"Nel giorno tredici delle Calende Sestili celebravansi i giuochi della Vittoria di Cesare de quali fa commemorazione Svetonio in Augusto e Dione"
(Gianfrancesco Pivati - Nuovo dizionario scientifico e curioso sacro-profano - 1751)
I LUDI DI CESARE
La celebrazione fu immensamente popolare si che i giochi vennero replicati l'anno successivo, e sicuramente sarebbero divenuto un appuntamento fisso sul calendario romano. Gli ultimi 4 giorni, degli 11 della durata totale di questi ludi, erano destinati alle gare nel Circo.
Per consentire ai romani di partecipare in massa Cesare dovette costruire un anfiteatro provvisorio nel foro di Cesare eseguito in legno, dove faceva svolgere le cacce e i combattimenti fra i gladiatori.
I LUDI DI AUGUSTO
Successivamente i ludi Victoriae Caesaris divennero stabili e si svolsero nell'arco di dieci giorni, dal 20 al 30 luglio, tanto che venne nominato un apposito collegio che si doveva occupare della loro organizzazione. Quando il collegio venne meno all'incarico assunto vi provvide lo stesso Augusto pro collegio e nel 32 d.c. i giochi furono presieduti dai consoli.
AUGUSTO LAUREATO |
Allora l'erede di Cesare, Ottaviano, con l'intenzione di superarlo organizzò ancora più in grande e a sue spese i Ludi Victoriae Caesaris, "giochi in onore della vittoria di Cesare", che si svolsero dal 20 al 28 Luglio in concomitanza con una festa in onore di Venere Genitrice, divinità protettrice e matriarca divina della sua gens.
Nei giorni ancora successivi iniziavano le gare più avvincenti degli adulti: prima nella corsa, poi nella lotta, nel pugilato e nel pancrazio (un combattimento molto duro misto di lotta e pugilato piuttosto pericolosa ma che infiammava molto gli animi).
Fu durante questi ludi, che servivano anche da giochi funebri, che venne notoriamente avvistata una cometa, apparsa ad "annunciare" il nuovo status divino di Cesare (che venne in effetti divinizzato da Ottaviano), e che restò chiaramente visibile per una intera settimana. In seguito Augusto istituì i nuovi ludi all'interno del suo programma di riforma religiosa, corredati di pubblici spettacoli e intrattenimenti, instaurando così il culto imperiale.
Anche i Fasti Amiternini, spesso imprecisi, citano al 20 luglio i «ludi Victoriae Caesaris», celebrati ogni anno a Roma dal 20 al 30 dello stesso mese. Caius Matius fa riferimento ai giochi di Ottaviano celebrati in onore della vittoria di Cesare (ludos quos Caesaris victoriae Caesar adulescens fecit cura), e pure Svetonio (10.1.1), secondo cui Ottaviano, ancora adolescente, presentò i ludos victoriae Caesaris quando quelli designati a farlo non osavano (Dio 45.6.4).
LA PROCESSIONE
La descrizione più esaustiva su tale processione è fornita dalle Antiquitates Romanae di Dionigi di Alicarnasso, basato sulla testimonianza di Fabio Pittore.
La cerimonia seguiva il seguente ordine:
- Il corteo circense veniva aperto dal magistrato ordinatore dei giochi, in questo caso Augusto coi littori e col suo seguito;
- avanzava quindi il corteo della gioventù romana tutta paludata in candide toghe, e il popolo plaudeva perché erano o sarebbero diventati i difensori di Roma; la palestra preparava all'addestramento militare e a Roma tutti i giovinetti stavano in palestra;
- poi seguiva il corteo degli atleti in clamidi succinte, belli come numi;
- quindi seguiva quello dei ludiones (che gareggiavano nelle corse dei cavalli o dei carri o come gladiatori) e la folla andava in visibilio urlando i nomi più famosi;
- seguivano a tempo di musica i danzatori travestiti da Sileni.
A questo punto comparivano le statue delle divinità e i loro simboli, trasportati su mezzi differenti, in genere da tensae (carri a due ruote) e ferculae (lettighe portate a spalla), tra le invocazioni del popolo, e questa era la parte più importante, cioè il fine della festa, in quanto ci si ingraziava le divinità facendo loro assistere ai Ludi Victoriae Caesaris. Vigeva il concetto per cui se gli Dei si divertivano diventavano più benevoli verso il popolo romano.
- Una volta giunta al circo, la processione veniva chiusa da un sacrificio compiuto dai magistrati e dai sacerdoti ai quali competeva.
- si deponevano le statue degli Dei con fiori e ghirlande sull'apposita tribuna a loro destinata (non era mai una sola divinità impegnata nei ludi, visto la dispendiosità enorme dei ludi si approfittava per coinvolgere più divinità), tra preghiere e canti. Non sappiamo se sedute o semi coricate come nei banchetti, ma si presuppone fossero: di legno, sedute, dipinte, vestite e ingioiellate.
- seguiva quindi il giuramento di rito degli atleti sul loro onesto comportamento nelle gare e sulla fedeltà a Roma (non poteva mai mancare).
A questo punto, tra squilli di tromba iniziavano le gare, che si svolgevano però i giorni seguenti, iniziando da quelle dei fanciulli, prima nella corsa, poi nella lotta e quindi nel pugilato.
Nei giorni ancora successivi iniziavano le gare più avvincenti degli adulti: prima nella corsa, poi nella lotta, nel pugilato e nel pancrazio (un combattimento molto duro misto di lotta e pugilato piuttosto pericolosa ma che infiammava molto gli animi).
IL CESAREUM
Terminate queste gare, si ricreava la processione a cui partecipavano tutti gli atleti, i sacerdoti e i cittadini che si incamminavano verso il Caesareum, (o Aedes Divum, cioè Tempio dei Divi Cesari), uno dei templi minori del Santuario degli Arvali, dedicato al culto del divo Cesare, e poi dei seguenti imperatori divinizzati, dove veniva compiuta la cerimonia e il sacrificio in loro onore.
Terminato il complesso rituale, il giorno seguente si tornava al circo dove iniziavano le gare musicali, poetiche e drammatiche, aperta anche ai giovanissimi, con premi consistenti in corone e somme di denaro.
A queste seguivano nei giorni successivi le gare di pentathlon: salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, corsa di uno stadio e infine la lotta.
Negli ultimi giorni iniziavano gli spettacoli più attesi: le corse dei cavalli e/o i ludi gladiatori. Per seguirli la gente si appostava alle porte del circo aspettando l'apertura e partendo all'assalto. Fioccavano le scommesse, si affittavano cuscini e si vendevano a valanga bevande, lupini, dolci, frutta secca e focacce varie.
Al termine di queste ultime gare tornavano i sacerdoti che con un'ultima cerimonia si riprendevano gli Dei e li facevano riportare nei loro templi seguiti da canti e preghiere.