AFFRESCO CHE ILLUSTRA UNA PORTA NELLA VILLA DI FANNIO SINISTORE - BOSCOREALE |
Con l’invenzione delle serrature di ferro, inoltre, i Romani erano finalmente in grado di avere una protezione efficace contro gli scassi. Le chiavi erano per la prima volta abbastanza piccole da essere introdotte in una tasca, appese al collo o agganciate al bracciale.
Ma i romani sono andati oltre, perchè hanno inventato anche i risalti delle serrature, che garantivano che solo la chiave con la forma corretta potesse spingere le levette giuste, facendo scattare il meccanismo di entrata.
La porta esterna è una cosa e quella interna è un'altra. I romani usavano anche le porte interne, ma raramente per le zone da giorno, mentre ne usavano per la zona notte. Questo indifferentemente dalla lussuosità delle case.
CALCO DI UNA PORTA DI ERCOLANO CARBONIZZATA |
CLASSICO ESEMPIO DI BATACCHIO ROMANO USATO ANCORA OGGI |
Per esempio dietro l'atrio, la stanza dove il dominus riceveva clienti e uomini d'affari, come separazione tra questo grande ingresso e la casa privata della famiglia di solito non si usavano le porte ma un pesante tendaggio.
Dell'atrium Vitruvio descrive alcune tipologie:
- Tuscanicum, il tipo più antico e più largamente diffuso in cui il peso del tetto è sorretto unicamente dalle travature orizzontali
- Tetrastylum, con una colonna a ciascuno dei quattro angoli dell'impluvium. Ne è un esempio la Casa delle Nozze d'Argento di Pompei.
- Corinthium, con un maggior numero di colonne e un'ampia apertura di luce.
I cubicoli invece avevano le loro porte e così i bagni, le terme e i magazzini.
LE PORTE ESTERNE O PORTONI (DI LEGNO)
I Romani erano bravissimi nelle porte esterne, essendosi Roma riempita di monumenti anche le loro porte dovevano essere all'altezza. Queste porte erano in legno massiccio borchiate e spesso dipinte, nonchè incorniciate a volte da pilastri e pure timpani di pietra.
"Nei depositi del padiglione della barca, negli scavi di Ercolano, sono conservati pregiati legni, reperti praticamente sconosciuti: sono arredi in legno, restaurati durante le esplorazioni condotte tra 1927 e 1958. Li ha visitati Renzo Piano, perché il mecenate californiano David Packard ha chiesto all’architetto di progettare un museo per esporli nell’area esterna del sito.
Una culla a dondolo, tavolini con piedi lavorati a zampa di leone o ispirati ad animali fantastici, un letto con paratie in legno tutte intarsiate, armadi, larari, e anche alcune statuette raffiguranti le divinità protettrici della casa, gli antenati. Questi reperti hanno incantato Packard fin dal 2001, quando iniziò la campagna di restauri e scavi, finanziando il progetto con 16 milioni di euro".
BOSCOREALE
Nella villa di Fannio Sinistore a Boscoreale viene illustrata una porta che risente di influssi etruschi nella forma con in cima la rappresentazione di una scena di caccia. Ancora sopra una specie di timpano da cui il barocco deve aver attinto parecchio.
La porta di casa di una domus era in genere costituita da un alto portone in legno a due battenti con grosse borchie in bronzo.
Al centro di ogni battente non era raro trovare raffigurata la testa in bronzo, di un lupo o di un leone che stringeva in bocca un grande anello da usare come batacchio.
Diciamo che tutto il mondo ha un po' copiato queste porte che sono ormai consuete fino ai primi del '900 italiano.
Questi portoni erano perlopiù a quattro riquadri, in genere con una rifinitura diversa tra i due riquadri superiori, che erano rettangolari come quelli inferiori ma più corti, e i due inferiori.
POMPEI
"Nuove scoperte del cantiere della Regio V, dove è visibile all’ingresso di una bottega “l’anima” della porta di legno “stampata” nella cenere indurita dell’eruzione.
PORTE ESTERNE DI BRONZO
Ma soprattutto i romani erano diventati i maestri delle porte in bronzo, materiale molto diffuso perché relativamente economico e facile da fondere in forme o motivi desiderati. Venivano realizzate soprattutto doppie porte in bronzo massiccio, di solito supportate da perni inseriti in prese nella soglia e nell’architrave.
Tra gli esempi che è ancora possibile ammirare, le porte di bronzo nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Roma, a due ante, ciascuna con due pannelli incorniciati. Bellissime molto antiche, visto che sono state sottratte al Tempio di Romolo, il mausoleo fatto costruire da Massenzio per il figlio Romolo morto precocemente.
Che dire delle porte del Pantheon, alte 7,3 metri, che sono simili nel disegno. Sono ancora quelle di Marco Agrippa, o almeno come suppongono molti, quelle volute dall'Imperatore Adriano, e comunque a tutt'oggi funzionano benissimo.
Il Pantheon è il monumento meglio conservato dell'antica Roma, miracolosamente risparmiato soprattutto perchè la sua demolizione era oltremodo difficile, con muri spessissimi e colonne gigantesche, per cui il Papa decise di inserirvi una chiesa cristiana limitandosi a cambiarlo all'interno nelle decorazioni e gli altari laterali, lasciando inalterato il pavimento e le grandi porte di bronzo.
Altre due porte in bronzo di epoca romana si trovano nella Basilica Lateranense, e appartengono alle Terme di Caracalla. Sono anch'esse bronzee e bellissime. Sono un po' sullo stesso stile delle porte di S. Cosma e Damiano.
Ambedue sono arricchite di borchie che un tempo venivano dorate, pertanto restavano lucide anche quando il bronzo delle porte si anneriva. Naturalmente la doratura è svanita ma le porte troneggiano ancora miracolosamente intatte, mentre tutte le altre sono state fuse. Fa parte insomma dei tanti materiali di spoglio utilizzati dai principi della chiesa per edificare i loro palazzi e le loro chiese.
I Romani erano bravissimi nelle porte esterne, essendosi Roma riempita di monumenti anche le loro porte dovevano essere all'altezza. Queste porte erano in legno massiccio borchiate e spesso dipinte, nonchè incorniciate a volte da pilastri e pure timpani di pietra.
ERCOLANO
PORTA CARBONIZZATA MA INTATTA DI ERCOLANO |
Una culla a dondolo, tavolini con piedi lavorati a zampa di leone o ispirati ad animali fantastici, un letto con paratie in legno tutte intarsiate, armadi, larari, e anche alcune statuette raffiguranti le divinità protettrici della casa, gli antenati. Questi reperti hanno incantato Packard fin dal 2001, quando iniziò la campagna di restauri e scavi, finanziando il progetto con 16 milioni di euro".
Tra i vari reperti questa magnifica porta di legno, carbonizzata ma perfettamente conservata, a quattro ante completamente o parzialmente apribili, come ancora se ne vedono a Roma in certi antichi negozi della zona di Campo De' Fiori. In realtà non è proprio una porta ma si tratta degli sportelli di un mobiletto, ma li abbiamo riportati perchè sono identici alle porte di Pompei, è solo una questione di dimensioni.
BOSCOREALE
BOSCOREALE |
La porta di casa di una domus era in genere costituita da un alto portone in legno a due battenti con grosse borchie in bronzo.
Al centro di ogni battente non era raro trovare raffigurata la testa in bronzo, di un lupo o di un leone che stringeva in bocca un grande anello da usare come batacchio.
Diciamo che tutto il mondo ha un po' copiato queste porte che sono ormai consuete fino ai primi del '900 italiano.
Questi portoni erano perlopiù a quattro riquadri, in genere con una rifinitura diversa tra i due riquadri superiori, che erano rettangolari come quelli inferiori ma più corti, e i due inferiori.
LA PORTA STAMPATA NELLA CENERE |
POMPEI
"Nuove scoperte del cantiere della Regio V, dove è visibile all’ingresso di una bottega “l’anima” della porta di legno “stampata” nella cenere indurita dell’eruzione.
Un miracolo della chimica ha fatto viaggiare l’immagine di quella porta nel tempo, mutandone la consistenza organica perché la cenere e i detriti vulcanici della corrente piroclastica si sono induriti, assumendo le forme del materiale organico della porta preesistente."
In questo modo la decomposizione del legno ha lasciato intatto il suo profilo, visibile sul materiale indurito che lo circonda. Insomma il legno si è bruciato ma polvere e detriti vulcanici ne hanno assunto l'aspetto originario immortalandola nei secoli.
PORTA DEL TEMPIO DI ROMOLO SULLA BASILICA DI S. COSMA E DAMIANO |
PORTE ESTERNE DI BRONZO
Ma soprattutto i romani erano diventati i maestri delle porte in bronzo, materiale molto diffuso perché relativamente economico e facile da fondere in forme o motivi desiderati. Venivano realizzate soprattutto doppie porte in bronzo massiccio, di solito supportate da perni inseriti in prese nella soglia e nell’architrave.
Tra gli esempi che è ancora possibile ammirare, le porte di bronzo nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Roma, a due ante, ciascuna con due pannelli incorniciati. Bellissime molto antiche, visto che sono state sottratte al Tempio di Romolo, il mausoleo fatto costruire da Massenzio per il figlio Romolo morto precocemente.
Che dire delle porte del Pantheon, alte 7,3 metri, che sono simili nel disegno. Sono ancora quelle di Marco Agrippa, o almeno come suppongono molti, quelle volute dall'Imperatore Adriano, e comunque a tutt'oggi funzionano benissimo.
LE PORTE DEL PANTHEON |
Altre due porte in bronzo di epoca romana si trovano nella Basilica Lateranense, e appartengono alle Terme di Caracalla. Sono anch'esse bronzee e bellissime. Sono un po' sullo stesso stile delle porte di S. Cosma e Damiano.
Ambedue sono arricchite di borchie che un tempo venivano dorate, pertanto restavano lucide anche quando il bronzo delle porte si anneriva. Naturalmente la doratura è svanita ma le porte troneggiano ancora miracolosamente intatte, mentre tutte le altre sono state fuse. Fa parte insomma dei tanti materiali di spoglio utilizzati dai principi della chiesa per edificare i loro palazzi e le loro chiese.
LE PORTE DELLE TERME DI CARACALLA OGGI PORTE DI S. GIOVANNI |
LE PORTE INTERNE
Le porte interne come già detto non erano in ogni stanza, o se c'erano erano piuttosto leggere, con graticci che permettessero di vedere dall'altra parte e di lasciar passare l'aria. Bisogna tener conto di diversi fattori:
- che, a quanto sembra, la temperatura all'epoca degli antichi romani era più calda di oggi, lo dimostrerebbero le case con il cortile interno e le finestre piuttosto piccole e rade all'esterno;
- che era più facile controllare l'operato degli schiavi senza porte chiuse;
- che era praticamente impossibile riscaldare solo con i bracieri stanze così grandi e con soffitti altissimi, per cui le porte non servivano a contenere il calore;
- che le porte erano più che altro decorative, a parte quella di casa, cioè le fauces, perchè i ladri abbondavano.
DOMUS DEL TRAMEZZO DI LEGNO
Una porta particolare è quella della domus sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.c. e riportata alla luce grazie alle campagne di scavo, che è detta la "Domus del tramezzo di legno" che è appunto caratterizzata al suo interno da un tramezzo, una sorta di porta pieghevole in legno carbonizzato, che costituisce una sorta di paravento, perfettamente conservato e messo sotto vetro tale e quale venne ritrovato ad Ercolano.
Nel lato est dell'atrio si trova il tablino: i due ambienti sono divisi per mezzo di un tramezzo, ossia una sorta di porta pieghevole, alta quanto un uomo, realizzata completamente in legno, carbonizzato in seguito all'eruzione, con battenti sagomati e grossi anelli in bronzo sui quale venivano poggiate delle lampade.
AFFRESCO CASA DI SALLUSTIO - POMPEI |
DOMUS DI SALLUSTIO - POMPEI
Dagli affreschi della Domus di Sallustio possiamo comprendere come potessero essere le porte interne delle case, ovviamente qui parliamo di ville di pregio. Qui sopra ne sono riportate due identiche in legno decorate con borchie di bronzo, a scopo puramente ornamentale.
Le porte sono a tre riquadri uguali ma in alto presentano una specie di graticcio, con i caratteristici disegni ad asterisco, in modo che l'aria circolasse negli ambienti senza che nessuno potesse scorgere alcunché nella stanza. Qui le porte sono lasciate a colore naturale.
VILLA DI POPPEA - OPLONTIS
La villa di Poppea ad Oplontis (oggi Torre Annunziata) venne rinvenuta a circa dieci metri sotto il livello del terreno moderno. Sembra che fosse di proprietà dell'imperatore Nerone, e si crede che sia stata usata dalla sua seconda moglie, Poppaea Sabina, come sua residenza principale quando non era a Roma.
IL CANCELLO DEL GIARDINO
VILLA DI POPPEA - OPLONTIS
Qui siamo ad Oplontis, nella bellissima Villa di Poppea, dove in un complesso affresco compaiono due porte in legno identiche. Qui sopra riportiamo la porta da interno ingrandita e sotto l'affresco perfettamente ricostruito.
Le porte sono tinte di giallo e di rosso scuro. Nella parte superiore la porta è protetta da una tettoia con due palombelle laterali terminanti nell'immagine di due draghi. Delle borchie di bronzo di due dimensioni ornano il legno, quelle più grandi sottolineano le due inquadrature del legno, quelle minute costellano ambedue i riquadri.
Nella parte superiore le porte hanno in ciascun battente una pittura raffigurante un genio ciascuno, ambedue alati e di ottima fattura, con la veste di velo svolazzante, con i piedi volti all'esterno della porta, ma con i visi rivolti verso l'interno.
Le porte sono tinte di giallo e di rosso scuro. Nella parte superiore la porta è protetta da una tettoia con due palombelle laterali terminanti nell'immagine di due draghi. Delle borchie di bronzo di due dimensioni ornano il legno, quelle più grandi sottolineano le due inquadrature del legno, quelle minute costellano ambedue i riquadri.
Nella parte superiore le porte hanno in ciascun battente una pittura raffigurante un genio ciascuno, ambedue alati e di ottima fattura, con la veste di velo svolazzante, con i piedi volti all'esterno della porta, ma con i visi rivolti verso l'interno.
La villa di Poppea ad Oplontis (oggi Torre Annunziata) venne rinvenuta a circa dieci metri sotto il livello del terreno moderno. Sembra che fosse di proprietà dell'imperatore Nerone, e si crede che sia stata usata dalla sua seconda moglie, Poppaea Sabina, come sua residenza principale quando non era a Roma.
VILLA DI POPPEA - OPLONTIS |
IL CANCELLO DEL GIARDINO
Nella villa della moglie di Nerone ad Oplontis risalta un affresco che riproduce un cancello da giardino, in bronzo e appoggiato a due colonne, sormontate da due grifi dorati. Nella parte superiore sopra al cancello si leva un architrave con due piedritti a cui sono poggiati i pilastri dipinti di rosso.
L'architrave, elevato a punta nel centro, accoglie l'immagine di una Nike con volute su fondo rosso, da cui sporge leggermente una tettoia sotto a cui corre una cornice di draghetti e serpentelli. Al centro dell'architrave c'è un osciluum dorato e sopra al cancello pieno ci sono delle leggere volute bronzee.
Il cancello a due battenti suddivisi ciascuno in due riquadri sotto e quattro sopra, sono ornati da quattro teste di leone.
I CALCHI DELLE PORTE
L'architrave, elevato a punta nel centro, accoglie l'immagine di una Nike con volute su fondo rosso, da cui sporge leggermente una tettoia sotto a cui corre una cornice di draghetti e serpentelli. Al centro dell'architrave c'è un osciluum dorato e sopra al cancello pieno ci sono delle leggere volute bronzee.
Il cancello a due battenti suddivisi ciascuno in due riquadri sotto e quattro sopra, sono ornati da quattro teste di leone.
PORTA A CALCO DELLA VILLA DI POPPEA |
I CALCHI DELLE PORTE
Come i corpi degli umani, tutto ciò che è organico viene bruciato e distrutto dalla lava, e così avvenne a Pompei. Però nello stesso modo in cui è stato iniettato gesso liquido nei vuoti ottenuti dalla combustione dei corpi umani e animali, altrettanto è avvenuto per il legno che ugualmente è materiale organico.
Pertanto ogni volta che negli scavi vien incontrato un vuoto si ricerca la natura del vuoto e una volta definita si riempie quel vuoto che talvolta rappresenta una porta esterna o interna della casa. A Oplontis ne sono state reperite in tal modo più di una.
"I corpi dei pompeiani sono calchi in gesso. La cenere, molto fitta, si solidificò, avvolgendo i corpi. All’interno la carne, formata da molta acqua e da tessuti molli, sparì formando una cavità. Le parti non ossee si consumarono, lasciando una cavità, ma lo scheletro ha resistito in sospensione, sorretto alle estremità dalla cenere che era diventata molto compatta."
Altrettanto è avvenuto per le porte di legno dove serrature bandelle e chiavistelli hanno fatto tutt'uno con la cenere e i lapilli. Pertanto oggi sappiamo che le porte nelle ville c'erano, e a volte erano splendide, dipinte e adornate in modo mirabile.
Pertanto ogni volta che negli scavi vien incontrato un vuoto si ricerca la natura del vuoto e una volta definita si riempie quel vuoto che talvolta rappresenta una porta esterna o interna della casa. A Oplontis ne sono state reperite in tal modo più di una.
VARI CALCHI DI PORTE DISTRUTTE DALLA LAVA DELLA VILLA DI POPPEA |
Altrettanto è avvenuto per le porte di legno dove serrature bandelle e chiavistelli hanno fatto tutt'uno con la cenere e i lapilli. Pertanto oggi sappiamo che le porte nelle ville c'erano, e a volte erano splendide, dipinte e adornate in modo mirabile.