettoniano fu poi quello di curator viarum, e precisamente di "curator viae Aemiliae". Nell’ultimo secolo della repubblica si erano venuti costituendo degli uffici speciali per la gestione di affari sottratti in via eccezionale alla normale competenza delle magistrature relative, a mano a mano che queste si dimostravano ormai insufficienti per i bisogni sempre crescenti dell’amministrazione in Roma e nell’Italia.
Come nel campo dell’annona, passata dalla competenza ordinaria degli edili a quella di speciali curatori. Qualcosa di simile si verificò riguardo alle vie che da Roma si irradiavano per tutta l’Italia, affidando ad alcuni speciali "curatores viarum" le specifiche attribuzioni dei censori e dei consoli: provvedere alla manutenzione delle vie, ai contratti di appalto, ecc.
In seno alle varie curiae, taluni uffici da straordinari diventano stabili, e i funzionari che li assumono, i curatores, sono eletti non più dal popolo, ma dal senato o dallo imperatore. Infatti Augusto assunse la carica nel 20 a.c. ed esercitò per mezzo dei suoi rappresentanti, i curatores.
Questi vennero scelti fra i senatori di rango pretorio per le vie di maggiore importanza, mentre per le vie minori, come la Praenestina, la Latina, la Labicana, la Nomentana, l’Ostiense i curatores furono presi dalla classe dei cavalieri.
Così Vettoniano, che era già "vir praetorius", ebbe l’incarico di "curator viae Aemiliae", la via fatta costruire da M. Emilio Lepido, console nel 187, dopo l’assoggettamento dei Liguri per unire quelle terre di nuova conquista con la via Flaminia.
La via Aemilia andava infatti da Rimini a Piacenza seguendo un tracciato che, rimasto pressoché invariato dopo più di duemila anni, è quello stesso dell’odierna via Emilia. Di poi, sembra nell’anno 78, Vettoniano raggiunse il consolato e fu, naturalmente, non consul ordinarius, cioè uno dei due consoli che entravano in carica al 1° di gennaio e davano il nome all’anno, perché in tal caso non avremmo avuto incertezze sulla data.
Egli fu uno dei consules suffecti che, secondo un sistema inaugurato da Cesare e protrattosi sino alle soglie del basso impero, ad un certo punto dell’anno subentravano ai consules ordinarii. (fu console suffetto per le nundinum del Settembre Ottobre 78 con il collega senatore Quintus Corellius Rufus)
In questo modo egli raggiunse il rango di "vir consularis" e, con questo, la possibilità di aspirare ai più importanti comandi provinciali. Intanto venne cooptato nel collegio dei "septemviri epulonum" (il sacerdozio più importante dopo quello dei pontifices, degli augures, dei quindecemviri sacris faciundis), incaricati di celebrare annualmente una cerimonia sacrificale in forma di banchetto (epulum) in onore della triade capitolina, Giove, Giunone e Mierva.
Quindi Vettoniano resse la provincia di Dalmatia, che dopo essere stata dapprima una delle province senatorie, passò poi nel novero di quelle imperiali, sì che Lucius, già sotto Domiziano, la governò appunto col titolo di "legatus Augusti pro pretore".
Di nuovo fu "legatus Augusti pro pretore" nella provincia di Pannonia (anni 84-85) e quindi nella Mesia superiore: tutte nella zona danubiana, zona che imparò a conoscere assai bene, anche perchè nell’86 partecipò alla prima fase della guerra contro Decebalo. Ebbe grande successo, poichè in questo "bellum Dacicum" ottenne da Domiziano quelle ricompense al valore (dona militaria):
- quattro corone,
- quattro hastae purae (lance senza punta e intatte dal sangue),
- quattro vexilla.
Erano le decorazioni che spettavano a un combattente di rango consolare come lui, dato che vi era una gerarchia anche rispetto a queste insegne; a un vir praetorius, per esempio, delle ricompense suddette se ne davano non quattro, ma tre, e si scendeva a mano a mano fino alle collane e ai bracciali riservati agli uomini di truppa (armilae, torques).
Nell’iscrizione le parole "ab. Imp. Domitiano Aug. Germanico" furono scalpellate quando, dopo la morte di Domiziano, la sua memoria venne condannata dal senato (damnatio memoria).
Fu uomo valoroso, intelligente, intuitivo, onesto, veloce, di grande prontezza e spirito di iniziativa, doti che raccolse la stima praticamente di tutti, tanto che, cosa straordinaria, a 90 anni, ottenne il proconsolato della Provincia dell'Africa, il che dimostra quanto alla sua veneranda età fosse ancora attivo e straordinariamente lucido.
Sembra che sua figlia, Funisulana Vettulla, avesse sposato Gaius Tettius Africanus, prefetto dell'Egitto. Suo figlio dovrebbe essere stato Tito Pomponio Mamilianus Rufo Antistianus Funisulanus Vettonianus, console nell'anno 100. Morì nel 98. La tomba di Vettoniano era in via Latina.
EPIGRAFE
L (ucio) Funisulano [L (uci) f (ilio)] /
Ani (ensi) Vettoniano /
co (n) s (uli) proco (n) s (uli) provin [ciae] /
Africae VIIvir (o) /
epulonum [---] / leg (ato) [Aug (usti)] pro pr (aetore) [pro] vin (ciae) /
Delmat (iae)! item pro [vinc (iae) P] anno (niae) /
item provin [c (iae) Moesiae --- curatori] /
viae Aemiliae [--- leg (ato)] /
gamba (ionis) IIII Scythic (ae) [ ---] /
provincia [e ---]