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FIOCCAGLIA - FLUMERI (Campania)

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RICOSTRUZIONE DELLA DOMUS TERZA DI FIOCCAGLIA DI FLUMERI

IRPINIA

"Un luogo tra i due mari, l’Irpinia, piena di intriganti paesaggi appesi agli Appennini, boschi fino agli 800 metri di altitudine, vigneti e frutteti lungo le colline dei fiumi Calore e Sabato, cereali e foraggi lungo le vallati del fiume Ofanto, in Alta Irpinia, nella Baronia e nell’Arianese. Queste variegate colture e la presenza diffusa di sorgenti, caratterizzano un paesaggio che assume colori pittoreschi al variare delle stagioni."



FLUMERI - SANNIO IRPINO

Flumeri è un comune che si trova sul dorso di una collina a 638 m. sul livello del mare. Il suo territorio è circondato da due fiumi: l’Ufita e il Fiumarella che, anticamente, venivano chiamati rispettivamente Lavella e Bufata. 

L’area era già abitata nel II secolo a.c., quando Fioccaglia, in località Flumeri, si costituì un complesso urbano di cui sono oggi emerse le strade, il sistema fognario e i resti di una domus.

Nel 1986 infatti, in seguito di lavori effettuati per l'impianto di un metanodotto, vennero scoperti in località Fioccaglia, o Chioccaglie, in provincia di Avellino (AV) i resti di un insediamento romano, fino ad allora sospettato ma mai trovato, a causa dei numerosi reperti antichi rinvenuti in zona. Questo abitato fu poi distrutto da Silla nell’89 a. c. e mai più ricostruito.


IL NOME

L’origine del nome Flumeri è incerta, ma ci sono diverse ipotesi. Alcuni storici lo fanno derivare da “frumentum” o “frugibus” per l’abbondanza di cereali e di grano nelle sue campagne, infatti lo stemma civico presenta tre spighe di grano sopra una verde collina.

Altri lo fanno derivare da “fluminibus”, essendo questa terra circondata da due fiumi. Un'altra ipotesi individua in Flumeri l’antica Cimetra, citata da Tito Livio tra le città del Sannio. Infine, si sostiene che il nome derivi dalla nobile famiglia normanna dei Forma da cui poi Formari, Fromari o Frumari.

RICOSTRUZIONE DELLA DOMUS TERZA DI FIOCCAGLIA DI FLUMERI


GLI SCAVI
 
L 'area indagata non rappresenta nemmeno un decimo dell'intera superficie, anche se gli archeologi hanno localizzato l'estesa area del foro. Gli scavi, presto interrotti, misero in luce una città romana dall'impianto ortogonale e dallo stato giuridico sconosciuto, i cui abitanti utilizzavano, oltre al latino, la lingua osca, come accertato dai bolli laterizi, dai graffiti e dai coperchi dei dolii con il nome del proprietario dell'officina.

I materiali rinvenuti sono costituiti da ceramiche da tavola (specie ceramica campana tipo B), tegole, stucchi, alcune monete, frammenti di tazze, balsamari fusiformi ed anfore. Nei contenitori da trasporto sono state rinvenute tracce di vino proveniente da territorio laziale e dall'Egeo e da olio prodotto in Africa, quindi un sito posto in un circuito di vivace scambio commerciale, specie di importazione. 

Sicuramente il centro urbano di Fioccaglia rientra nella politica delle assegnazioni graccane avvenute nel II a.c.; l'ipotesi é supportata dal rinvenimento, nel passato, dl numerosi cippi terminali graccani del 130-129 a.c. scoperti nell'alta valle del Calore e nell'ambito del vicino comune di Rocca San Felice.


La fondazione della città é da ascrivere fra il II secolo a.c. e gli inizi del I secolo a.c.. e fu distrutta da un violento incendio, come dimostrano le mura annerite. L'abitato é da ritenersi non una colonia, ma un forum, entità amministrativa che assicurava ai cittadini romani lotti di terreno e provvisto di potere decisionale riguardo al censo ed alla leva. N

La città, pur se fondata ex novo dai Romani, rappresenta una delle ultime fasi della storia sannita, prima di essere totalmente assorbita dagli usi e costumi dei conquistatori, concetto che é stato ben rimarcato in uno degli ultimi pannelli della mostra "Italia dei Sanniti", svoltasi nei primi mesi del 2000 alle romane Terme di Diocleziano.

Nel corso della guerra sociale, nel 90-89 a.c., venne totalmente distrutta ad opera del generale e poi dittatore Silla, che assali e prese pure la vicina città di Aeclanum, fedele anch'essa agli Italici come ricorda Appiano nel suo Bellum Civile.



DESCRIZIONE

La città non aveva mura e si estendeva per almeno 12 ettari su di un pianoro da sempre soleggiato in ogni stagione ed ideale da tempo immemorabile alle attività agricole; cosi come alla pastorizia data la presenza, nelle vicinanze di tratturi sanniti e dei corsi d'acqua Ufita e Fiumarella.

Tracce di frequentazione della zona risalgono alla preistoria ed al periodo compreso tra i secoli V e IV a.c.. Sono stati identificati tre assi viarii, parti di altrettanti isolati lunghi 148 m (500 piedi) e la via centrale, larga 3 50 m, lastricata in poligoni di calcare, con marciapiedi in battuto e doppio impianto fognario.

Gli ambienti ai lati delle strade mostrano carattere commerciale ed artigianale, carattere di lusso come una vasta casa ad atrio con soffitti a lacuna e pavimenti in tassellato. Inoltre la stessa domus presentava alae laterali, ingresso assiale con vestibulum, tablino e giardino porticato. La decorazione delle pareti e assimilabile al "primo stile pompeiano"

Il centro era collegato per mezzo della Via Appia alla vicina Aeclanum, presso la odierna Mirabella Eclano,  e tramite la Via Aemila (dal nome del costruttore Marcus Aemilius Lepidus, console nel 126 a.c.) con Aequum Tuticum, nel territorio della città di Ariano Irpino. Nelle vicinanze sono visibili resti di due ponti romani costruiti lungo la direttrice FioccagIia-Eclano (di uno restano tre pilastri in opus reticulatum).



BIBLIO

- Giuseppe Camedoca - M. Aemilius Lepidus: cos. 126 a.c. : le assegnazloni graccane e la Via Aemlha in Hirpmia - Estratto da Zeltschrift fiur papirologie epigraphik - Bonn -1997 -
- Salvatore Salvatore - Ancora senza un nome la città romana di Flumeri - Irpinia - 1987 - Prov. di Avellino - 
- Vittorio Caruso - Flumerl dalle origini al XVII sec. - Ariano Irpino - 1991 - 
- Werner Johannowsky - Circello, Casalbore e Flumeri nel quadro della romanizzazione dell’Irpinia - Publications du Centre Jean Bérard - 2020 -


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