MINERVA - ATENA ILIAS |
Successivamente, distrutto il tempio a partire dalla fine del V sec. d.c., il colle vide prender forma la straordinaria basilica a pianta centrale dedicata inizialmente ai Santi Medici Cosma e Damiano e solo in età longobarda a S. Leucio.
Sia il tempio che la successiva basilica erano ubicati in posizione esterna e dominante rispetto alla città antica, visivamente e simbolicamente contrapposti all’altura dell’acropoli di Canusium, ritenuta verosimilmente ubicata sulla collina ove oggi sono presenti i resti del castello medievale."
"Il sito, segnalato per la prima volta nel 1925, è stato ed è un cantiere aperto: numerose sia le ricerche archeologiche che i restauri susseguitisi nel corso del ‘900. Recenti le campagne di scavo a cura della “Sapienza – Università di Roma” culminate nel luglio del 2008 con l’allestimento dell’annesso Antiquarium, e i lavori di restauro dei mosaici pavimentali.
La frequentazione dell’area è attestata anche nel periodo repubblicano e in età imperiale. Dopo il suo abbandono in età tardoantica il tempio viene abbattuto e i materiali vengono reimpiegati nella costruzione in loco, tra V e VI sec. d.c., di una basilica paleocristiana che riutilizza il podio come fondazione."
Sia il tempio che la successiva basilica erano ubicati in posizione esterna e dominante rispetto alla città antica, visivamente e simbolicamente contrapposti all’altura dell’acropoli di Canusium, ritenuta verosimilmente ubicata sulla collina ove oggi sono presenti i resti del castello medievale."
MINERVA ILIA |
Infatti, tra eleganti colonne in marmo sormontate da capitelli ionici e da pulvini bizantini, sono presenti lacerti musivi policromi e di pregiatissima fattura, quale lo splendido “mosaico del pavone” collocato nell’esedra occidentale della basilica paleocristiana. Tra gli elementi superstiti del tempio è il capitello corinzio con protome femminile (Giunone?), i rocchi di numerose colonne scanalate, i piedi di un gigantesco telamone.
FU ENEA IL FONDATORE DEL TEMPIO
E' attestato da una dedica su un cippo di terracotta posto su un'altura subito fuori Lavinio dove, a oriente di essa, era un'area terrazzata con tempio e pozzi, nonchè alcune antefisse a testa di Iuno Sospita e Sileno.
Il tutto risalirebbe al V sec. a.c., ma alcuni dati la fanno retrodatare fino al VII sec. a.c.
Altri oggetti di culto risalgono al VI e il III sec. a.c., riguardanti statue della Dea e di offerenti, quasi tutti femminili, ex voto anatomici, incensieri, bronzetti, pesi da telaio, statuine di bimbi in fasce e di madri.
Minerva Ilia era guaritrice, ma pure addetta alle nascite e alla crescita dei bimbi, nonchè Dea delle opere femminili (il telaio per la tessitura).
Dall’inizio del III sec. a.c. si rileva un declino della città e dei santuari extraurbani, che rifiorisce in parte in età imperiale.
Dall’inizio del III sec. a.c. si rileva un declino della città e dei santuari extraurbani, che rifiorisce in parte in età imperiale.
ATENA - ILIA ROMANA
E non poteva mancare Atena Ilia, o Minerva Ilia per romanizzarla un po', quella Dea che insieme a Marte proteggeva e rendeva invincibile il popolo romano, che tante guerre e tanti popoli vinse, da diventare la governatrice e Dea di tutto il mondo conosciuto.
IL FANTASMA DI TROIA FRA LE ROVINE DI LAGARIA
A Timpone della Motta ci sono vari elementi in grado di evocare, in modo sorprendente, il fantasma della città di Troia.
A cominciare dalla stessa tipologia della dea qui venerata, che – spiega la Maaskant in un’intervista – è quella dell’Athena Ilias, ossia l’Athena troiana: la vediamo talora raffigurata in statuine di terracotta seduta con il peplo raccolto in grembo, descritta da Strabone e Licòfrone quale effige cara ad Ecuba, moglie di Priamo, re di Troia.
ATENA ILIA IN TRONO FRANCAVILLA - VII SEC. A.C. |
"Inoltre– aggiunge la studiosa – frammenti di pinakes provenienti dal Timpone della Motta ma poi finiti al Getty Museum di Los Angeles, mostrano carri da guerra in corteo e sono decorati con fregi troiani."
Senza trascurare la presenza di toponimi significativi come Dardano dato a uno dei calanchi che solcano il Timpone della Motta e coincidente col nome del leggendario fondatore di Troia. Quello per Atena sarebbe stato dunque un culto che, sia pure nella diversità di espressione, accomunava troiani e greci, e che insieme ad altri elementi sembra suggerire l’idea che in Calabria gli acerrimi nemici narrati da Omero siano riusciti addirittura a convivere.
“E probabile, – osserva la Maaskant – ma siamo sempre nel campo di un’ipotesi, suggestiva di certo, ma che necessita di essere approfondita.” Un’ipotesi dunque cautamente formula dalla studiosa, secondo la quale “oltre la scienza c’è l’immaginazione, l’istinto più che la razionalità, elementi in base ai quali può dirsi che profughi della guerra troiana potrebbero essersi integrati con gli Enotri.”
ATHENA TROIANA O ACHEA?
Ora ci si può chiedere come mai i romani, discendenti dai troiani, o almeno così credevano (è non è da escludere) venerassero una Atena Ilia che però aveva parteggiato per gli achei e non per i troiani.
Fu infatti Atena a suggerire all'astuto Ulisse di fabbricare una grande cavallo di legno che non passasse per le Porte Scee della città, e di nascondervi nel ventre i migliori combattenti Achei.
Fu proprio grazie a questo stratagemma che gli Achei poterono entrare in città ed espugnarla, cosa con possibile a porte chiuse.
Ma Atena, facendo fuggire i troiani da Ilio, fece fuggire anche Enea, il progenitore del fondatore di Roma. Insomma se Atena Minerva aveva sacrificato Ilio, l'aveva fatto per assicurare la fondazione di una città molto più importante e gloriosa di lei.
Se Ilio era grande Roma era immensa e le sue radici troiane non potevano che rendere fieri i suoi abitanti, abituati alla guerra in cui erano abili come pochi, anzi come nessun altro popolo. Ciò spiega la gratitudine del popolo romano per la Minerva Ilia, colei che in fondo li aveva condotti, o almeno aveva condotti i loro progenitori fino suolo Laziale infine a Roma stessa.