MANUELE E MARIA |
Nascita: Costantinopoli, 28 novembre 1118
Morte: Costantinopoli, 24 settembre 1180
Regno: 8 aprile 1143 - 24 settembre 1180
Padre: Giovanni II Comneno
I Moglie: Berta di Sulzbach, cognata di Corrado III di Svevia e figlia di Berengario II di Sulzbach e di Adelaide di Dießen-Wolfratshausen.
Figli legittimi:
- Maria Comnena (1152–1182), moglie di Ranieri del Monferrato
- Anna Comnena (1154–1158).
II Moglie: Maria Xene, figlia di Raimondo di Poitiers e Costanza d'Antiochia. Da questo matrimonio nacque il Figlio legittimo : Alessio II Comneno, che gli successe nel 1180.
Figli illegittimi:
I Moglie: Berta di Sulzbach, cognata di Corrado III di Svevia e figlia di Berengario II di Sulzbach e di Adelaide di Dießen-Wolfratshausen.
Figli legittimi:
- Maria Comnena (1152–1182), moglie di Ranieri del Monferrato
- Anna Comnena (1154–1158).
II Moglie: Maria Xene, figlia di Raimondo di Poitiers e Costanza d'Antiochia. Da questo matrimonio nacque il Figlio legittimo : Alessio II Comneno, che gli successe nel 1180.
Figli illegittimi:
- Da Teodora ebbe:
- Alessio Comneno, nato intorno ai primi anni del 1160, sposo di Irene Comnena, figlia illegittima di Andronico I Comneno;
- Da Maria Taronitissa, moglie di Giovanni Comneno, padre di Maria Comnena, già regina di Gerusalemme ebbe:
- Alessio Comneno Pinkernes, protagonista contro l'invasione normanna del 1185 a Tessalonica;
- Da donne sconosciute ebbe:
- due figlie dai nomi sconosciuti, da cui però è certa la discendenza rispettiva di Manuele Maurozomes e Demetrio Tornikes.
- Alessio Comneno, nato intorno ai primi anni del 1160, sposo di Irene Comnena, figlia illegittima di Andronico I Comneno;
- Da Maria Taronitissa, moglie di Giovanni Comneno, padre di Maria Comnena, già regina di Gerusalemme ebbe:
- Alessio Comneno Pinkernes, protagonista contro l'invasione normanna del 1185 a Tessalonica;
- Da donne sconosciute ebbe:
- due figlie dai nomi sconosciuti, da cui però è certa la discendenza rispettiva di Manuele Maurozomes e Demetrio Tornikes.
Manuele I Comneno (in greco antico: Μανουήλ Α'Κομνηνός, Manouel I Komnenos) è stato un imperatore bizantino, basileus dei romei dall'8 aprile 1143 fino alla sua morte, che per i suoi atti di eroismo in battaglia il popolo lo salutava come il "nuovo Acritis", dal famoso romanzo cavalleresco bizantino "Digenis Akritas", ('di due stirpi') l'eroe mitico uccisore di draghi della frontiera bizantina.
Manuele si aprì alla civiltà e alla cultura occidentale, introducendo alla sua corte il gioco francese dei tornei, riformando l'assetto amministrativo dell'impero e concedendo numerose cariche governative agli europei. Ebbe però una relazione incestuosa con la figlia di suo fratello e spesso fu troppo impetuoso, causa di gravi sconfitte bizantine, sia ad Occidente che ad Oriente
Egli era il quartogenito di Giovanni II Comneno, descritto di bell'aspetto, alto e dai modi affabili, ma pure grande generale, esperto cavaliere e abile diplomatico, portato anche per l'arte, le scienze, la retorica e la teologia.
Malgrado non fosse l'erede al trono designato, avendo i fratelli maggiori Alessio, Andronico ed Isacco, a 18 anni il padre volle sposasse Costanza d'Antiochia, ma per volere della madre, la principessa Alice di Gerusalemme, Costanza, di appena sette anni, venne data in sposa a Raimondo di Poitiers, figlio del duca Guglielmo IX d'Aquitania.
All'inizio del 1143, Giovanni II partì con i suoi figli per riprendere il pieno controllo della regione di Attalia, in possesso dei turchi selgiuchidi. Ma il primogenito Alessio Comneno, erede al trono, morì a causa di una febbre durante il viaggio. Il padre ordinò ai due figli più grandi, Andronico ed Isacco, di trasportare le spoglie del loro fratello a Costantinopoli ma nel corso del viaggio anche Andronico (designato erede al trono) morì della stessa malattia.
Nello stesso anno Giovanni si ammalò gravemente, per una ferita accidentale durante una battuta di caccia, ma prima di morire, il 5 aprile, giorno di Pasqua, proclamò Manuele imperatore bizantino, scavalcando il terzogenito Isacco, ritenuto meno idoneo. Tre giorni dopo la proclamazione, l'8 aprile, Giovanni morì.
In breve tempo Axuch, il grande amico dell'imperatore Giovanni raggiunse Costantinopoli, dove la notizia della morte dell'Imperatore non era ancora giunta. Arrestò Isacco, fratello di Manuele, e lo zio, fratello del padre defunto, anch'egli di nome Isacco.
Poi si diresse verso Santa Sofia, dove radunò il clero e promise che, se avessero incoronato Manuele a Santa Sofia, sarebbero state donate cento piastre d'argento ogni anno alla basilica. L'offerta venne accettata e, quando Manuele arrivò a metà luglio del 1143 e nominò patriarca di Costantinopoli Michele II Curcuas il clero dette il proprio consenso e nell'agosto dello stesso anno fu incoronato basileus autocratore dei Romei.
Dopo qualche giorno Manuele dette l'ordine di liberare il fratello superstite e lo zio, che non rappresentavano più un pericolo per lui. Naturalmente la nobiltà fondiaria non accettò la decisione ma Manuele nominò Giovanni Axuch suo gran domestico (carica che ricopriva anche sotto Giovanni II), ordinandogli di recarsi a Bisanzio e di far arrestare suo fratello Isacco, in quanto questi aveva le chiavi del tesoro e delle insegne imperiali.
LA PRIMA MOGLIE
Manuele sposò Berta di Sulzbach (che si chiamò Irene), cognata dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, Corrado III, figlia di Berengario II di Sulzbach e di Adelaide di Dießen-Wolfratshausen, molto religiosa, che odiava la cura del corpo e che non poteva soddisfare i desideri di Manuele. Berta però rafforzò l'alleanza tra Manuele e Corrado, il quale venne in visita a Costantinopoli nel 1148. Dal matrimonio nacquero due figlie, Maria (la primogenita) e Anna, ma nessun figlio maschio.
CAMPAGNA DI ANTIOCHIA
Agli inizi del 1144 Manuele inviò un'imponente flotta ed un grande esercito a riconquistare i castelli vicini ad Antiochia, in quanto Raimondo di Poitiers, dopo la morte di Giovanni II, si era affrettato a riprenderne possesso, vanificando il giuramento al padre di Manuele. L'esercito bizantino riuscì ad espugnare i castelli e saccheggiò le campagne intorno ad Antiochia, mentre la flotta affondò quella nemica e catturò gli abitanti che vivevano nei pressi della città, deportandoli nell'Impero.
A Natale del 1144 il turco Zengi annettè la contea crociata di Edessa al suo Sultanato, suscitando la reazione di tutti gli Stati crociati. Raimondo d'Antiochia dovette implorare Manuele che gli concesse dei soldati solo dopo che Raimondo si fu inginocchiato sulla tomba di Giovanni II Comneno.
Nel 1145 Luigi VII di Francia, appena venticinquenne, prese parte con le sue armate alla II crociata e nel 1147 partì verso Oriente. Manuele I ricordava le difficoltà di suo nonno, Alessio I Comneno, con la I crociata, così fece in modo di evitare gli scontri, riempiendo i depositi imperiali di vettovaglie per l'esercito occidentale, evitando la reazione dei contadini sottoposti a sequestri di cibo senza risarcimento da parte dei crociati latini.
- La prima armata che arrivò fu quella tedesca, guidata da Corrado III, piena di fanatici religiosi, soldati senza scrupoli e criminali, convinti dal papa che chiunque fosse partito per la Terra Santa avrebbe ricevuto il perdono di ogni suo peccato.
Appena giunti in territorio bizantino, iniziarono a razziare le comunità rurali e a distruggere abitazioni, con atti di violenza omicida. Manuele gli spedì subito soldati bizantini (per lo più Peceneghi), che li scortassero fino a Costantinopoli.
Manuele pretese che Corrado III gli giurasse fedeltà e che ogni città che avrebbe conquistato sarebbe dovuta tornare all'impero bizantino, e lo chiese anche Luigi VII con la sua armata, ben più esperta ed ordinata di quella tedesca, con Eleonora d'Aquitania ed altre dame, e ambedue giurarono, ma i francesi, che non amavano né tedeschi né bizantini, erano amareggiati per la tregua sancita da Manuele coi turchi.
Manuele, conscio che i crociati rappresentavano una minaccia peggiore dei turchi, essendo in grado di spodestarlo in qualunque momento coalizzando le forze, fece si che i crociati fossero riforniti di viveri, e consigliò loro di tenersi presso la costa anatolica, che era ancora sotto controllo bizantino, e di stare attenti a non sprecare acqua perché in quelle zone sarebbe stato difficile trovarne altra.
Venne a sapere però che alcuni soldati francesi e tedeschi volevano attaccare Costantinopoli, così fece spargere la voce che in Anatolia un enorme esercito turco si stava mobilitando e che, se i crociati non fossero subito sbarcati in Asia minore, i cristiani ne sarebbero stati annientati.
Manuele seppe poi che l'esercito crociato tedesco era stato affrontato dai turchi, il 25 ottobre nei pressi di Dorylaeum e sterminato, e che la flotta del re Ruggero II di Sicilia, comandata da Giorgio d'Antiochia, stava per arrivare a Costantinopoli.
I siciliani espugnarono Corfù (1147) poi razziarono Atene e Corinto, giungendo fino a Tebe, centro dell'industria serica bizantina, dove razziarono pezze e broccati, e rapirono le migliori tessitrici dell'impero, in seguito obbligate a lavorare per l'industria serica del regno Normanno.
Quando Giorgio d'Antiochia tornò a Palermo da trionfatore, Manuele si rivolse ai veneziani che promisero aiuto in cambio di più privilegi commerciali. Ma soltanto in autunno le marine bizantina e veneziana riuscirono a effettuare il blocco marittimo di Corfù.
Luigi odiava i bizantini e non tenne conto del consiglio di Manuele di tenersi vicino alle coste, cosicché fu varie volte attaccato da scorrerie turche ma ne attribuì la colpa ai bizantini, che lo avevano tradito con il trattato di pace stipulato coi turchi. Si vide costretto pertanto ad abbandonare i crociati suoi compatrioti al loro destino e ad imbarcarsi in Attalia. I resti di quella grande armata raggiunsero Antiochia nei giorni di Pasqua del 1148.
LA CAMPAGNA IN ITALIA
Corrado III del regno di Germania l'8 settembre 1148 si imbarcò su una nave diretta a Tessalonica e Manuele gli inviò una scorta che lo portasse a Costantinopoli. Manuele e Corrado erano buoni amici e Teodora, nipote di Manuele, sposò il duca Enrico II d'Austria, fratello di Corrado; dopo questo matrimonio i due imperatori si accordarono per compiere una campagna in Italia.
Manuele ricevette un rapporto su quaranta navi normanne guidate dal traditore Giorgio d'Antiochia che erano arrivate sotto le mura marittime di Costantinopoli ed avevano saccheggiato numerose ville patrizie lungo la costa del Bosforo. Poi Manuele assediò Corfù ma si concluse con la resa degli assediati solamente nel settembre del 1149.
Intanto Luigi e Ruggero formarono una lega contro l'Impero Bizantino per minare il potere di Manuele, che Luigi riteneva responsabile del fallimento della II crociata, sostenendo che l'imperatore bizantino avesse fornito informazioni cruciali ai turchi.
Ruggero rivendicò Antiochia e Gerusalemme, ma i serbi ed i bavaresi furono nel frattempo sconfitti, cosicché la campagna in Italia di Corrado poté essere avviata.
Venezia aveva promesso il suo appoggio marittimo all'Impero bizantino, e anche il Papa era pronto a sostenere la missione. Ma nel 1152 Corrado III morì a Bamberga e gli succedette il nipote Federico I di Svevia, poi soprannominato Federico Barbarossa, al quale lo zio morente raccomandò di rispettare il patto con Manuele.
Dopo un solo anno Federico firmò un trattato col Papa, che sanciva la comune spartizione delle terre conquistate dell'Italia meridionale.
Intanto morì Bernardo di Chiaravalle, fautore della II crociata e pure re Ruggero a cui succedette Guglielmo il Malo. Federico iniziò una campagna punitiva contro i comuni italiani del nord e, dopo essersi assicurato l'appoggio del pontefice, fu incoronato Imperatore a Roma.
LA CAMPAGNA IN ITALIA
A Manuele giunse notizia che i baroni di Puglia, che odiavano gli Altavilla, avevano intenzione di ribellarsi e di tornare sotto la protezione di Bisanzio. Quindi l'imperatore nel 1155 spedì loro i suoi due migliori generali: Michele Paleologo e Giovanni Ducas per mettersi in contatto con loro e magari con Federico che però disse di no ai due inviati bizantini.
Allora i bizantini si unirono agli eserciti dei baroni pugliesi, e attaccarono Bari che si arrese velocemente, e l'esercito siciliano di Guglielmo I fu decimato nei pressi di Andria. Nel 1155 il conte Roberto di Loritello, a capo della ribellione, incontrò Michele Paleologo e raggiunsero un accordo: i nobili che si erano rivoltati agli Altavilla avrebbero goduto di vantaggi economici e di potere a Costantinopoli, e il Regno di Sicilia sarebbe tornato a far parte dell'Impero bizantino.
Il 29 settembre 1155 il Papa si mise in marcia col suo esercito in accordo con l'Imperatore bizantino e i vassalli pugliesi promisero fedeltà all'Imperatore di Bisanzio. In pochissimo tempo Manuele ed il Papa conquistarono tutta la Puglia e la Campania.
Ma Guglielmo riorganizzò il suo esercito e nel 1156 puntò su Brindisi, dove i bizantini stavano assediando la città. Fioccarono le diserzioni, Michele Paleologo era già morto in battaglia e Giovanni Ducas con un esercito drasticamente ridotto, e fu sconfitto e fatto prigioniero con i suoi bizantini e i ribelli normanni che non avevano disertato.
Manuele inviò alla corte di Guglielmo, Alessio Axuch, figlio del suo Gran Domestico Giovanni per contrattare la pace con Guglielmo. Nel 1158 l'Impero bizantino concluse una pace segreta con il Regno di Sicilia. I baroni normanni ribelli, senza più finanziamenti da parte dell'Impero bizantino, si videro costretti ad abbandonare le conquiste fatte.
Rinaldo andò quindi nell'accampamento di Manuele, vestito di tela di sacco, e chiese udienza al sovrano che gli pose tre condizioni:
- Antiochia doveva arrendersi immediatamente,
- sarebbe diventata un thema dell'impero bizantino e avrebbe dovuto fornire una guarnigione a Bisanzio.
- il patriarca latino sarebbe stato inoltre esiliato, ed al suo posto vene sarebbe stato uno ortodosso.
Rinaldo giurò, e Thoros, costretto a ripararsi tra le montagne, si riappacificherà con l'imperatore, solo grazie alla mediazione del re Baldovino III di Gerusalemme. Poi l'imperatore preparò una spedizione contro Thoros II d'Armenia (Teodoro) figlio di Leone I d'Armenia, evaso dalla prigione di Costantinopoli nel 1143, odiato da Manuele per l'omicidio del governatore imperiale di Mamistra, compiuto nel 1151, ancora impunito.
Inoltre Rinaldo di Châtillon, principe di Antiochia, secondogenito della potente famiglia degli Châtillon, che nella II crociata era riuscito a crearsi un feudo in Oriente, Antiochia, nel 1149 vide l'esercito di Raimondo accerchiato e massacrato dall'emiro Norandino.
Raimondo morì e il suo cranio fu usato come ricordo della battaglia e ricoperto d'argento, e Rinaldo fu uno dei pochissimi a salvarsi nella battaglia. Nel 1153 Rinaldo sposò Costanza d'Antiochia, principessa dello stato crociato d'Antiochia, dal 1131 alla sua morte.
Rinaldo aveva promesso a Manuele, in cambio del suo riconoscimento come Principe d'Antiochia, di consegnare Thoros alla giustizia, e invece insieme a Thoros attaccò Cipro abbandonandosi ai saccheggi. Nell'autunno del 1158, Manuele I si incamminò verso questa regione con un grande esercito.
Giunto a Gerusalemme da Baldovino III che aveva sposato Teodora, sua nipote, Manuele gli propose di partecipare ai festeggiamenti per la conquista di Antiochia. Così nel 1159, domenica di Pasqua, Manuele entrò trionfante ad Antiochia insieme a Baldovino.
Ci furono otto giorni di festeggiamenti con un torneo (cosa sconosciuta nell'Impero bizantino), al quale partecipò persino Manuele. Manuele e Baldovino avviarono relazioni d'amicizia assai buone e, quando durante il torneo Baldovino si ferì perché disarcionato da cavallo, Manuele lo curò essendo esperto in medicina.
LA PACE CON NORANDINO
Con il trattato con Norandino i crociati di Antiochia si sottomettevano all'Impero bizantino solo quando erano in grave pericolo e la potenza di Norandino li avrebbe costretti a rimanere sotto la protezione imperiale molto a lungo.
Così il sultano Qilij Arslan II, dovette accettare che, in cambio della pace con Norandino, avrebbe restituito all'Impero bizantino tutte le città di popolazione greca conquistate in precedenza, avrebbe fermato le incursioni turcomanne in territori greco ed avrebbe dovuto fornire un contingente di militi a Manuele ogni qualvolta egli lo avrebbe richiesto.
Quando Manuele partì da Antiochia, i rapporti tra Bisanzio e i crociati erano buoni, e sarebbero rimasti tali se Manuele avesse attaccato Aleppo. Quando invece l'imperatore arrivò col suo esercito alla frontiera musulmana, gli vennero incontro gli ambasciatori dell'Emiro Norandino, che offriva la pace, impegnandosi a liberare tutti i prigionieri cristiani, circa seimila, e ad avviare una campagna contro i turchi selgiuchidi.
Manuele accettò l'offerta e ripartì per Costantinopoli. Ma i crociati si risentirono perchè Michele aveva percorso tutta l'Asia minore con un grande esercito, senza combattere, concludendo invece la pace con i musulmani e abbandonando l'armata cristiana. Manuele dovette tornare in fretta al Palazzo Imperiale dove si parlava già di una sua deposizione.
LA PACE CON QILIJ ARSIAN II
Bisanzio era al massimo della sua potenza, dopo la catastrofica battaglia di Manzicerta del 1071: il sultano aveva firmato la pace con Bisanzio e gli versava tributi annuali, così come l'atabeg di Aleppo. La via verso la Terra Santa per i pellegrini era di nuovo aperta. Ma i crociati erano adirati per il mancato impegno bellico di Manuele contro i musulmani.
Manuele ricevette il sultano turco assiso su un trono rivestito d'oro, incastonato di rubini e zaffiri e circondato di perle, e indossava un medaglione con un rubino grande come una mela. Il sultano rimase a Costantinopoli per ottanta giorni. I pranzi e le cene venivano serviti su piatti d'oro e d'argento che furono poi regalati al sultano. Furono anche dati banchetti, tornei, combattimenti e persino una simulazione navale, durante la quale fu mostrata la potenza del fuoco greco, che impressionò il sultano turco.
LE SECONDE NOZZE
All'inizio 1160 era intanto morta l'imperatrice Irene, lasciando soltanto due figlie a Manuele che voleva a tutti i costi un erede maschio che un giorno potesse reggere l'Impero. A Natale del 1161, Manuele sposò allora la bellissima figlia che Costanza d'Antiochia aveva avuto da Raimondo di Poitiers.
Nel 1177 il nuovo Doge di Venezia, Sebastiano Ziani, organizzò la riconciliazione tra papa Alessandro III e Federico Barbarossa che voleva assoggettare i comuni del nord Italia.
CONTRO I VENEZIANI
Nel 1162 morì il re di Ungheria, senza eredi; la guerra per la successione durò fino al 1167, quando Manuele mosse contro la Dalmazia, la Bosnia e la Croazia, conquistandole, andando così poi in trionfo a Costantinopoli l'8 luglio del 1167.
Venezia, soppiantata commercialmente dalle buone relazioni di Bisanzio con Ancona, Genova, Pisa e Amalfi chiese a tutti i veneziani all'estero di rimpatriare e li arruolò nell'esercito. Nel 1171 salparono da Venezia 150 navi, comandate dal doge Vitale II Michiel. Gli ambasciatori bizantini offrirono la riconsegna dei beni e degli antichi privilegi ai veneziani, a patto che si recassero nella capitale.
Vitale Michiel acconsentì recandosi a Costantinopoli, mentre la marina veneziana aspettava a Chio.
Durante il viaggio però sulle navi veneziane scoppiò la peste e poco dopo ritornarono gli ambasciatori veneziani con la notizia che l'Impero bizantino non aveva fatto concessioni. Vitale Michiel tornò a Venezia, dove però fu linciato dalla popolazione, per aver portato la peste e aver fallito spedizione punitiva contro Bisanzio.
A Costantinopoli ormai viveva una ricca comunità veneziana, che contendeva il monopolio del Mediterraneo Orientale, alle altre città marinare. Così quando il quartiere genovese vicino a Costantinopoli, Galata, fu incendiato da alcuni cittadini veneziani e dalla malavita bizantina, Michele ordinò di imprigionare tutti i veneziani confiscandone le navi, i beni e le proprietà. Soltanto nella capitale furono imprigionati 10.000 veneziani.
Manuele si aprì alla civiltà e alla cultura occidentale, introducendo alla sua corte il gioco francese dei tornei, riformando l'assetto amministrativo dell'impero e concedendo numerose cariche governative agli europei. Ebbe però una relazione incestuosa con la figlia di suo fratello e spesso fu troppo impetuoso, causa di gravi sconfitte bizantine, sia ad Occidente che ad Oriente
Egli era il quartogenito di Giovanni II Comneno, descritto di bell'aspetto, alto e dai modi affabili, ma pure grande generale, esperto cavaliere e abile diplomatico, portato anche per l'arte, le scienze, la retorica e la teologia.
Malgrado non fosse l'erede al trono designato, avendo i fratelli maggiori Alessio, Andronico ed Isacco, a 18 anni il padre volle sposasse Costanza d'Antiochia, ma per volere della madre, la principessa Alice di Gerusalemme, Costanza, di appena sette anni, venne data in sposa a Raimondo di Poitiers, figlio del duca Guglielmo IX d'Aquitania.
LA MORTE DEI DUE FRATELLI
Nello stesso anno Giovanni si ammalò gravemente, per una ferita accidentale durante una battuta di caccia, ma prima di morire, il 5 aprile, giorno di Pasqua, proclamò Manuele imperatore bizantino, scavalcando il terzogenito Isacco, ritenuto meno idoneo. Tre giorni dopo la proclamazione, l'8 aprile, Giovanni morì.
L'INTERVENTO DI AXUCH
In breve tempo Axuch, il grande amico dell'imperatore Giovanni raggiunse Costantinopoli, dove la notizia della morte dell'Imperatore non era ancora giunta. Arrestò Isacco, fratello di Manuele, e lo zio, fratello del padre defunto, anch'egli di nome Isacco.
Poi si diresse verso Santa Sofia, dove radunò il clero e promise che, se avessero incoronato Manuele a Santa Sofia, sarebbero state donate cento piastre d'argento ogni anno alla basilica. L'offerta venne accettata e, quando Manuele arrivò a metà luglio del 1143 e nominò patriarca di Costantinopoli Michele II Curcuas il clero dette il proprio consenso e nell'agosto dello stesso anno fu incoronato basileus autocratore dei Romei.
Dopo qualche giorno Manuele dette l'ordine di liberare il fratello superstite e lo zio, che non rappresentavano più un pericolo per lui. Naturalmente la nobiltà fondiaria non accettò la decisione ma Manuele nominò Giovanni Axuch suo gran domestico (carica che ricopriva anche sotto Giovanni II), ordinandogli di recarsi a Bisanzio e di far arrestare suo fratello Isacco, in quanto questi aveva le chiavi del tesoro e delle insegne imperiali.
LA PRIMA MOGLIE
Manuele sposò Berta di Sulzbach (che si chiamò Irene), cognata dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, Corrado III, figlia di Berengario II di Sulzbach e di Adelaide di Dießen-Wolfratshausen, molto religiosa, che odiava la cura del corpo e che non poteva soddisfare i desideri di Manuele. Berta però rafforzò l'alleanza tra Manuele e Corrado, il quale venne in visita a Costantinopoli nel 1148. Dal matrimonio nacquero due figlie, Maria (la primogenita) e Anna, ma nessun figlio maschio.
CAMPAGNA DI ANTIOCHIA
Agli inizi del 1144 Manuele inviò un'imponente flotta ed un grande esercito a riconquistare i castelli vicini ad Antiochia, in quanto Raimondo di Poitiers, dopo la morte di Giovanni II, si era affrettato a riprenderne possesso, vanificando il giuramento al padre di Manuele. L'esercito bizantino riuscì ad espugnare i castelli e saccheggiò le campagne intorno ad Antiochia, mentre la flotta affondò quella nemica e catturò gli abitanti che vivevano nei pressi della città, deportandoli nell'Impero.
A Natale del 1144 il turco Zengi annettè la contea crociata di Edessa al suo Sultanato, suscitando la reazione di tutti gli Stati crociati. Raimondo d'Antiochia dovette implorare Manuele che gli concesse dei soldati solo dopo che Raimondo si fu inginocchiato sulla tomba di Giovanni II Comneno.
Nel 1145 Luigi VII di Francia, appena venticinquenne, prese parte con le sue armate alla II crociata e nel 1147 partì verso Oriente. Manuele I ricordava le difficoltà di suo nonno, Alessio I Comneno, con la I crociata, così fece in modo di evitare gli scontri, riempiendo i depositi imperiali di vettovaglie per l'esercito occidentale, evitando la reazione dei contadini sottoposti a sequestri di cibo senza risarcimento da parte dei crociati latini.
- La prima armata che arrivò fu quella tedesca, guidata da Corrado III, piena di fanatici religiosi, soldati senza scrupoli e criminali, convinti dal papa che chiunque fosse partito per la Terra Santa avrebbe ricevuto il perdono di ogni suo peccato.
Appena giunti in territorio bizantino, iniziarono a razziare le comunità rurali e a distruggere abitazioni, con atti di violenza omicida. Manuele gli spedì subito soldati bizantini (per lo più Peceneghi), che li scortassero fino a Costantinopoli.
Manuele pretese che Corrado III gli giurasse fedeltà e che ogni città che avrebbe conquistato sarebbe dovuta tornare all'impero bizantino, e lo chiese anche Luigi VII con la sua armata, ben più esperta ed ordinata di quella tedesca, con Eleonora d'Aquitania ed altre dame, e ambedue giurarono, ma i francesi, che non amavano né tedeschi né bizantini, erano amareggiati per la tregua sancita da Manuele coi turchi.
Manuele, conscio che i crociati rappresentavano una minaccia peggiore dei turchi, essendo in grado di spodestarlo in qualunque momento coalizzando le forze, fece si che i crociati fossero riforniti di viveri, e consigliò loro di tenersi presso la costa anatolica, che era ancora sotto controllo bizantino, e di stare attenti a non sprecare acqua perché in quelle zone sarebbe stato difficile trovarne altra.
Venne a sapere però che alcuni soldati francesi e tedeschi volevano attaccare Costantinopoli, così fece spargere la voce che in Anatolia un enorme esercito turco si stava mobilitando e che, se i crociati non fossero subito sbarcati in Asia minore, i cristiani ne sarebbero stati annientati.
Manuele seppe poi che l'esercito crociato tedesco era stato affrontato dai turchi, il 25 ottobre nei pressi di Dorylaeum e sterminato, e che la flotta del re Ruggero II di Sicilia, comandata da Giorgio d'Antiochia, stava per arrivare a Costantinopoli.
I siciliani espugnarono Corfù (1147) poi razziarono Atene e Corinto, giungendo fino a Tebe, centro dell'industria serica bizantina, dove razziarono pezze e broccati, e rapirono le migliori tessitrici dell'impero, in seguito obbligate a lavorare per l'industria serica del regno Normanno.
Quando Giorgio d'Antiochia tornò a Palermo da trionfatore, Manuele si rivolse ai veneziani che promisero aiuto in cambio di più privilegi commerciali. Ma soltanto in autunno le marine bizantina e veneziana riuscirono a effettuare il blocco marittimo di Corfù.
Luigi odiava i bizantini e non tenne conto del consiglio di Manuele di tenersi vicino alle coste, cosicché fu varie volte attaccato da scorrerie turche ma ne attribuì la colpa ai bizantini, che lo avevano tradito con il trattato di pace stipulato coi turchi. Si vide costretto pertanto ad abbandonare i crociati suoi compatrioti al loro destino e ad imbarcarsi in Attalia. I resti di quella grande armata raggiunsero Antiochia nei giorni di Pasqua del 1148.
LA CAMPAGNA IN ITALIA
Corrado III del regno di Germania l'8 settembre 1148 si imbarcò su una nave diretta a Tessalonica e Manuele gli inviò una scorta che lo portasse a Costantinopoli. Manuele e Corrado erano buoni amici e Teodora, nipote di Manuele, sposò il duca Enrico II d'Austria, fratello di Corrado; dopo questo matrimonio i due imperatori si accordarono per compiere una campagna in Italia.
Manuele ricevette un rapporto su quaranta navi normanne guidate dal traditore Giorgio d'Antiochia che erano arrivate sotto le mura marittime di Costantinopoli ed avevano saccheggiato numerose ville patrizie lungo la costa del Bosforo. Poi Manuele assediò Corfù ma si concluse con la resa degli assediati solamente nel settembre del 1149.
Intanto Luigi e Ruggero formarono una lega contro l'Impero Bizantino per minare il potere di Manuele, che Luigi riteneva responsabile del fallimento della II crociata, sostenendo che l'imperatore bizantino avesse fornito informazioni cruciali ai turchi.
Ruggero rivendicò Antiochia e Gerusalemme, ma i serbi ed i bavaresi furono nel frattempo sconfitti, cosicché la campagna in Italia di Corrado poté essere avviata.
Venezia aveva promesso il suo appoggio marittimo all'Impero bizantino, e anche il Papa era pronto a sostenere la missione. Ma nel 1152 Corrado III morì a Bamberga e gli succedette il nipote Federico I di Svevia, poi soprannominato Federico Barbarossa, al quale lo zio morente raccomandò di rispettare il patto con Manuele.
Dopo un solo anno Federico firmò un trattato col Papa, che sanciva la comune spartizione delle terre conquistate dell'Italia meridionale.
Intanto morì Bernardo di Chiaravalle, fautore della II crociata e pure re Ruggero a cui succedette Guglielmo il Malo. Federico iniziò una campagna punitiva contro i comuni italiani del nord e, dopo essersi assicurato l'appoggio del pontefice, fu incoronato Imperatore a Roma.
LA CAMPAGNA IN ITALIA
A Manuele giunse notizia che i baroni di Puglia, che odiavano gli Altavilla, avevano intenzione di ribellarsi e di tornare sotto la protezione di Bisanzio. Quindi l'imperatore nel 1155 spedì loro i suoi due migliori generali: Michele Paleologo e Giovanni Ducas per mettersi in contatto con loro e magari con Federico che però disse di no ai due inviati bizantini.
Allora i bizantini si unirono agli eserciti dei baroni pugliesi, e attaccarono Bari che si arrese velocemente, e l'esercito siciliano di Guglielmo I fu decimato nei pressi di Andria. Nel 1155 il conte Roberto di Loritello, a capo della ribellione, incontrò Michele Paleologo e raggiunsero un accordo: i nobili che si erano rivoltati agli Altavilla avrebbero goduto di vantaggi economici e di potere a Costantinopoli, e il Regno di Sicilia sarebbe tornato a far parte dell'Impero bizantino.
Il 29 settembre 1155 il Papa si mise in marcia col suo esercito in accordo con l'Imperatore bizantino e i vassalli pugliesi promisero fedeltà all'Imperatore di Bisanzio. In pochissimo tempo Manuele ed il Papa conquistarono tutta la Puglia e la Campania.
Ma Guglielmo riorganizzò il suo esercito e nel 1156 puntò su Brindisi, dove i bizantini stavano assediando la città. Fioccarono le diserzioni, Michele Paleologo era già morto in battaglia e Giovanni Ducas con un esercito drasticamente ridotto, e fu sconfitto e fatto prigioniero con i suoi bizantini e i ribelli normanni che non avevano disertato.
Manuele inviò alla corte di Guglielmo, Alessio Axuch, figlio del suo Gran Domestico Giovanni per contrattare la pace con Guglielmo. Nel 1158 l'Impero bizantino concluse una pace segreta con il Regno di Sicilia. I baroni normanni ribelli, senza più finanziamenti da parte dell'Impero bizantino, si videro costretti ad abbandonare le conquiste fatte.
Rinaldo andò quindi nell'accampamento di Manuele, vestito di tela di sacco, e chiese udienza al sovrano che gli pose tre condizioni:
- Antiochia doveva arrendersi immediatamente,
- sarebbe diventata un thema dell'impero bizantino e avrebbe dovuto fornire una guarnigione a Bisanzio.
- il patriarca latino sarebbe stato inoltre esiliato, ed al suo posto vene sarebbe stato uno ortodosso.
Rinaldo giurò, e Thoros, costretto a ripararsi tra le montagne, si riappacificherà con l'imperatore, solo grazie alla mediazione del re Baldovino III di Gerusalemme. Poi l'imperatore preparò una spedizione contro Thoros II d'Armenia (Teodoro) figlio di Leone I d'Armenia, evaso dalla prigione di Costantinopoli nel 1143, odiato da Manuele per l'omicidio del governatore imperiale di Mamistra, compiuto nel 1151, ancora impunito.
Inoltre Rinaldo di Châtillon, principe di Antiochia, secondogenito della potente famiglia degli Châtillon, che nella II crociata era riuscito a crearsi un feudo in Oriente, Antiochia, nel 1149 vide l'esercito di Raimondo accerchiato e massacrato dall'emiro Norandino.
Raimondo morì e il suo cranio fu usato come ricordo della battaglia e ricoperto d'argento, e Rinaldo fu uno dei pochissimi a salvarsi nella battaglia. Nel 1153 Rinaldo sposò Costanza d'Antiochia, principessa dello stato crociato d'Antiochia, dal 1131 alla sua morte.
Rinaldo aveva promesso a Manuele, in cambio del suo riconoscimento come Principe d'Antiochia, di consegnare Thoros alla giustizia, e invece insieme a Thoros attaccò Cipro abbandonandosi ai saccheggi. Nell'autunno del 1158, Manuele I si incamminò verso questa regione con un grande esercito.
Giunto a Gerusalemme da Baldovino III che aveva sposato Teodora, sua nipote, Manuele gli propose di partecipare ai festeggiamenti per la conquista di Antiochia. Così nel 1159, domenica di Pasqua, Manuele entrò trionfante ad Antiochia insieme a Baldovino.
Ci furono otto giorni di festeggiamenti con un torneo (cosa sconosciuta nell'Impero bizantino), al quale partecipò persino Manuele. Manuele e Baldovino avviarono relazioni d'amicizia assai buone e, quando durante il torneo Baldovino si ferì perché disarcionato da cavallo, Manuele lo curò essendo esperto in medicina.
LA PACE CON NORANDINO
Con il trattato con Norandino i crociati di Antiochia si sottomettevano all'Impero bizantino solo quando erano in grave pericolo e la potenza di Norandino li avrebbe costretti a rimanere sotto la protezione imperiale molto a lungo.
Così il sultano Qilij Arslan II, dovette accettare che, in cambio della pace con Norandino, avrebbe restituito all'Impero bizantino tutte le città di popolazione greca conquistate in precedenza, avrebbe fermato le incursioni turcomanne in territori greco ed avrebbe dovuto fornire un contingente di militi a Manuele ogni qualvolta egli lo avrebbe richiesto.
Quando Manuele partì da Antiochia, i rapporti tra Bisanzio e i crociati erano buoni, e sarebbero rimasti tali se Manuele avesse attaccato Aleppo. Quando invece l'imperatore arrivò col suo esercito alla frontiera musulmana, gli vennero incontro gli ambasciatori dell'Emiro Norandino, che offriva la pace, impegnandosi a liberare tutti i prigionieri cristiani, circa seimila, e ad avviare una campagna contro i turchi selgiuchidi.
Manuele accettò l'offerta e ripartì per Costantinopoli. Ma i crociati si risentirono perchè Michele aveva percorso tutta l'Asia minore con un grande esercito, senza combattere, concludendo invece la pace con i musulmani e abbandonando l'armata cristiana. Manuele dovette tornare in fretta al Palazzo Imperiale dove si parlava già di una sua deposizione.
LA PACE CON QILIJ ARSIAN II
Bisanzio era al massimo della sua potenza, dopo la catastrofica battaglia di Manzicerta del 1071: il sultano aveva firmato la pace con Bisanzio e gli versava tributi annuali, così come l'atabeg di Aleppo. La via verso la Terra Santa per i pellegrini era di nuovo aperta. Ma i crociati erano adirati per il mancato impegno bellico di Manuele contro i musulmani.
Manuele ricevette il sultano turco assiso su un trono rivestito d'oro, incastonato di rubini e zaffiri e circondato di perle, e indossava un medaglione con un rubino grande come una mela. Il sultano rimase a Costantinopoli per ottanta giorni. I pranzi e le cene venivano serviti su piatti d'oro e d'argento che furono poi regalati al sultano. Furono anche dati banchetti, tornei, combattimenti e persino una simulazione navale, durante la quale fu mostrata la potenza del fuoco greco, che impressionò il sultano turco.
DINASTIA DEI COMNENI |
LE SECONDE NOZZE
All'inizio 1160 era intanto morta l'imperatrice Irene, lasciando soltanto due figlie a Manuele che voleva a tutti i costi un erede maschio che un giorno potesse reggere l'Impero. A Natale del 1161, Manuele sposò allora la bellissima figlia che Costanza d'Antiochia aveva avuto da Raimondo di Poitiers.
Nel 1177 il nuovo Doge di Venezia, Sebastiano Ziani, organizzò la riconciliazione tra papa Alessandro III e Federico Barbarossa che voleva assoggettare i comuni del nord Italia.
CONTRO I VENEZIANI
Venezia, soppiantata commercialmente dalle buone relazioni di Bisanzio con Ancona, Genova, Pisa e Amalfi chiese a tutti i veneziani all'estero di rimpatriare e li arruolò nell'esercito. Nel 1171 salparono da Venezia 150 navi, comandate dal doge Vitale II Michiel. Gli ambasciatori bizantini offrirono la riconsegna dei beni e degli antichi privilegi ai veneziani, a patto che si recassero nella capitale.
Vitale Michiel acconsentì recandosi a Costantinopoli, mentre la marina veneziana aspettava a Chio.
Durante il viaggio però sulle navi veneziane scoppiò la peste e poco dopo ritornarono gli ambasciatori veneziani con la notizia che l'Impero bizantino non aveva fatto concessioni. Vitale Michiel tornò a Venezia, dove però fu linciato dalla popolazione, per aver portato la peste e aver fallito spedizione punitiva contro Bisanzio.
A Costantinopoli ormai viveva una ricca comunità veneziana, che contendeva il monopolio del Mediterraneo Orientale, alle altre città marinare. Così quando il quartiere genovese vicino a Costantinopoli, Galata, fu incendiato da alcuni cittadini veneziani e dalla malavita bizantina, Michele ordinò di imprigionare tutti i veneziani confiscandone le navi, i beni e le proprietà. Soltanto nella capitale furono imprigionati 10.000 veneziani.
BATTAGLIA DI MIRIOCEFALO
Dopo la fortezza di Miriocefalo il sentiero proseguiva in una gola fra i monti, dalle cui sommità i Selgiuchidi erano appostati, bloccando le due estremità. Le forze turche caricarono con la cavalleria le truppe bizantine, massacrandole quasi tutte. Comunque il sultano turco offrì la pace a condizioni assai vantaggiose, chiedendo solo la distruzione delle fortificazioni di Dorileo e di Subleo e Manuele dovette accettare, tornano a Costantinopoli con i pochi resti del suo esercito distrutto.
Il potere bellico bizantino da allora fu molto ridotto a parte alcuni sprazzi, come nella Battaglia di Hyelion e Leimocheir in cui sconfiggerà l'esercito selgiuchide, quasi annientandolo.
Nel 1174 Norandino morì e ì due principi turchi danishmendidi temendo i turchi selgiuchidi, si recarono a Costantinopoli per chiedere la protezione di Manuele. Nell'estate del 1176 questi si mise in marcia per raggiungere Iconio, ma venne raggiunto dagli inviati del sultano Qilij Arslan, con proposte di pace vantaggiose per Bisanzio, che Manuele scioccamente non accettò.
RAPPORTI CON LA FRANCIA
Nel 1178 giunse a Costantinopoli il conte Filippo I di Fiandra, di ritorno dalla Terra Santa, alla ricerca di una moglie per il figlio Alessio, e iniziò delle trattative per figlia minore del re Luigi VII. Ma quando Filippo partì, nel 1178, Manuele lo fece scortare dai suoi uomini migliori, con ricchi doni per il re di Francia.
Quando il Conte giunse in terra francese, chiese subito udienza al sovrano per presentargli la proposta di Manuele che venne accolta e nel 1180 vennero celebrate le nozze del figlio di Manuele, Alessio II Comneno di dieci anni, con la principessa francese Agnese, di nove.
Due mesi dopo Manuele si ammalò gravemente e morì il 24 settembre dello stesso anno. L'imperatore, poco dopo aver fatto un bagno, si recò nella sua stanza, ed indossate le vesti imperiali fu fatto stendere sul suo giaciglio. Ma poi richiese abiti più umili, rimediando un semplice saio con cui morì.
Venne sepolto nella necropoli della famiglia dei Comneni, detta del Pantocratore Costantinopolitano, ma non fu così rimpianto, rimproverato dal popolo per aver accolto le tradizioni occidentali; i costumi, i tornei e l'architettura, per loro barbare che non si addicevano all'Imperatore di Bisanzio. Era ciò che i romani d'occidente pensavano dell'Impero d'Oriente, e con qualche ragione.
Da allora nessun imperatore asceso al trono negli anni successivi mostrasse l'energia che avevano avuto i Comneni, preparando il terreno alla caduta di Costantinopoli durante la terribile Quarta crociata del 1204.
- Niceta Coniata - Narrazione Cronologica - XIII secolo -
- Niceta Coniata - Grandezza e catastrofe di Bisanzio - Milano - Mondadori - 1994 -
- Giovanni Cinnamo - Cronaca - XII secolo -
- Michele Siriano - Cronaca - XII secolo -
- P. Lamma, Comneni e Staufer - Ricerche sui rapporti fra Bisanzio e l'Occidente nel secolo XII - Roma - 1955-1957.
- Steven Runciman - Storia delle crociate - Milano - BUR - 2006 -
- Giovanni Cinnamo - Cronaca - XII secolo -
- Michele Siriano - Cronaca - XII secolo -
- P. Lamma, Comneni e Staufer - Ricerche sui rapporti fra Bisanzio e l'Occidente nel secolo XII - Roma - 1955-1957.
- Steven Runciman - Storia delle crociate - Milano - BUR - 2006 -