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PUBLIO CORNELIO DOLABELLA - PUBLIUS CORNELIUS DOLABELLA

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GENS CORNELIA LENTULA

Nome: Publius Cornelius Dolabella Lentulus
Nascita: Roma, ante 69 a.c.
Morte: Laodicea, 43 a.c.
Padre: Publio Cornelio Dolabella
Professione: politico e militare romano
Gens: Cornelia
Moglie: Tullia, figlia di Cicerone
Figli: due (di cui il primo morto infante)
Suocero: Cicerone

Publio Cornelio Dolabella, ovvero Publius Cornelius Dolabella, successivamente noto come Lentulo, ovvero Lentulus, è stato un politico e militare romano del I secolo a.c. che fu alleato di Cesare fino alla sua morte, poi, per un breve periodo, dei cesaricidi e infine di Antonio. Genero di Cicerone e appartenente alla gens Cornelia, si fece adottare da una famiglia plebea per poter diventare tribuno della plebe, come già aveva fatto Clodio.



LA DATA DI NASCITA

Appiano indica come data di nascita di Dolabella il 69 a.c. ma non può essere che sia stato ammiraglio di una flotta e supervisore della sua realizzazione a meno di vent'anni per cui si ritiene esistesse un errore nella tradizione dei codici, riportando pertanto la data di nascita fra il 70 e l'80 a.c.

Il nome del padre adottivo di Dolabella è dedotto dal nome del figlio, citato talvolta da Cicerone e qualche volta utilizzato dalle fonti per indicare Dolabella stesso. Fin dalla giovinezza divenne celebre per la sua ferocia e per la sua sensualità si che, prima del 51, si trovò due volte in tribunale, accusato di reati capitali, dove fu difeso però da Cicerone.

 

QUINDICEVIRO

Nel 51 divenne membro del collegio dei quindicemviri. Nel 49 a.c. accusò Appio Claudio Pulcro di aver violato la sovranità del popolo. Durante il processo, che si concluse con l'assoluzione di Appio Claudio, fu abbandonato dalla sua prima moglie, Fabia, da cui aveva avuto il figlio Publio Cornelio Dolabella il Giovane.

Si trattava di una donna più vecchia di lui, che aveva sposato per motivi di denaro a causa dei debiti che aveva contratto per mantenere un alto tenore di vita, e che finì poi per influenzare la gran parte delle scelte di Dolabella, rendendolo altamente vendibile al migliore offerente.

ARCO DI DOLABELLA A DESTRA

TULLIA  

Nel 49 si sposò con Tullia, figlia di Cicerone; si dice che Cicerone desiderava, in realtà, mantenersi in buone relazioni con Appio Claudio e che fosse contrario alle nozze, data la pessima opinione che aveva di Dolabella, ma nel mondo romano era innegabilmente il padre che aveva la piena autorità sui figli decidendo totalmente del loro matrimonio.

Così per ignote ragioni Cicerone avrebbe concesso la sua amatissima Tulliola al bieco Dolabella, che Tullia avrebbe abbandonato due anni dopo, dopo avergli dato un figlio e in attesa del secondo, per morire poco dopo la sua nascita. A Tullia sopravvisse uno dei figli, Lentulo.



LA GUERRA CIVILE (49-45 a.c.)

Durante la guerra civile, Dolabella si schierò inizialmente con Pompeo, ma nel gennaio del 49 a.c. fu tra i primi a recarsi nel campo di Giulio Cesare, appena tornato in Italia, dalla Gallia, dopo essere entrato nel pomerium alla testa delle sue truppe. Dolabella fu lungimirante nel prevedere le grandi capacità di Cesare che gli affidò il comando di una flotta di almeno 40 navi e la sorveglianza dell'Adriatico durante la sua spedizione in Spagna contro i legati di Pompeo.

Dolabella però ebbe scarsa fortuna: si ritrovò bloccato nel golfo del Quarnaro dalla flotta dei pompeiani Marco Ottavio e Lucio Scribonio Libone e l'ausilio di Gaio Antonio, fratello di Marco e comandante dell'esercito di terra lasciato da Cesare in Illiria, fu vano. 

Nel 49 a.c. la flotta di Dolabella venne distrutta, e Antonio si trovò circondato sull'isola di Curicta e obbligato ad arrendersi. Dolabella comunque dovette sfuggire, dato che fu presente alla vittoria di Cesare a Farsalo nel 48 a.c..



TRIBUNO DELLA PLEBE

Tornato a Roma si fece adottare dalla famiglia del plebeo Gneo Lentulo, così da divenire tribuno della plebe e nel 47 a.c., propose la cancellazione per tutti i debiti (tabulae novae) e di una parte dei costi d'affitto; assillato come era dai suoi creditori. 

Ma il Senato aveva deliberato di non varare alcuna riforma fino al rientro di Cesare. Dolabella tentò di ottenere il supporto di Marco Antonio che sospettava, invece una relazione fra lui e la propria moglie, Antonia, che scacciò di casa.

Lo scontro fra i due tribuni fu inevitabile. Dolabella occupò il foro per far passare la sua proposta con la forza, il Senato proclamò il Senatus consultum ultimum e incaricò Antonio, all'epoca magister equitum, di intervenire contro entrambi i tribuni. La legge non passò, ma i tumulti continuarono fino al ritorno di Cesare a Roma.



IL RITORNO DI CESARE

Cesare, di ritorno da Alessandria nel  47 a.c., punì Antonio per la maniera sanguinaria in cui aveva agito, negandogli il consolato promessogli per l'anno seguente e scegliendo al posto suo Lepido, e poi rimosse Dolabella da Roma. In seguito lo perdonò, lo portò con sé come comandante militare contro i pompeiani in Nordafrica, dove furono sconfitti e morirono Giuba e Catone.

Tito Labieno e i figli di Pompeo fuggirono invece in Spagna, dove vennero definitivamente sconfitti. Nel 46 a.c. Dolabella fu a Roma a discutere con Cicerone per completare la separazione da Tullia, che morì nel 45 con grande dolore del padre.

Tornato Cesare a Roma ed eletto console per il 44 a.c., propose al Senato di trasferire il suo consolato a Dolabella, come console suffetto, che aveva venticinque anni e non aveva ancora coperto la pretura. Antonio, a sua volta scelto console per il 44 a.c. protestò, causando un clamore che portò Cesare a revocare la mozione. 



LA DITTATURA

Il primo gennaio del 44 a.c., Cesare come dittatore proclamò direttamente Dolabella console. Antonio come augure e aveva già annunciato da mesi la volontà di opporsi ad un consolato di Dolabella attraverso gli auspici. Il problema doveva essere discusso in Senato alle idi di marzo del 44 a.c. quando Cesare fu assassinato.



MORTE DI CESARE

Per ottenere la conferma del suo consolato, Dolabella si unì a Marco Giunio Bruto e agli altri cesaricidi, per far distruggere l'altare e la colonna eretti in onore di Cesare nel foro e fare uccidere chi vi si avvicinava per offrire onori divini a Cesare. 

Ma quando Antonio gli offrì, oltre al denaro, il comando della spedizione militare contro i Parti e il proconsolato per la provincia di Siria, passò subito dalla sua parte inimicandosi nuovamente Cicerone.
Dolabella partì da Roma prima di aver terminato il consolato, per precedere il cesaricida Gaio Cassio Longino, che aveva a sua volta ricevuto, prima della morte di Cesare, un mandato per il governo della Siria.
 
Il viaggio di Dolabella attraverso Grecia, Macedonia, Tracia e Asia Minore fu un orribile susseguirsi di saccheggi ed estorsioni e dall'uccisione, nel febbraio del 43 a.c., di Gaio Trebonio, cesaricida proconsole d'Asia, che gli aveva negato l'accesso alla città di Smirne.

Dolabella ricorse a qualsiasi mezzo per raccogliere truppe e denaro dalle città dell'Asia Minore. intanto strinse un'alleanza con Cleopatra, che si era schierata con i filocesariani, in cambio del riconoscimento di coreggente d'Egitto di suo figlio Cesarione.



MORTE DI DOLABELLA

Quando Roma seppe della morte di Trebonio, Dolabella fu dichiarato nemico pubblico, venne sostituito da Cassio, ma si recò comunque in Siria dove si asserragliò a Laodicea. Inizialmente ebbe il controllo del mare, grazie alle navi e al denaro inviatigli da Cleopatra.
 
Quando però il praefectus classis di Cassio, Lucio Staio Murco, ex legato di Cesare durante la guerra civile con Pompeo, riuscì a distruggere la flotta di Dolabella, questi comandò a uno dei propri soldati di dargli la morte, cosa che venne eseguita nel luglio del 43 a.c..



I 22 CESARICIDI E LA LORO FINE

CESARIANI

- Servio Sulpicio Galba (pretore 54 a.c.), cesariano, fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Minucio Basilo, cesariano. Assassinato nel 43 a.c..
Publio Servilio Casca, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Servilio Casca (fratello del precedente), cesariano. Fine ignota.
Decimo Giunio Bruto Albino, cesariano. Ucciso in Gallia per ordine di Marco Antonio 43 a.c.
Lucio Tillio Cimbro, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Trebonio, cesariano, ucciso in Asia per ordine di Publio Cornelio Dolabella 43 a.c..


REPUBBLICANI

Gaio Cassio Longino, repubblicano, suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Marco Giunio Bruto, repubblicano, ucciso o suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Quinto Ligario, repubblicano, fine ignota.
Lucio Cassio Longino (fratello di Gaio Cassio Longino) repubblicano.
Gaio Cassio Parmense, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano ad Atene (catturato dopo Azio, 31 a.c.).
Domizio Enobarbo, repubblicano.
Cecilio Bucoliano (fratello di Bucoliano), repubblicano. Fine ignota probabilmente assassinato con il fratello.
Bucoliano Cecilio (fratello di Cecilio), repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Rubrio Ruga, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Marco Spurio, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Publio Sesto Nasone, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Ponzio Aquila, repubblicano. Ucciso nella battaglia di Modena 43 a.c.
Petronio, repubblicano. Ucciso a Efeso per ordine di Marco Antonio nel 41 a.c.
Publio Decimo Turullio, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano dopo Azio nel 31 a.c.
Pacuvio Antistio Labeone, repubblicano. Probabilmente suicida dopo sconfitta battaglia di Filippi.


BIBLIO

- Jacobs, Johannes - P. Cornelius Dolabella in der Korrespondenz Ciceros - Koeln - 1982 -
- Cicero - Ad familiares - III -
- Cicerone - Filippica II -
- P. Tansey - The perils of prosopography: the case of the Cornelii Dolabellae - 2000 -
-  Plutarco: Antonio -  in Plutarch - Roman Lives -
- Appiano, Guerre Civili - 
-  Dione Cassio, Storia romana, 47.30.4 e 47.31.5
- Plutarch, Lives - London/New York - W. Heinemann - The Macmillan Co. - 1914 - vol. IX -


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