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SERVIO CORNELIO MALUGINENSE - S. CORNELIUS MALUGINENSIS

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GENS CORNELIA

Nome: Servius Cornelius Maluginensis
Nascita:
Morte: -
Gens: Cornelia
Professione: Politico e militare
Consolati: 386 a.C., 384 a.C., 382 a.C., 380 a.C., 376 a.C., 370 a.C., 368 a.C.


Ovvero Servius Cornelius Maluginensis (Roma, ... – ...), del ramo Cosso, (Cosso = tarlo) una specie di tarlo, a causa della tenacia e della insistenza di cui era capace il capostipite della sua gens. Fu comunque un notevole politico e militare  romano del V sec. a.c.

Servio Cornelio fu il più antico rappresentante del ramo Maluginense della nobile gens Cornelia, una delle più antiche e conosciute gens patrizie dell'antica Roma, i cui membri più famosi, tutti del periodo repubblicano, furono:
  • Servius Cornelius Cossus Maluginensis, console nel 485 ac. e poi flamen quirinalis. 
  • Lucius Cornelius Servius Maluginensis, console nel 459 ac. 
  • Marcus Cornelius Servius Maluginensis, membro del II decemvirato nel 450 ac. 
  • Marcus Cornelius Maluginensis, console nel 436 ac. 
  • Publius Cornelius Maluginensis, tribunus militum consulari potestate nel 404 ac. 
  • Publius Cornelius Maluginensis, tribunus militum consulari potestate nel 397 e 390, magister equitum nel 396 ac. 
  • Publius Cornelius Maluginensis Cossus, tribunus militum consulari potestate nel 395, console nel 393 ac. 
  • Marcus Cornelius P. f. P. n. Maluginensis, censore nel 393 ac. 
  • Servius Cornelius P. f. M. n. Maluginensis, tribunus militum consulari potestate nel 386, 384, 382, 380, 376, 370, e 368 ac. 
  • Marcus Cornelius Maluginensis, tribunus militum consulari potestate nel 369 and 367 ac. 
  • Servius Cornelius Maluginensis, magister equitum nel 361 ac.

Servio Cornelio fu eletto console nel 485 a.c. insieme a Quinto Fabio Vibulano. La situazione è questa: la cacciata dei Tarquinii è avvenuta nel 509, appena 34 anni prima. Dopo la rivoluzione repubblicana il popolo romano fa sentire più spesso e più apertamente i suoi malumori. I plebei chiedono diritti e terre.

LA SEDIA DEL CONSOLE
Durante il suo consolato Spurio Cassio Vecellino, il console che l'anno precedente aveva proposto di distribuire parte della terra del demanio ai plebei, inimicandosi i patrizi, fu condannato e giustiziato. Cassio, pur avendo celebrato ben due trionfi per le sue vittorie, fu portato in giudizio con l'accusa di aspirare ai poteri di re.

I due accusatori, i questori  Cesone Fabio Vibulano e Lucio Valerio Potito, sarebbero poi diventati consoli, rispettivamente nel 484 e nel 483 a.c., con il sostegno dei patrizi. Condannato, Cassio, reo solo di aver voluto aiutare la plebe, venne quindi fatto precipitare dai due questori dalla Rupe Tarpea.

Da qui si capisce come la monarchia avesse lasciato ampi strascichi di privilegi negli aristocratici che mal sopportavano un potere dall'alto ma molto tenevano a quello che esercitavano sul popolo. Stranamente ci vorranno degli imperatori per rendere giustizia alla plebe.

Ma con la sua morte la questione agraria non venne estinta bensì il popolo richiese a gran voce l'applicazione della legge agraria che era stata promulgata.

Così i due aristocratici consoli, temendo disordini, approfittarono delle razzie e incursioni etrusche in territorio romano, chiamarono il popolo alla leva contro le città nemiche, distogliendo così la plebe dalla questione. Servio avrebbe condotto i romani contro Veio, mentre Quinto Fabio li avrebbe guidati contro i Volsci e gli Equi.

I Volsci secondo Tito Livio erano:
« ferocior ad rebellandum quam bellandum gens »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)

Per narrare tutta la verità diciamo che le guerre non erano una scusa, perchè, specie Veio a soli 20 km da Roma, ma pure altre città minacciavano seriamente i romani, anche se ciò non avrebbe dovuto far dimenticare la Legge agraria.

LA STRAGE DEI FABII
Peraltro c'era un vecchio conto tra Romani e Veienti che risaliva ai tempi di Romolo:
« La guerra fidenate finì per propagarsi ai Veienti, spinti dalla consanguineità per la comune appartenenza al popolo etrusco [...] Persero parte del territorio ma ottennero una tregua di ben cento anni. Questi pressappoco gli eventi succedutisi in pace ed in guerra sotto il regno di Romolo. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri. Newton Compton, Roma)

Ma poi ci fu un ricordo tragico e un'onta fortissima per i romani: la strage dei Fabii del 477 ac., tutti massacrati dai Veienti tanto che della gens Fabia rimase un solo componente: Quinto, figlio di Marco. Livio riporta che era stato lasciato a Roma perché troppo giovane ma l'informazione sembrerebbe errata dato che solo dieci anni dopo Quinto Fabio Vibulano divenne console.

In realtà venne nominato console, a rigor di date, 8 anni prima dell'eccidio (447), vale a dire nel 485 a.c. Le ragioni per cui non si trovò nella guerra di Crimea dove morirono i Fabi devono dunque essere state altre. Magari era malato o in terre lontane.

Comunque Fabio prima invase il territorio degli Equi, poi da lì quello dei Volsci, razziando e saccheggiando il territorio. Solo i Volsci provarono a resistere sul campo contro l'esercito romano, ma furono sconfitti. Fabio però si inimicò il popolo, quando tornato a Roma con il bottino di guerra, ordinò che questo fosse interamente incamerato nelle casse dell'erario, senza che i soldati ne ricevessero alcuna parte. Questo si dice avvenne nel 480 a.c., anno in cui trovò la morte in battaglia.

Pertanto dovette accadere prima di tale data che Servio Cornelio Maluginese, alla testa del suo esercito, invase il territorio dei Veienti.

Servio Cornelio è stato il più antico rappresentante del ramo Maluginense della nobile gens Cornelia, una delle più antiche gens patrizie della Roma arcaica, i cui cognomen più diffusi durante la Repubblica furono Scipione, Lentulo e Dolabella.
Servio Cornelio fu eletto console nel 485 a.c. insieme a Quinto Fabio Vibulano. Anche se fu uomo valoroso, ebbe però l'arroganza e l'insensibilità verso il popolo plebeo che ebbero molti patrizi dell'epoca.


LA RUPE TARPEA
Infatti durante il suo consolato, come narra Dionigi di Alicarnasso, Spurio Cassio Vecellino, il console che l'anno precedente aveva proposto di distribuire parte della terra del demanio inimicandosi i patrizi, fu condannato e giustiziato lanciandolo dalla Rupe Tarpea. Spurio era stato nominato console tre volte ed aveva ottenuto il trionfo per due volte. 

Nonostante questo e anzi proprio per questo venne accusato di voler assumere il potere e farsi re e nessuno dei due consoli in carica si oppose.

Del resto tutti coloro che chiesero la legge agraria, prima e dopo, vennero uccisi, fino a Giulio Cesare che la ottenne impunemente, anche se venne ucciso ma molti anni dopo per una congiura. La giustizia romana fu ottenuta dalle proteste e dalle insurrezioni del popolo della plebe.

Ma la morte di Spurio Cassio non placò la questione agraria, che era già stata promulgata ma mai entrata in vigore. I plebei cominciarono a ribellarsi e i due consoli, assolutamente non disposti a concedere nulla si attaccarono alle razzie e alle incursioni che i nemici delle città vicine facevano in territorio romano.

GENS CORNELIA
Così i due consoli chiamarono il popolo alla leva, creando un diversivo alla questione agraria. Ai due consoli, secondo la legge, spettava la guida dell'esercito che venne diviso in due. Servio Cornelio avrebbe condotto i romani del suo esercito contro Veio, mentre Quinto Fabio avrebbe guidato il resto contro i Volsci e gli Equi.

Per un console andare in guerra era cosa molto ambita, perchè se vinceva otteneva lustro lui e la sua famiglia, se poi otteneva un trionfo diventava un eroe.

Purtroppo essere un eroe non bastò a Sputio Cassio, ma Servio Cornelio voleva approfittare della battaglia non solo per placare l'ira del popolo, ma pure per guadagnarsi un po' di gloria a sua volta. 

Alla testa del suo esercito si inoltrò nel territorio di Veio saccheggiandolo e razziandolo, dopo averli sconfitti in diverse scaramucce recuperò il bottino sottratto ai romani, si fece pagare pure un riscatto e stipulò una tregua per un anno. All'epoca una tregua si rispettava sempre, per cui nessuno concedeva tregue per più di quanto fosse disposto. 

Ora i romani sapevano che per un anno, pena la collera degli Dei, i Veienti non avrebbero più invaso il territorio romano, dopodiché avrebbero magari dato battaglia. I romani ne furono più che soddisfatti, i plebei non del tutto, perchè Spurio Cassio era stato assassinato e la lex agraria era ancora in sospeso.


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