Il ponte Leproso è un ponte di origini romane collocato alla periferia di Benevento, dalla tipica
struttura a schiena d'asino, che permetteva alla via Appia Antica di superare il fiume Sabato,
a circa 1 km a Sud-Ovest di Benevento, in Campania. Era ed è a 5 campate (P), ma solo una è rimasta originale.
Secondo alcuni il nome Leproso fu una trasformazione di Ponte Lebbroso, in quanto nei suoi pressi sarebbe sorto nel medioevo un lazzaretto (ospedale dei lebbrosi), ma non esiste documento che citi questo lebbrosario.
Il nome antico del ponte era invece Ponte Marmoreo (Lapideo nei documenti), in quanto rivestito in travertino, e detto nome è attestato per la prima volta nel 1071, in un diploma di concessione del principe longobardo Landolfo VI a favore di Dacomario, all'epoca rettore della città. Il documento, facente parte della "Cronaca di Santa Sofia", è conservato nella Biblioteca Vaticana.
Durante il XIX secolo il ponte venne ancora cambiato per il vezzo di tramutare gli antichi nomi in nomi di santi, così venne chiamato ponte di San Cosimo, dal nome di una chiesa che sorge nelle vicinanze.
Durante il XIX secolo il ponte venne ancora cambiato per il vezzo di tramutare gli antichi nomi in nomi di santi, così venne chiamato ponte di San Cosimo, dal nome di una chiesa che sorge nelle vicinanze.
LA SOMMITA' DEL PONTE |
E' molto probabile che il ponte sia stato costruito dal censore Appio Claudio Cieco (350 a.c. – 271 a.c.) , politico e letterato romano, dell'antica e nobile gens Claudia. Secondo la tradizione, la sua cecità, da cui gli derivò il soprannome, fu dovuta all'ira degli Dei per il suo voler unificare il pantheon greco romano con quello celtico e quello germanico.
Il ponte fu probabilmente edificato nel III secolo a.c., in occasione dell'apertura della via Appia, forse riutilizzando un precedente ponte dei Sanniti. Fu poi restaurato da Settimio Severo (146 - 211) e da suo figlio Caracalla (188 - 217) nel 202. Al suo sbocco sorgeva un criptoportico, tramutato poi in chiesa dedicata ai Santi Quaranta, martiri a Sebaste.
SANTI QUARANTA
I Santi Quaranta sono i resti di un lungo criptoportico di età romana situato a Benevento, fra il rione San Lorenzo e l'area rurale di Cellarulo, in corrispondenza di un dirupo sulla sinistra della basilica della Madonna delle Grazie. L'edificio consisteva in un sistema di gallerie coperte a volta, di datazione ed utilizzo incerti, costituita da un lungo corridoio cui si connettevano due trasversali, più corti.
I Santi Quaranta sono i resti di un lungo criptoportico di età romana situato a Benevento, fra il rione San Lorenzo e l'area rurale di Cellarulo, in corrispondenza di un dirupo sulla sinistra della basilica della Madonna delle Grazie. L'edificio consisteva in un sistema di gallerie coperte a volta, di datazione ed utilizzo incerti, costituita da un lungo corridoio cui si connettevano due trasversali, più corti.
L'edificio era collocato di fronte al ponte Leproso, il quale costituiva l'ingresso della via Appia a Benevento provenendo da Roma. L'accesso al complesso si trova in un vicolo in discesa, oggi chiamato via Ursus, forse nato come variante al percorso originario della via Appia
Il monumento fu riutilizzato nel Medioevo trasformandolo in una chiesa dedicata ai quaranta martiri di Sebaste che, benché scomparsa, ne detta ancora il nome. È stato seriamente danneggiato dai bombardamenti durante la II guerra mondiale. Attualmente è curato da un gruppo di volontari.
A partire dal XIII secolo il culto dei santi Quaranta venne dimenticato ma nacque una leggenda popolare secondo cui nel criptoportico stesso perirono quaranta martiri cristiani.
Il monumento fu riutilizzato nel Medioevo trasformandolo in una chiesa dedicata ai quaranta martiri di Sebaste che, benché scomparsa, ne detta ancora il nome. È stato seriamente danneggiato dai bombardamenti durante la II guerra mondiale. Attualmente è curato da un gruppo di volontari.
A partire dal XIII secolo il culto dei santi Quaranta venne dimenticato ma nacque una leggenda popolare secondo cui nel criptoportico stesso perirono quaranta martiri cristiani.
Fu distrutto dai Goti di Totila nel VI secolo, durante il saccheggio di Benevento, e successivamente ricostruito. Nei secoli fu altre volte rimaneggiato, ma dopo il terremoto del 1702, la ricostruzione dell'ingegnere Giovan Battista Nauclerio ridusse le arcate da cinque a quattro.
Oggi della struttura originaria rimane solo in uno dei piloni, costruito in opus quadratum (opera quadrata), anche se il ponte è ancora integro, con superfici a vista sbozzate "a bugne rustiche". Recentemente il ponte è stato chiuso al traffico veicolare.
BIBLIO
- Daniello Maria Zigarelli - Storia di Benevento - Atesa Editrice - Bologna - 1979 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Antonio Iamalio - La Regina del Sannio - P. Federico e G. Ardia - Napoli - 1918 -
- Antonio Iamalio - La Regina del Sannio - P. Federico e G. Ardia - Napoli - 1918 -
- Stefano Borgia -Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal sec. VIII al secolo XVIII, Salomoni, Roma 1763-69