ALPI COZIE |
Il primo popolo che abitò la zona e di cui ci sono giunte testimonianze storiche, risulta essere quello dei Taurini (di etnia ligure). Il loro territorio, incentrato sulle piane prospicienti le bocche della Val di Susa e di Chisone, si estendeva fino agli importanti valichi alpini che portano alla fossa del Rodano.
Successivamente al IV secolo a.c., gruppi di etnia celtica, in migrazione dalla Gallia verso l'Italia settentrionale, si aggiunsero e si fusero con i Taurini che furono però attaccati e vinti dall'esercito di Annibale nel 218 a.c., nella II Guerra Punica, quando superò le Alpi, assediando e distruggendo la città principale dei Taurini, Taurinia (oggi Torino).
Con la sconfitta di Cartagine (202 a.c.), l'area cadde sotto l''influenza romana, come zona di confine verso la Gallia, iniziando un'opera di romanizzazione che si concluse solo secoli dopo.
Dopo le guerre puniche, nel II secolo a.c., nelle Alpi occidentali si formò il regno celto-ligure dei Cozii che comprendeva le valli di Susa, Chisone e Pellice, la Savoia, le Alte Alpi e il Delfinato, raggruppando diverse tribù. La capitale del regno era Segusio (Susa), preceduta probabilmente dall'oppidum di Excingomagus (Exilles), più interna e facilmente proteggibile.
I Cozii conoscevano la potenza militare romana e sapevano che fine avevano fatto le tribù che le si erano opposte, i Romani conoscevano le difficoltà che avrebbero incontrato nel combattere i Liguri in ambiente montano e avevano bisogno di una via di comunicazione sicura per completare la conquista della Gallia e mantenerne il controllo.
Così, poco prima dell'impresa della Spagna (61 a.c.), Cesare, diretto in Spagna, da quell'abile diplomatico qual'era, andò a trattare con il Re Ligure Donno, ottenendo il transito indisturbato delle proprie truppe sul valico del Monginevro, con un patto che porterà fortuna al re e alla sua stirpe.
Si creò infatti un'alleanza che permise ai Cozii di prosperare, sia grazie al commercio transalpino, sia grazie agli ampliamenti territoriali che i Romani gli donarono dopo la sconfitta di tribù nemiche confinanti. Cesare riconosceva l'importanza di avere alleati fedeli ma forti in grado di guardare dalle invasioni il valico di confine.
Alla morte di Cesare, l'alleanza con Cesare Augusto venne ribadita dal figlio di Donno, Cozio che fece celebrare l'accordo realizzando, in onore di Augusto, un arco di trionfo a Segusio (Susa 9-8 a.c.), visibile ancora oggi, su cui son incisi, alla sommità, i nomi delle tribù che componevano il regno: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavii, Adanates, Savincates, Ectini, Veamini, Venisani, Iemerii, Vesubiani e Quarati.
Nell'accordo il regno di Cozio, il quale perse una parte del versante francese, ma ne ottenne altre a sud in dono. In onore di Cozio, le montagne della regione vennero chiamate Alpi Cozie. Alla morte di Cozio, succedette il figlio Donno II, a cui succedette il nipote Cozio II. Quest'ultimo, che regnerà a lungo, aumenterà il territorio amministrato dal nonno, grazie a doni territoriali concessi dall'Imperatore Claudio.
Dal I sec. a.c., la Val di Susa fu attraversata dalla Via delle Gallie, che terminava nello strategico Mons Matrona (passo del Monginevro), uno dei tre valichi utilizzabili in antico per raggiungere la Gallia.
I regnanti cozii sono stati visti molto positivamente dalle tribù celto-liguri alpine, come esempio di governo giusto e previdente. Nel IV sec. d.c. la tomba di Cozio era ancora venerata mentre, addirittura nel medioevo, Donno era venerato come un santo.
Paolo Diacono descrivendo le province in cui era suddivisa l'Italia al tempo dell'invasione longobarda, menziona la provincia delle Alpi Cozie:
«La quinta provincia dell'Italia è quella delle Alpi Cozie, che prendono il nome dal re Cozio, vissuto ai tempi di Nerone. Questa si estende dalla Liguria verso il sud est fino al mar Tirreno; a occidente è delimitata dai territori dei Galli. Comprende le città di Acqui, nota per le sue miti primavere, Tortona, il monastero di Bobbio, Genova e Savona.»
(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II,16.)
In seguito alla conquista longobarda delle città più a settentrione della provincia (Paolo Diacono sostiene che ai Bizantini rimasero solo le città poste sul litorale ligure), la provincia fu soppressa e accorpata, secondo la Descriptio orbis romani di Giorgio Ciprio (geografo bizantino degli inizi del VII secolo), insieme alle altre zone rimaste in mano ai Bizantini in Liguria, Tuscia, Valeria, Piceno e Campania settentrionale, nell'eparchia Urbicaria, che doveva estendersi sull'Italia tirrenica centro-settentrionale, con parte dell'Abruzzo.
L'Eparchia sarebbe una riforma amministrativa dell'Italia attuata intorno al 580 dall'Imperatore Tiberio II (520-582), per riorganizzare l'amministrazione dell'Italia in modo da difendere i territori rimasti rendendoli in grado di respingere i Longobardi; essendo fallito, infatti, ogni tentativo di cacciarli, fu introdotto con la riforma il sistema dei tratti limitanei, anticipando la riforma dell'Esarcato, che fu realizzata alcuni anni dopo.
Intorno al 584 anche l'eparchia Urbicaria venne soppressa e la parte della Liguria rimasta bizantina assunse il nome di Provincia Maritima Italorum (in pratica l'odierna Liguria), cadendo in mano longobarda intorno al 643, in seguito alle conquiste di re Rotari, re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652.
La residenza dei governatori a Segusio (Susa), mantenne il nome celtico fino al VI secolo d.c., quando si latinizzò in Segusium. L'antica rocca celtica divenne la sede del procuratore, mentre nella valle si sviluppò la città romana. Il concilium provinciale doveva essere nella capitale. La città era amministrata da duumviri (o duoviri, magistrati in coppia) con un senato locale; i magistrati, della tribù Quirina, possedevano i tria nomina come i romani, e svolgevano lunghe carriere municipali. Il principale sacerdote della città erano il flamen Augusti e i seviri augustali.
Ma un anno dopo il Senato si pronunciò per la prima volta a favore di una popolazione "barbara" e decretò la liberazione ed il risarcimento degli sconfitti. Tra il II ed il I secolo a.c. si formò così il centro urbano Aquae Statiellae o Aquae Statiellensium, a indicare che l'antico popolo, ormai romanizzato, non venne disperso.
L'importanza della città crebbe con la costruzione nel 109 a.c. della via Aemilia Scauri, che univa Dertona (Tortona) a Vada Sabatia (Vado Ligure), passando per Acqui e per il Passo di Cadibona. In età imperiale questa via fu ridenominata via Julia Augusta: essa era tra i maggiori collegamenti terrestri e congiungeva la pianura padana, attraverso la Riviera di Ponente, con la Gallia Narbonense e la Spagna.
Fu un oppidum dei Liguri Statielli tra VIII e il V secolo a.c., con il nome di Dertona. Dopo la conquista romana divenne colonia romana intorno al 120 a.c., fiorendo come centro agricolo e commerciale. Posta all'incrocio di importanti vie di comunicazione: la via Postumia (collegava Genova ad Aquileia), la via Fulvia (proveniente da Pollentia, oggi Pollenzo) e la via Aemilia Scauri (proveniente da Vada Sabatia, oggi Vado Ligure, attraverso Aquae Statiellae, oggi Acqui Terme).
Per i Romani divenuta, nell'età imperiale, il crocevia di grandi strade consolari, che conferivano alla romana Dertona Julia il ruolo di nodo strategico militare e civile che poi conservò nelle epoche successive.
Lo sviluppo della città, data la posizione decentrata rispetto alle principali direttrici commerciali che valicano l'Appennino, non è dovuto al commercio, ma alle sue sorgenti di acqua termale, sfruttate sia per le loro proprietà curative dai romani che vi si affollano anche come vacanze di otium.
Veleia diviene così capoluogo di una zona medio-appenninica che si estende tra i fiumi Trebbia e Taro e nel 42 d.c. ottiene la cittadinanza romana. Lo sviluppo del centro avviene durante la tarda repubblica, il in epoca augustea, nella prima metà del I secolo.
BIBLIO
- Augusto - Res gestae divi Augusti -
- Cassio Dione - Storia romana - libri LIII-LIX -
- Floro - Epitome di Storia romana - II -
- Svetonio - Vite dei Cesari - libri II-III -
- Velleio Patercolo - Storia di Roma - II -
- Pierangelo Lomagno - Il regno dei Cozii - Ivrea - Priuli & Verlucca - 1991 -
Successivamente al IV secolo a.c., gruppi di etnia celtica, in migrazione dalla Gallia verso l'Italia settentrionale, si aggiunsero e si fusero con i Taurini che furono però attaccati e vinti dall'esercito di Annibale nel 218 a.c., nella II Guerra Punica, quando superò le Alpi, assediando e distruggendo la città principale dei Taurini, Taurinia (oggi Torino).
Con la sconfitta di Cartagine (202 a.c.), l'area cadde sotto l''influenza romana, come zona di confine verso la Gallia, iniziando un'opera di romanizzazione che si concluse solo secoli dopo.
I Cozii conoscevano la potenza militare romana e sapevano che fine avevano fatto le tribù che le si erano opposte, i Romani conoscevano le difficoltà che avrebbero incontrato nel combattere i Liguri in ambiente montano e avevano bisogno di una via di comunicazione sicura per completare la conquista della Gallia e mantenerne il controllo.
Così, poco prima dell'impresa della Spagna (61 a.c.), Cesare, diretto in Spagna, da quell'abile diplomatico qual'era, andò a trattare con il Re Ligure Donno, ottenendo il transito indisturbato delle proprie truppe sul valico del Monginevro, con un patto che porterà fortuna al re e alla sua stirpe.
Si creò infatti un'alleanza che permise ai Cozii di prosperare, sia grazie al commercio transalpino, sia grazie agli ampliamenti territoriali che i Romani gli donarono dopo la sconfitta di tribù nemiche confinanti. Cesare riconosceva l'importanza di avere alleati fedeli ma forti in grado di guardare dalle invasioni il valico di confine.
Alla morte di Cesare, l'alleanza con Cesare Augusto venne ribadita dal figlio di Donno, Cozio che fece celebrare l'accordo realizzando, in onore di Augusto, un arco di trionfo a Segusio (Susa 9-8 a.c.), visibile ancora oggi, su cui son incisi, alla sommità, i nomi delle tribù che componevano il regno: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavii, Adanates, Savincates, Ectini, Veamini, Venisani, Iemerii, Vesubiani e Quarati.
Nell'accordo il regno di Cozio, il quale perse una parte del versante francese, ma ne ottenne altre a sud in dono. In onore di Cozio, le montagne della regione vennero chiamate Alpi Cozie. Alla morte di Cozio, succedette il figlio Donno II, a cui succedette il nipote Cozio II. Quest'ultimo, che regnerà a lungo, aumenterà il territorio amministrato dal nonno, grazie a doni territoriali concessi dall'Imperatore Claudio.
Dal I sec. a.c., la Val di Susa fu attraversata dalla Via delle Gallie, che terminava nello strategico Mons Matrona (passo del Monginevro), uno dei tre valichi utilizzabili in antico per raggiungere la Gallia.
I regnanti cozii sono stati visti molto positivamente dalle tribù celto-liguri alpine, come esempio di governo giusto e previdente. Nel IV sec. d.c. la tomba di Cozio era ancora venerata mentre, addirittura nel medioevo, Donno era venerato come un santo.
PORTA SAVOIA - SUSA |
IL PROTETTORATO
All'inizio i Romani considerarono il Regno dei Cozii, un protettorato autonomo dal 14 a.c.. Successivamente, per meglio integrare il regno nel sistema politico romano, concedettero il titolo di praefectus e la cittadinanza romana a Cozio (9-8 a.c.), che assunse il nome di Marcus Iulius Cottius e divenne a tutti gli effetti un re cozio e un prefetto romano.
I successori di Cozio, Donno II e Cozio II ereditarono la carica di re/prefetto. Con la morte di Cozio II (63 d.c.), in assenza di eredi, Nerone (37 - 68) costituì la provincia romana, retta da un procurator Augusti di rango centenario (Svet., Nero, 18).
All'inizio i Romani considerarono il Regno dei Cozii, un protettorato autonomo dal 14 a.c.. Successivamente, per meglio integrare il regno nel sistema politico romano, concedettero il titolo di praefectus e la cittadinanza romana a Cozio (9-8 a.c.), che assunse il nome di Marcus Iulius Cottius e divenne a tutti gli effetti un re cozio e un prefetto romano.
I successori di Cozio, Donno II e Cozio II ereditarono la carica di re/prefetto. Con la morte di Cozio II (63 d.c.), in assenza di eredi, Nerone (37 - 68) costituì la provincia romana, retta da un procurator Augusti di rango centenario (Svet., Nero, 18).
PRAESES ALPIUM COTTIARUM
Verso la fine del III secolo, con la riforma di Diocleziano (244 - 313) la provincia perse i territori del versante occidentale delle Alpi a favore delle vicine Alpi Marittime, ma in compenso acquisì gran parte della Liguria e del Piemonte.
Verso la fine del III secolo, la provincia entrò a far parte della diocesi dell'Italia Annonaria, come testimoniano documenti dell'epoca tra cui il Laterculus Veronensis e la Notitia dignitatum.
Nella Notitia Dignitatum si legge infatti, nell'elenco delle province, un praeses Alpium Cottiarum (provincia delle Alpi Cozie). Sia la Notitia dignitatum che il Laterculus Veronensis collocano le Alpi Cozie nella diocesi dell'Italia non suddividendo quest'ultima in Italia Annonaria e Suburbicaria perché, per usare le parole del Jones, «l'Italia, in realtà, anche se non ufficialmente, consisteva di due diocesi, l'Italia Annonaria, che comprendeva la Rezia e le Alpi Cozie oltre al resto della Penisola a nord degli Appennini, e la diocesi dell'Italia Suburbicaria, che comprendeva l'Italia meridionale e le isole di Sicilia, Sardegna e Corsica»
(Jones, Vol. I, p. 47).
Verso la fine del III secolo, con la riforma di Diocleziano (244 - 313) la provincia perse i territori del versante occidentale delle Alpi a favore delle vicine Alpi Marittime, ma in compenso acquisì gran parte della Liguria e del Piemonte.
Verso la fine del III secolo, la provincia entrò a far parte della diocesi dell'Italia Annonaria, come testimoniano documenti dell'epoca tra cui il Laterculus Veronensis e la Notitia dignitatum.
Nella Notitia Dignitatum si legge infatti, nell'elenco delle province, un praeses Alpium Cottiarum (provincia delle Alpi Cozie). Sia la Notitia dignitatum che il Laterculus Veronensis collocano le Alpi Cozie nella diocesi dell'Italia non suddividendo quest'ultima in Italia Annonaria e Suburbicaria perché, per usare le parole del Jones, «l'Italia, in realtà, anche se non ufficialmente, consisteva di due diocesi, l'Italia Annonaria, che comprendeva la Rezia e le Alpi Cozie oltre al resto della Penisola a nord degli Appennini, e la diocesi dell'Italia Suburbicaria, che comprendeva l'Italia meridionale e le isole di Sicilia, Sardegna e Corsica»
(Jones, Vol. I, p. 47).
I due documenti riportano che l'Italia era suddivisa de jure in una sola diocesi, pur avendo due vicarii, il vicarius Italiae (con sede a Milano e giurisdizione limitata alle province dell'Italia Annonaria) e il vicarius urbis Romae (con sede a Roma, e giurisdizione limitata alle province dell'Italia Suburbicaria). Tuttavia, poiché il vicarius Italiae e il vicarius urbis Romae erano indipendenti tra loro, l'Italia era suddivisa in due diocesi.
La provincia romana delle Alpes Cottiae continuò ad esistere anche sotto le dominazioni di Odoacre e degli Ostrogoti. Anche alla fine di questa dominazione, che decretò il dominio bizantino dell'Italia intera, la provincia di Alpi Cozie perdurò e comprendeva Piemonte e Liguria.
In epoca bizantina era retta da uno "iudex provinciae", eletto dai vescovi e dai notabili locali, stando a quanto afferma la Prammatica Sanzione del 554 (una costituzione imperiale per temi rilevanti e di interesse generale che, promulgata su richiesta di un alto funzionario, entrava in vigore appena pubblicata).
Nella Guerra Gotica (535 - 553) le forze imperiali, guidate dal generale Narsete poterono riprendersi, dopo la morte in battaglia di Totila e del suo successore Teia, nel 553. con una completa vittoria per i Bizantini anche le Alpi Cozie. Ma la vittoria fu di breve durata, perchè le terre erano spopolate ormai a causa delle epidemie e delle guerre continue, che facilitarono il dominio dei longobardi in Italia.
Stando alle disposizioni della Prammatica Sanzione del 554, la provincia doveva essere governata da un governatore civile (Iudex provinciae) eletto dai vescovi e dai notabili.
Nell'epoca tardo-antica la provincia di Alpes Cottiae comprendeva Piemonte e Liguria, come confermato da Paolo Diacono, il quale afferma che essa si estendeva dalla Liguria verso il sud est fino al mar Tirreno, mentre a occidente era delimitata dai territori dei Galli.
In epoca bizantina era retta da uno "iudex provinciae", eletto dai vescovi e dai notabili locali, stando a quanto afferma la Prammatica Sanzione del 554 (una costituzione imperiale per temi rilevanti e di interesse generale che, promulgata su richiesta di un alto funzionario, entrava in vigore appena pubblicata).
Nella Guerra Gotica (535 - 553) le forze imperiali, guidate dal generale Narsete poterono riprendersi, dopo la morte in battaglia di Totila e del suo successore Teia, nel 553. con una completa vittoria per i Bizantini anche le Alpi Cozie. Ma la vittoria fu di breve durata, perchè le terre erano spopolate ormai a causa delle epidemie e delle guerre continue, che facilitarono il dominio dei longobardi in Italia.
Stando alle disposizioni della Prammatica Sanzione del 554, la provincia doveva essere governata da un governatore civile (Iudex provinciae) eletto dai vescovi e dai notabili.
Nell'epoca tardo-antica la provincia di Alpes Cottiae comprendeva Piemonte e Liguria, come confermato da Paolo Diacono, il quale afferma che essa si estendeva dalla Liguria verso il sud est fino al mar Tirreno, mentre a occidente era delimitata dai territori dei Galli.
«La quinta provincia dell'Italia è quella delle Alpi Cozie, che prendono il nome dal re Cozio, vissuto ai tempi di Nerone. Questa si estende dalla Liguria verso il sud est fino al mar Tirreno; a occidente è delimitata dai territori dei Galli. Comprende le città di Acqui, nota per le sue miti primavere, Tortona, il monastero di Bobbio, Genova e Savona.»
(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II,16.)
EPARCHIA URBICARIA
L'Eparchia sarebbe una riforma amministrativa dell'Italia attuata intorno al 580 dall'Imperatore Tiberio II (520-582), per riorganizzare l'amministrazione dell'Italia in modo da difendere i territori rimasti rendendoli in grado di respingere i Longobardi; essendo fallito, infatti, ogni tentativo di cacciarli, fu introdotto con la riforma il sistema dei tratti limitanei, anticipando la riforma dell'Esarcato, che fu realizzata alcuni anni dopo.
Intorno al 584 anche l'eparchia Urbicaria venne soppressa e la parte della Liguria rimasta bizantina assunse il nome di Provincia Maritima Italorum (in pratica l'odierna Liguria), cadendo in mano longobarda intorno al 643, in seguito alle conquiste di re Rotari, re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652.
ARCO DI SEGUSIO DEPREDATO DEI SUOI BRONZI |
GLI INSEDIAMENTI PRINCIPALI
Segusium - Susa
La guarnigione acquartierata a Susa era, al contrario delle province vicine, una coorte pretoria in quanto, come scrive Svetonio, a causa di una rivolta a Pollentia (Pollenzo, alla confluenza del Tanaro e della Stura), Tiberio (Svet., Tiberius, 37) vi inviò da Roma una coorte pretoria per sedare la sollevazione. La coorte formata esclusivamente da cittadini romani italici rimase a Segusio, per l'importanza strategica del valico del Monginevro, o perchè Tiberio voleva allontanare da sè questa potente coorte. La residenza dei governatori a Segusio (Susa), mantenne il nome celtico fino al VI secolo d.c., quando si latinizzò in Segusium. L'antica rocca celtica divenne la sede del procuratore, mentre nella valle si sviluppò la città romana. Il concilium provinciale doveva essere nella capitale. La città era amministrata da duumviri (o duoviri, magistrati in coppia) con un senato locale; i magistrati, della tribù Quirina, possedevano i tria nomina come i romani, e svolgevano lunghe carriere municipali. Il principale sacerdote della città erano il flamen Augusti e i seviri augustali.
Aqui Terme
Famosa perchè dopo essere stati attaccati e sconfitti a tradimento, in uno scontro, Battaglia di Caystum, avvenuto nel 173 a.c. tra le legioni del console Marco Popilio Lenate e la tribù ligure degli Statielli, questi ultimi non opposero resistenza, ma contravvenendo al diritto di guerra romano, il console li ridusse in schiavitù organizzandone la vendita. Ma un anno dopo il Senato si pronunciò per la prima volta a favore di una popolazione "barbara" e decretò la liberazione ed il risarcimento degli sconfitti. Tra il II ed il I secolo a.c. si formò così il centro urbano Aquae Statiellae o Aquae Statiellensium, a indicare che l'antico popolo, ormai romanizzato, non venne disperso.
L'importanza della città crebbe con la costruzione nel 109 a.c. della via Aemilia Scauri, che univa Dertona (Tortona) a Vada Sabatia (Vado Ligure), passando per Acqui e per il Passo di Cadibona. In età imperiale questa via fu ridenominata via Julia Augusta: essa era tra i maggiori collegamenti terrestri e congiungeva la pianura padana, attraverso la Riviera di Ponente, con la Gallia Narbonense e la Spagna.
Per i Romani divenuta, nell'età imperiale, il crocevia di grandi strade consolari, che conferivano alla romana Dertona Julia il ruolo di nodo strategico militare e civile che poi conservò nelle epoche successive.
SCAVI DI VELLEIA |
Velleia
Nel 158 a.c., con la sottomissione dei liguri al dominio di Roma, la zona viene occupata pacificamente dai romani e conosce così una fase di sviluppo diventando prima colonia latina nell'89 a.c. e poi municipio nel 49 a.c., ascritto alla famiglia patrizia dei Galeria. Lo sviluppo della città, data la posizione decentrata rispetto alle principali direttrici commerciali che valicano l'Appennino, non è dovuto al commercio, ma alle sue sorgenti di acqua termale, sfruttate sia per le loro proprietà curative dai romani che vi si affollano anche come vacanze di otium.
Veleia diviene così capoluogo di una zona medio-appenninica che si estende tra i fiumi Trebbia e Taro e nel 42 d.c. ottiene la cittadinanza romana. Lo sviluppo del centro avviene durante la tarda repubblica, il in epoca augustea, nella prima metà del I secolo.
Bobbio
Il nucleo romano di Bobium risale probabilmente al periodo della romanizzazione antecedente il IV secolo durante la prima dominazione del territorio di Velleia, nel pagus denominato Bagiennus.
Genova
Sconfitta Cartagine, Roma si servì di Genova come base di appoggio per le sue incursioni verso il nord, tra il 191 e il 154 a.c., contro le tribù liguri dell'entroterra, da decenni alleate con Cartagine. Fu in questo periodo che lo scalo genovese divenne porto di scambio con le città romane dell'entroterra: Tortona (Derthona) e Piacenza (Placentia). In età augustea Genova, con la Liguria, fece parte della Regio IX.Savona
Roma sottomise Savona attorno al 180 a.c. e quest'ultima venne, dalla fine del II secolo a.c, a soppiantare il ruolo di Genova come porto principale della Liguria, prosperando e abbellendosi.
Scingomago (Exilles)
Posta a 870 m s.l.m. in Alta Val di Susa, giace all'interno di una stretta gola della Dora Riparia.Cesao (Cesana Torinese)
Il centro si trovava e si trova sul tracciato della strada romana che portava dalla Pianura Padana alle Gallie.Ocelo (Lesseau)
L'oppidum chiamato Ocelum. presso l'attuale Avigliana (a 20 km da Torino), punto di scambio presso il limes che separava il Regno dei Cozii, dai territori controllati direttamente dai Romani.BIBLIO
- Augusto - Res gestae divi Augusti -
- Cassio Dione - Storia romana - libri LIII-LIX -
- Floro - Epitome di Storia romana - II -
- Svetonio - Vite dei Cesari - libri II-III -
- Velleio Patercolo - Storia di Roma - II -
- Pierangelo Lomagno - Il regno dei Cozii - Ivrea - Priuli & Verlucca - 1991 -
- J. Prieur - La province romaine des Alpes Cottiennes - Villerbaune - 1968 -
- C. Letta - La dinastia dei Cozi e la romanizzazione delle Alpi occidentali - Athenaeum - 1976 -
- Antonio Spinosa - Augusto. Il grande baro - Milano - Mondadori - 1996 -
- H. Herbst - De sacerdotiis Romanorum municipalibus - Halle -1883 -
- C. Letta - La dinastia dei Cozi e la romanizzazione delle Alpi occidentali - Athenaeum - 1976 -
- Antonio Spinosa - Augusto. Il grande baro - Milano - Mondadori - 1996 -
- H. Herbst - De sacerdotiis Romanorum municipalibus - Halle -1883 -