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HORTI VOLUSIANI

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"In XII tabulis legum nostrarum nusquam nominatur villa, sempre in signicatione ea hortus, in horti vero heredium" (heredium era l'appezzamento di due iugeri di terreno assegnato, secondo la tradizione, da Romolo a ciascuno dei compagni all’atto della fondazione di Roma)
"Nelle XII tavole della legge nostra non si nominò mai una villa se non in significato del suo Hortus, perchè negli Horti ritroviamo la nostra terra d'origine."

TERMINVS POSI[ ]VS EX CONVENT[ ] FEROCIS LICINIANI ET AITHALIS AVG L[ ]B INTER HORTOS MARSIANOS QV[ ] PO[ ]SIDET AITHALIS AV [ ]IB ET HORTO[ ] 
VO[ ]VSIANOS QVOS POSSIDET FEROX LICINIANVS

TERMINVS POSITVS EX CONVENTIO FEROCIS LICINIANI ET AITHALIS AVG LIB 
INTER HORTOS MARSIANOS QVOS POSSIDET AITHALIS AVG LIB ET HORTOS VOLVSIANOS QVOS POSSIDET FEROX LICINIANVS

Gli Horti Volusiani sono noti solo da questa iscrizione ora in possesso dell'American Academy in Rome, che era incisa in un cippo, una pietra di confine tra essi e gli Horti Marsiani che appartenevano ad una tale Aithalis Aug(usti) lib(erta); vedi AJP 1927, 27 , 28.

Evidentemente trattavasi di una schiava non solo liberata dagli augusti (Ottaviano o Livia) ma fatta oggetto di una donazione di un appezzamento di terra (horti).  

Da tale iscrizione, che presenta alcune lacune che con un po' d'ingegno sono state ricostruite, come si vede nella seconda dicitura, apprendiamo che codesti Horti Volusiani appartenevano a un Ferox Licinianus; questi potrebbe essere identificato con (Cn. Pompeo) Ferox Licinianus ( Pros. III. 66. 461), che a sua volta può essere il Pompeo menzionato come uno dei cortigiani di Domiziano che fu invitato al famoso conclave sul grande pesce ( Juv. Iv. 109 sqq.)

La storia racconta che Domiziano convocò d'urgenza alcuni senatori del Consiglio dell'Impero, cui riferì d'aver ricevuto in dono un enorme rombo, ma non sapeva come cucinare un rombo così grande senza una padella adatta a contenerlo. Vinse l'opinione del noto gastronomo Montano, che proclamò il rombo tanto maestoso da meritare la costruzione di un apposito tegame.

Ferox può però derivare da Feronia, un centro abitativo presso il Lucus Feroniae dove i Volusiani possedevano una villa, sul pianoro che da Civitella San Paolo si estende verso sud. La residenza, raggiungibile dalla via Tiberina tramite una strada basolata, era dotata di una pars urbana e di una pars rustica per produzione di vino.
 
Ma per altri potrebbe essere il 'Licinus' menzionato da Sidonio Apollinare ( Ep. V. 7 ), l'iscrizione sarebbe appartenuta al periodo circa 80-120 d.c., ed è, inoltre, possibile che CIL vi. 9973 si riferisca a questi hor(ti), e non agli hor(rea) Volusiana ( AJP 1927, 27 , 28). D'altra parte un "vestiarius"è più appropriato a quest'ultimo, e ib. 7289 sembra certamente implicare l'esistenza di un simile horreum.

L. VOLUSIO SATURNINO
Della gens Volusia si conosce Lucio Volusio Saturnino (console suffectus 12 a.c.), figlio di Quinto Volusio, nato nel 60 a.c. e morto nel 20 d.c. Ebbe come figli: Lucio Volusio, Saturnino, Volusia e Saturnina. 

Si sa di una ritratto del cosiddetto larario del villaggio della gens Volusia che possedeva una villa nella periferia settentrionale del Lucus Feroniae. La testa, forse legata a una statua, è di marmo bianco, probabilmente il ritratto di una delle due mogli di Lucio Volusio Qf Saturnino o di sua nuora Cornelia, moglie di suo figlio Lucio (3 d.c.).

I Volusii, secondo Tacito, erano un'antica e illustre famiglia senatoriale che non si elevò mai sopra la pretura fino a quando il nonno di Saturno, Lucio Volusio Saturnino, ottenne tale distinzione. Il padre di Saturnino, chiamato anche Lucio Volusio Saturnino, svolse l'ufficio con tale abilità e simpatia che alla sua morte ricevette un funerale di stato sotto l'imperatore Nerone e Cornelia Lentula. Saturno aveva un fratello maggiore, Lucio Volusio Saturnino, e una sorella, Volusia Cornelia.

Volusia Cornelia era una donna ricca e distinta della classe senatoria. Possedeva una lussuosa villa privata a Nemi, il precedente possedimento dell'imperatore Caligola. In un'area della villa, Volusia restaurò un teatro, utilizzato per intrattenere gli ospiti della villa, come i familiari, gli amici che condividevano una vacanza, i vicini proprietari di villa e notabili invitati a cena. Un ramo della famiglia Volusii aveva un praedium nella zona di Nemi e fu rinvenuta anche una fistola recante il nome di Volusia.

Alcuni studiosi pensano che gli Horti Volusiani fossero l'antico nome delle terre che accolsero anticamente il ninfeo sull'Esquilino, chiamato tempio di Minerva Medica. Anche se la tendenza è di attribuire il cosiddetto tempio agli Horti Liciniani, è possibile quello che alcuni studiosi affermano, e cioè che antecedentemente fossero appartenuti alla famiglia Volusia, costituendo così gli Horti Volusiani.


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