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CULTO DI GIUNONE SOSPITA

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IUNO SOSPITA DI LANUVIO

Giunone Sospita (in latino Iuno Sospita, ossia "propizia") è stata una divinità della mitologia romana, particolarmente venerata a Lanuvium e il 1º febbraio era considerato il suo dies natalis. Questa divinità nella statuaria e nelle coniazioni monetarie, viene solitamente rappresentata con una pelle di capra sul capo, una lancia in mano ed accompagnata da una serpe. Ella era la salvatrice degli uomini e dei soldati.

Fu la Dea del sesso e della riproduzione. Ella personificava la natura, la Dea Natura, Colei che si accoppia con tutti, la Grande Prostituta, come veniva chiamata Iside nei tempi più antichi, quando aveva le orecchie d'asina o di mucca.

Lei era la Natura prolifica, la Vergine senza marito, Colei che nessuno poteva comandare, ma poi venne assimilata alla greca Era, venne istituito il matrimonio e anche Giunone dovette sposarsi, naturalmente col re degli Dei, visto che di per sè ella era Juno Regina. 

Un'antefissa raffigurante la Dea è stata rinvenuta ad Antemnae, all'interno della Roma moderna, dove si è ipotizzato un luogo di culto della divinità. Un tempio le era dedicato presso il Foro Olitorio, costruito verso il 195 a.c. da Gaio Cornelio Cetego durante la guerra d'Insubria (Liv. XXXII.30.10), e dedicata nel 104 (Liv. XXXIV.53.3) il I di febbraio.


Un altro santuario, molto celebre in tutto il Lazio antico, era stato edificato a Lanuvio. Tito Livio riporta nel XL libro della Storia di Roma (19), scrivendo di una terribile epidemia verificatasi nell’anno 189 a.c. e dei presagi funesti ad essa collegati “…ed i pontefici annunziarono che le lance si erano mosse e che a Lanuvio la statua di Giunone Sospita aveva lacrimato.”

 Fra i personaggi più legati alla Sospita si ricorda Cecilia Metella Balearica maggiore (in latino: Caecilia Metella Balearica maior; I secolo a.c.), una nobildonna e sacerdotessa romana, figlia di Quinto Cecilio Metello Balearico, vergine vestale e sacerdotessa della Dea Giunone Sospita. Con la sua influenza riuscì a salvare il giovane Giulio Cesare dall'ira del dittatore Lucio Cornelio Silla, che lo aveva condannato a morte per aver rifiutato di divorziare da Cornelia Cinna Minore. 

Fu anche la protettrice di Sesto Roscio, cittadino romano accusato di parricidio dal liberto di Silla, Lucio Cornelio Crisogono, ma difeso da Cicerone e dai suoi nipoti Quinto Cecilio Metello Celere e Quinto Cecilio Metello Nepote Minore nella celebrata orazione Pro Roscio.

Si dice (Cic. De Div. I.4, 99) che Lucius Julius, console nel 90 a.c., restaurò un tempio di Iuno Sospita, in conseguenza di un sogno di Cornelia, vergine vestale figlia di Quintus Caecilius Metellus Balearicus che fu console nel 123 a.c..

CHIESA DI SAN NICOLA IN CARCERE SUL TEMPIO DI IUNO SOSPITA


IL SANTUARIO DI LANUVIO

Il principale centro di culto della Dea stava a Lanuvio. Cicerone narra che in questa città stavano molti edifici religiosi, ma che tra questi il più importante era il tempio di Giunone Sospita Lanuvina (così chiamata per la pelle di capra con la quale era rivestita la sua statua), il cui culto risaliva a tempi molto antichi.

I Romani pensavano che Lanuvio fosse stata fondata dall'eroe troiano Diomede anche se era di origine latina, e sull'acropoli svettava il grande tempio in stile tuscanico della Dea insieme ad altre strutture monumentali. Fu quasi completamente distrutto nel V sec., ma i resti e gli scavi archeologici, hanno permesso di individuare cinque fasi edilizie che si susseguirono dalla fine del VII alla metà del I sec. a.c.

Il portico del tempio era a due piani con volte rivestite di mosaici preziosi. In fondo al portico c'era una porta che conduceva ad una serie di cunicoli sotterranei, forse la grotta dov'era custodito il serpente sacro a Giunone Sospita. Infatti Properzio narra infatti che ogni primavera si praticava nel tempio un rito propiziatorio per l'agricoltura, dove alcune fanciulle vergini dovevano offrire focacce ad un grosso serpente, che si trovava dentro un antro.


Se il serpente accettava il dono, si prospettavano raccolti fruttuosi; se lo rifiutava, una fanciulla impura, cioè colei che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia. L'importanza di questo santuario, viene testimoniato dai documenti storici: quando i Romani sconfissero la Lega Latina nel IV secolo, accettarono l'alleanza con i cittadini di Lanuvio, solo se questi in cambio avessero condiviso con loro il celebre luogo sacro dedicato a Giunone Sospita.

Giunone Caprotina ha una lancia e uno scudo che la rivelano Dea della guerra, ma pure una pelle di capra che la denota Dea della lussuria, cioè del sesso e della procreazione di Madre Natura. E' Dea della vita e della Morte, sotto questo ultimo aspetto è Dea infera che governa il mondo dei morti. Morte e vita erano nei Sacri Misteri considerati le due facce di una stessa medaglia.

Lo testimonia una statua di età antonina conservata nei Musei Vaticani e, forse, proveniente proprio dal tempio di Giunone Sospita al Foro Olitorio: una raffigurazione dal chiaro carattere guerriero della Dea.
La pelle di capra e il serpente le danno una connotazione di Dea Terra, colei che dà la vita, che nutre e che fa morire. Quest'ultimo aspetto è simboleggiato dalla lancia: tutte le Grandi Dee Madri furono anche Dee della guerra nel loro lato mortifero.

BIBLIO

- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - Milano - Adelphi - 2012 -
- Plutarco - Parallela Minora - XIV -
- Cicerone - De natura deorum -
- Claudia Valeri - Iuno Sospita - Atti del Convegno - L'archeologia del sacro e l'archeologia del culto -
- Delbrück - Die drei Tempel am Forum Holitorium - Roma - 1903 - Lanuvio - 2016 -

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