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ADONAEA - GIARDINI DI ADONE

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RICOSTRUZIONE DELL'ENTRATA ALL'ADONAEA, A DESTRA L'ARCO DI DOMIZIANO

"In un interessante frammento della Pianta di Roma N. XLIX, trovandosi disegnata una grande sala circondata da cinque file di colonne, con nel mezzo qualche indicazione di piantagioni, si stabilisce generalmente per la iscrizione che quantunque non intiera sta ivi scolpita, esservi rappresentati quei giardini di Adone, nei quali Domiziano ricevette Apollonio Tianeo dopo di aver sacrificato a Pallade: ma non bene però si conosce il luogo ove questi orti precisamente stavano situati. Considerando peraltro la grande estensione che si trova indicata dalla suddetta lapide avere occupati questi giardini, non so rinvenire altra località sul Palatino sufficiente a contenerli, che quell'area posta sull'alto del monte accanto alla sinistra parte del principale ingresso del Palazzo; massime che questo ingresso si giudica essere stato formato dallo stesso Domiziano nelle grandi ampliazioni da lui fatte, in luogo di quello edificato da Nerone, nel quale stava il gran colosso, e che si dice distrutto da Adriano per edificarvi il tempio di Venere e Roma."

Gli scavi realizzati recentemente sul Palatino dalla Soprintendenza Archeologica hanno riportato alla luce i resti di diversi edifici e complessi monumentali di grande rilievo, succedutisi nel settore nord-est del Palatino fin dall'alba dell'Impero romano, con edifici diversi ma sempre corredati da giardini.
Una delle caratteristiche più interessanti del parco del Pincio è senza dubbio l'obelisco egizio  conosciuto come obelisco Pinciano ma in realtà di Antinoo, perchè dedicato dall'imperatore Adriano al suo giovane amico annegato nel Nilo nel 130 d.c., forse per una devotio all'imperatore.

Il monolite, realizzato per volere di Adriano, fu collocato sul monumento funebre di Antinoo che, secondo una recente ipotesi, doveva trovarsi all'interno degli Adonaea sul Palatino. Ne consegue che la scritta, in stile egizio, sia di mano romana.

L'Adonaea, o Giardini di Adone, sicuramente ornava diverse domus o ville romane, ma famosa  era quella sul Palatino, attigua alla reggia augustale, più o meno dove fu poi fondato il tempio di Eliogabalo

A metà estate le donne greche mettevano immagini di Adone sui tetti, poi piantavano semi a rapida germinazione come frumento, lattuga e orzo in contenitori di fortuna come vecchi vasi rotti o cestini rovinati, e lì coltivavano per otto giorni. Dopodichè mettevano le giovani piantine germinate di fronte all'altarino e le lasciavano morire al sole e senza acqua, ricreando così il ciclo di nascita, vita e morte di Adone.

VIGNA BARBERINI LOCAZIONE DELL'ADONAEA
Ecco l'antesignano delle piantine nei barattoli di conserva sui davanzali delle case, i vasi di fortuna che divengono poi vasi di terracotta, di marmo e di pietra, sempre più elaborati e di dimensioni maggiorate, finchè a Roma, dove dominava il gusto dei giardini e del verde, nasce questo nuovo tipo di giardino, con piante in vaso, che prima coronano il giardino e poi ne diventano le protagoniste.

Platone cita i giardini di Adone per alludere a qualcosa di inconsistente e di poco valore, ma la festività, non riconosciuta ufficialmente e dapprima considerata un passatempo di donne e bambini, pian piano prende piede e si diffonde. La moglie di Tolomeo II, infatti, celebra il rito con una grande processione in cui Afrodite e Adone vengono condotti in giro per le strade seduti su troni d'argento. In fondo è la grande celebrazione della nascita, crescita e morte del figlio-vegetazione della Grande Madre Terra, che nasce al solstizio di inverno, cresce e poi muore per resuscitare all'equinozio di primavera, mito che la Chiesa Cattolica adotterà pari pari per Gesù Cristo.

VIGNA BARBERINI EX ELIOGABALUM
I vasi si diffondono e trionfano anche a Roma, dove coronano un ninfeo o sono al termine di un viale, o ai lati di un portale, finemente scolpiti e issati su erme di marmo. Oppure ornano le balaustre su parallelepipedi con mensole in pietra, o sono al culmine di una fontana, o alternano sedili ricurvi in una specie di salotto da giardino, o sono portati da ninfe che li poggiano graziosamente sul capo o sulla spalla, o stanno ai lati di un minuscolo tempietto, o al suo centro. Sul Palatino l'imperatore Domiziano ha una corte adornata di fiori che nascono in vasi disposti tutto intorno al tetto del cortile colonnato. Più tardi si troveranno usi simili anche a Pompei.

Questo tipo di giardino ha pochi alberi ma molte arcate e colonne ricoperte di fiori, un'architettura molto leggera, con bassi cespugli, corte e lunghe siepi ed aiuole di fiori, che sarà poi la base dei meravigliosi giardini rinascimentali italiani. Sembra peraltro che si facesse grande uso di pergolati allietati nella dovuta stagione da grappoli per la tavola o per il vino.

VIGNA BARBERINI (palatino)
Sul colle Palatino infatti, su un'area terrazzata attigua al grande Palazzo, come testimonia la Forma Urbis Severiana. sorgevano i Giardini di Adone, giardini pensili circondati da portici con un grande lato curvilineo, che prendono il nome dal giovane Adone amato di Afrodite. La Forma Urbis evidenzia l'Adonea come una grande forma quadrangolare, con una serie di punti allineati in file regolari, con al centro un doppio allineamento di linee parallele, ai lati di un elemento rettangolare allungato.

Sembra che il giardino fosse splendido, coronato di giganteschi vasi di marmo da cui spuntavano fiori di vari colori, spesso circondati di verdi e bassi cespugli, con vialetti incorniciati da colonne scanalate e trionfi di fiori in vasi preziosi, con aiuole, panchine e tavolinetti di marmo variamente istoriati. Un giardino a base di vasi come un gigantesco terrazzo, bello da essere degno di un imperatore.

 
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