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CLELIA

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FUGA DI CLELIA - F. WOUTERS

IL CONTESTO STORICO

Nel 509 a.c. la monarchia etrusca fu rovesciata e Roma (ancora agli albori tanto che occupava un suolo che si estendeva per poco più di 15 miglia dalla città), ormai indipendente dal potere etrusco, si dette un governo repubblicano, un pò sul modello ateniese. Il re deposto, Tarquinio il Superbo, la cui famiglia era originaria di Tarquinia, in Etruria, chiese ed ottenne il sostegno delle città di Veio e Tarquinia.

Gli eserciti delle due città guidati da Tarquinio si scontrarono con l'esercito romano guidato dai due consoli Publio Valerio Publicola e Giunio Bruto, e l'ultimo giorno del mese di febbraio fu combattuta la sanguinosa battaglia della Selva Arsia, durante la quale perirono moltissimi uomini
da una parte e dall'altra, tra cui anche il console Bruto.
 
CLELIA - PROMPTUARII ICONUM
INSIGNORUM - XVI sec.
Lo scontro fu interrotto da una violenta ed improvvisa tempesta, senza un esito definitivo, tanti erano i morti che giacevano sul campo di battaglia. Ambedue le parti reclamavano la vittoria, finché nel cuore della notte una voce affermò che i Romani avevano vinto, poiché gli Etruschi avevano perso un uomo in più.

«....Numeratisi poscia i cadaveri, trovati furono undicimila e trecento quelli dei nemici, ed altrettanti, meno uno, quei dei Romani»

(Plutarco, La vita di Publicola)

Tuttavia il conflitto non ebbe termine perchè Lars Porsenna pose Roma sotto assedio. Porsenna era un lucumone etrusco della città di Chiusi (ager clusinum), che sia Plinio il Vecchio, che Dionigi di Alicarnasso e Floro definiscono re d'Etruria, forse in riferimento ad un suo possibile ruolo di capo militare della dodecapoli etrusca.


CLELIA

Narra Tito Livio che Porsenna, lucumone etrusco di Chiusi e dominatore di altre città etrusche come la vicina Orvieto, tanto da divenirne "re", si era alleato con i Tarquini e nel 507 a.c. (Consoli romani: Publio Valerio Publicola e Marco Orazio Pulvillo) assediò Roma, che sfinita dalla mancanza di rifornimenti, infine si arrese.

Come parte del trattato di pace che pose fine alla guerra tra Roma e Clusio, Lars Porsenna ottenne molti ostaggi, tra cui la giovane Clelia, della gens patrizia Cloelia, originariamente Cluiliauna gens molto importante durante il periodo repubblicano. E' ovvio che tutti gli ostaggi erano patrizi anche perchè se fossero stati plebei non avrebbero avuto valore.

DENARIO DI T. CLELIO - 128 a.c.
Questa fanciulla tuttavia, che non si rassegnava ad essere prigioniera del nemico, tanto si adoperò che, come narra lo scrittore e storico Valero Massimo nel suo "Facta et dicta memorabilia ", riuscì a catturare dei cavalli e con alcune compagne fuggì dal campo etrusco, cavalcò fino al Tevere e si gettò nel fiume raggiungendo a nuoto l'altra riva.

Secondo una versione Clelia rimase poi sulle sponde del fiume per sorvegliare le ragazze in fuga e fu qui che una sentinella nemica trovò la ragazza e la riconsegnò a Porsenna.

Secondo la versione riportata da Tito Livio ed Aurelio Vittore, Clelia riuscì invece a rientrare a Roma ma Porsenna chiese che fosse restituita, e i Romani acconsentirono. Clelia fu dunque riconsegnata a Porsenna da sola per pegno di pace (o assieme ad altri giovani, secondo Livio).

Al suo ritorno, comunque, Porsenna si dimostrò molto impressionato dal suo coraggio, tanto da liberarla con le sue compagne. Secondo un'altra versione le permise di scegliere la metà degli ostaggi rimanenti da liberare e Clelia scelse i giovani ragazzi romani, in modo che potessero continuare la guerra.

I romani, a pace conclusa, comunque dettero a Cloelia un onore solitamente riservato ai soli eroi maschili: una statua equestre, situata in cima alla Via Sacra. Una statua così equivaleva ad un trionfo e se è vero che alcuni episodi narrati potevano essere inventati per nascondere l'onta della sconfitta (a cui i romani non erano abituati), la statua dedicata alla fanciulla, ricordata da diverse fonti doveva essere necessariamente vera come l'episodio che l'aveva ispirata.

Comunque i romani fecero pagare cara questa sconfitta, conquistando e occupando una per una tutte le città etrusche.

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