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III GUERRA GIUDAICA ( 132-135 )

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La III Guerra Giudaica, nota anche come rivolta di Bar Kokhba (o Bar Kokheba), fu l'ultima grande rivolta ebraica contro il dominio dell'Impero Romano che si svolse tra il 132 e il 135 nell'antica Israele, che non aveva invece partecipato alla rivolta dell'epoca traianea, sia per la crescente fede e cultura religiosa, sia per l'accrescimento della popolazione che aveva comportato un numero notevole di uomini pronti a combattere.



LA III GUERRA GIUDAICA

La rivolta che portò alla III Guerra Giudaica scoppiò per due principali motivi: 
- il primo fu il divieto di circoncisione da parte dell'imperatore Adriano (76-138) per eliminare un costume barbaro e disumano, che per i giudei fu invece un atto sconsiderato e illogico mirato ad interrompere il patto tra Dio e il suo popolo.                                                                                                                          
La circoncisione è la rimozione del prepuzio, il lembo di pelle scorrevole che riveste il glande, che si fa nella cultura ebraica come segno del patto e ricordo tra Dio e il popolo di Israele, in quanto prediletto dal Signore.

- il secondo fu il progetto di costruire una nuova città sulle rovine di Gerusalemme e porvi, accanto al culto del Dio unico, il culto di Giove, un vero sacrilegio per gli Ebrei che credevano nel solo ed unico Dio. Adriano per i Giudei rappresentava il preannunciato pre-messianico e a questo punto mancava solo un messia che apparve, come tanti ne erano apparsi prima di lui (trai quali il Cristo) sotto il nome di Simon Bar Kokheba.

SIMON BAR KOKHBA


SIMON BAR KOHEBA

Simon Bar Kokheba, detto anche Bar Kochba, Bar Kokhba o Bar Kochva ("Simone Figlio della Stella"; 132 - 135; ... – ...), fu un condottiero e rivoluzionario ebreo, come quasi tutti i Messia pretendente al trono del regno di Giudea, che guidò la III guerra giudaica contro i romani.

Bar Koheba venne proclamato da Rabbi Akiva, uno dei primi fondatori dell'ebraismo rabbinico, come messia, principe d'Israele e poi re di Giudea (o dei Giudei) dopo aver ottenuto una piccola vittoria contro Roma, naturalmente alla fine venne sconfitto ma molta gente morì a causa di lui e per mano dei Romani. 

Il Talmud narra che i Romani, con l'intento di eliminare la pratica dell'ebraismo e della loro religione che negava qualsiasi altra divinità, naturalmente anche romana, proibirono ai loro Maestri d'insegnare la Torà. Nonostante questa proibizione, punibile con la morte, Rabbi Akiva rifiutò di ottemperare al decreto e fu imprigionato e condannato a morte.



RABBI AKIVA

La Torah orale racconta che Rabbi Akiva ebbe un asino, che però venne divorato da una fiera, ebbe un gallo, che però scappò, ebbe un lume e delle pergamene di studio, ma arrivò il vento e spense il lume, così non potè più leggere le pergamene. Ciononostante ebbe fede e riconobbe la provvidenza divina, anche "individuale". La morale era che per quanto tutto sembri andare male c'è del bene in ciò che accade e se non comprendiamo è perchè Dio ha dei disegni reconditi nei nostri confronti. 

E' un po' come "La pazienza di Giobbe" in cui Giobbe loda il Signore nonostante gli abbia fatto inaridire i campi, morire le bestie, morire sette figli e sette figli sotto il crollo della sua casa e l'abbia riempito di pustole, e il Signore compiaciuto gli abbia fatto avere doppia ricchezza e 14 altri figli.



LA RIVOLTA

La rivolta, accuratamente preparata, scoppiò improvvisamente in tutta Israele, con una intensa e continua di guerriglia, il combattimento più difficile per i romani, abituati com'erano alle armature pesanti e agli scontri in campo aperto.

Il successo della guerriglia fu anche favorito dalle scarse capacità del governatore Rufo, che tenne comunque a lungo il comando, si sa pure che gli insorti cercarono di conquistare Gerusalemme, ma non se ne conoscono i risultati. Infine l'imperatore Adriano tolse il comando a Rufo per assegnarlo a Giulio Severo, di gran lunga più efficace, che infatti fece tagliare i collegamenti dei ribelli, a cominciare dai rifornimenti, isolando le varie unità e affrontandole una ad una.

Sappiamo che il territorio controllato dai ribelli era diviso in vari distretti retti da capi militari e civili e tutti compresi nel deserto della Giudea, ma l'insurrezione non investì tanto le città quanto le campagne, visto che da una lato il controllo romano era più facile nei centri abitati ma pure per le migliorate condizioni di vita dei cittadini grazie agli aumentati commerci.

L'ultima e decisiva battaglia si svolse nel 135 vicino a Gerusalemme dove lo stesso Simon trovò la morte e ne seguì una strage che Cassio Dione fa ammontare a 580 mila morti. I rabbi (sacerdoti) che che si erano adoperati come istigatori alla guerra vennero presi ed uccisi. Comunque le notizie in nostro possesso sono da fonti pagane e cristiane, nessuna da fonte giudaica. 

Il fine dell'insurrezione era la redenzione e la libertà di Israele per cui sarebbero state attuate in piena obbedienza tutte le disposizioni civili e religiose della Legge Mosaica, compresa la guerra totale all'idolatria e all'impero che la rappresentava, quello di Roma.



LA JIHAD

Naturalmente la preparazione all'avvento della liberazione e del consisteva nell'indottrinamento da un lato, e da un autoconvincimento dall'altro del dovere di essere credenti, insomma di credere assolutamente e totalmente alla fede che gli veniva proposta. Se nella religione cattolica la fede è considerata una grazia di Dio che occorre pregare affinchè la conceda, nella religione giudaica si considera ottenibile mediante un grande e continuo sforzo di volontà..

Nella dottrina islamica indica tanto lo sforzo di miglioramento del credente (il «jihad superiore»), soprattutto intellettuale, rivolto per esempio allo studio e alla comprensione dei testi sacri o del diritto, quanto la guerra condotta «per la causa di Dio», ossia per l'espansione dell'Islam al di fuori dei confini del mondo musulmano (il «jihad inferiore»).

Nel mondo occidentale il termine jihad è stato però interpretato come la guerra santa contro gli infedeli, lo strumento armato per la diffusione dell'Islam, perchè solo questo in fondo li riguarda.



SIMON BAR

Simon Bar Kokheba assunse il titolo ufficiale di "principe di Israele" (nasi), il principe messianico che si assumeva il compito di guidare il suo popolo nella guerra contro il popolo più potente della terra. Ebbe buon seguito soprattutto nelle campagne e fra gli strati medio bassi della società oltre ad un certo numero di rabbi che lo appoggiarono. La maggior parte dei rabbi non si schierò però con lui, anzi lo definirono "figlio della menzogna", e così venne liquidato dopo il fallimento dell'ultima speranza messianica. 

Naturalmente i crimini dei Giudei, e la persecuzione di Simon, che sosteneva di essere disceso come luce dal cielo a illuminare i suoi seguaci, contro i Cristiani che non lo seguirono nella rivolta, sarebbero stati causa della messa a fuoco della Palestina. 

Senza andare oltre diciamo che i Romani punivano chi si ribellava, dapprima con parsimonia, poi con efferatezza. D'altronde in quelle rivolte perivano dei romani e questo era gravissimo. ma c'è di più: i Romani usavano, e Adriano particolarmente, abbellire le città che conquistavano con splendidi edifici e grandi lussi, tipo le terme, gli anfiteatri, i teatri e così via. Ma gli ebrei non ne erano felici, perchè contraddiceva il tema della vita spartana e dedicata solo al culto del Dio.



LA SCONFITTA DEGLI EBREI

Dopo la vittoria Publio Elio Traiano Adriano trasformò Gerusalemme in una colonia romana, i nuovi coloni subentrarono ai Giudei ai quali fu impedito di entrare in città pena la morte; Antonino Pio successore di Adriano permise invece di nuovo ai giudei la circoncisione pochi anni dopo ma solo sotto Costantino fu permesso ai Giudei di rientrare a Gerusalemme per pregare e piangere sul luogo del santuario, cosa che fanno a tutt'oggi dopo quasi 2000 anni di storia.


La violenta repressione e vittoria di Adriano segnò per i Giudei la fine del sogno di uno stato indipendente e il rinvio definitivo dell'arrivo di un Messia. La speranza messianica continuò, ma perse i suoi contorni in un tempo indeterminato. Ai Giudei non rimase che raccogliersi sulla meditazione delle leggi mosaiche e Israele non abbandonò la speranza di una restaurazione di Sion, la collina su cui sorge Gerusalemme, simbolo della città e dello spirito ebraico. 



LA RIVOLTA DEL 351-352

Sebbene non sia normalmente inclusa tra le "guerre giudaiche" occorre ricordare la rivolta ebraica contro Gallo del 351-352.



COSTANZO II

L'imperatore Costanzo II (317-361), come il padre Costantino I prima di lui, preferì la religione cristiana, favorendola e finanziandola, su tutte le altre, Ebraismo compreso; a differenza del padre, però, permise ai cristiani di mettere in atto delle persecuzioni contro i pagani e gli Ebrei. Il clero cristiano agì in maniera intollerante verso i non-cristiani, utilizzando come «braccio armato» gruppi di fanatici che attaccavano e distruggevano sinagoghe e templi.

Alla fine, gli Ebrei decisero di reagire: al proselitismo cristiano contrapposero il proselitismo ebraico e l'intolleranza verso gli apostati; nelle sinagoghe furono predicati infuocati sermoni contro gli Edomiti (discendenti di Esaù), indirizzati in realtà contro quei Romani che, dopo aver sottratto agli Ebrei la loro indipendenza politica, stavano reprimendo ora la loro religione. La strada imboccata non poteva portare che ad una insurrezione.

La rivolta ebraica del 351/352 scoppiò in concomitanza della partenza di Costanzo per l'Occidente contro Magnenzio e l'arrivo di Gallo in Oriente; gli Ebrei, guidati da Isacco di Seffori e da un certo Patrizio massacrarono la guarnigione romana di Diocesarea e conquistarono Tiberiade e Lidda; la reazione romana fu spietata, con donne e bambini uccisi e città rase al suolo.

L'IMPERATORE GALLO


LA RIVOLTA CONTRO GALLO

C'era stato però un antefatto, e cioè la rivolta ebraica contro Gallo (351-352), operata dagli Ebrei della Palestina contro il dominio dei Romani: il cesare d'Oriente dell'Impero romano Costanzo Gallo, cugino e cognato dell'imperatore Costanzo II, fece reprimere la rivolta nel sangue dal proprio generale Ursicino.

Costanzo II, impegnato in Oriente in una campagna contro i Sasanidi, dovette tornare ad Occidente per contrastare l'usurpazione di Magnenzio, che aveva assassinato il fratello e collega di Costanzo, Costante I (350): decise allora di nominare il proprio cugino Gallo cesare d'Oriente, il 15 marzo 351 a Sirmio; Gallo giunse ad Antiochia, sua capitale, il 7 maggio.

Durante il periodo tra il passaggio di Costanzo II in Occidente e l'arrivo di Gallo in Oriente, oppure immediatamente dopo l'arrivo del Cesare ad Antiochia, avvenne una grande sollevazione degli Ebrei in Palestina.

La ribellione era guidata da Isacco di Diocesarea (anche detto Isacco di Seffori), coadiuvato da un certo Patrizio, detto anche Natrona, iniziando nella città di Diocesarea (Seffori), con l'assalto notturno alla guarnigione romana che venne distrutta, e che permise agli Ebrei di rifornirsi delle armi necessarie e e successivamente di far strage di tutti gli abitanti di etnicità diversa, come gli Elleni e i Samaritani.

Gallo inviò allora (351 o 352) il suo magister equitum Ursicino a sedare la rivolta nel sangue e che uccise migliaia di ribelli (anche quelli inabili alle armi) e distrusse le città di Diocesarea, Tiberiade e Diospoli: quest'ultima città venne addirittura rasa al suolo. Ursicino ordinò pure che venissero uccisi molte migliaia di rivoltosi, anche quelli tanto giovani da non poter imbracciare armi.

Nel 353, lo storico romano. Ammiano Marcellino, col grado di Protector Domesticus, fu aggregato al comando di Ursicino, presso il suo quartier generale a Nisibis e nella sua opera storica Res Gestae, descrisse ampiamente le azioni del generale romano, di cui aveva così profonda stima che venne considerato dagli studiosi una fonte parziale.

Al termine della guerra la Galilea venne occupata da una guarnigione romana permanente che la controllava in modo serrato e la cultura ebraica in Palestina subì un indebolimento dovuto alla distruzione dei centri di studio del Talmud. Sappiamo però che questi centri di studio mirano a inculcare. oltre alla fede giudaica, principi di superiorità sulle altre religioni e sugli altri popoli




BIBLIO

- Yigael Yadin - Bar-Kokhba - The Rediscovery of the Legendary Hero of the Last Jewish Revolt Against Imperial Rome - London - 1971 -
- Corrado Martone (A cura di) - Lettere di bar Kokhba - Paideia - Brescia - 2012 -
- Flavio Giuseppe - De Bello Iudaico - 1559 -
- Edward Gibbon - On the Triumphs of the Romans - 1764 -
- Giulio Firpo - Le rivolte giudaiche - Bari - Laterza - 1999 -
- Piganiol André - Le conquiste dei romani - Milano - Il Saggiatore - 1989 -
- Martin Goodman - Roma e Gerusalemme. Lo scontro delle civiltà antiche - Roma-Bari - Editori Laterza - 2009 -

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