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SOTTO SANT'IGNAZIO DI LOYOLA

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L'ESTERNO

La chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio. (S. Ignatii de Loyola in Campo Martio) nel centro storico di Roma, è un edificio di culto cattolico in stile barocco, inserita nel Collegio Romano di cui era cappella universitaria e affaccia sulla particolare piazza Sant'Ignazio. Il Collegio Romano era un tempo un grandioso complesso dotato di laboratori, aule, refettori ma anche biblioteca, stalle e comprendeva l’osservatorio astronomico di Athanasius Kircher, un gesuita, filosofo, storico e museologo tedesco che pubblicò una quarantina di opere, anzitutto sugli studi orientali, sulla geologia e la medicina.
 
« Il Campo Marzio ne ha ricevuto la maggior parte [di monumenti], aggiungendo così alla bellezza naturale anche gli ornamenti dovuti ad una corretta cura che ne presero [da Pompeo ad Augusto]. In effetti l'ampiezza della piana è ragguardevole, offrendo contemporaneamente spazio per effettuare corse dei carri, oltre ad una serie di altre manifestazioni ippiche, oltre a spazio per coloro che si esercitano con la palla, al cerchio ed alla lotta. Vicino al Campo Marzio si trova un altro campo (Prata Flaminia), con portici che lo circondano intorno, con boschi sacri, tre teatri (di Pompeo, di Balbo e di Marcello), un anfiteatro (circo Flaminio) e templi ricchi e vicini tra loro, tanto che il resto della città sembra abbia un ruolo di secondo piano. »

(Strabone, Geografia, V, 3,8.)



LA TRADIZIONE

La Chiesa di Sant’Ignazio ha una particolare tradizione tipicamente romana. Qui avveniva la “caduta della palla”, ovvero il rintocco di mezzogiorno. Alle 11:56 veniva infatti innalzata un’asta lunga sei metri in cima alla quale veniva posta una grande palla in vimini. Alle 12:00, veniva fatta scendere segnando l’ora esatta, grazie al vicino convento nel quale era presente un osservatorio astronomico.

La tradizione risale al 1847 quando Papa Pio IX, dette l'ordine di sparare a salve il cannone posto in cima al Gianicolo per uniformare e sincronizzare tutte le campane delle chiese di Roma che finalmente avrebbero suonato all’unisono.

La tradizione è ancora attuale:
“ROMA, SE SENTI UN COLPO DI CANNONE NON AVER PAURA, È SOLO MEZZOGIORNO”.

IL COMANDO DEI CARABINIERI

PIAZZA S. IGNAZIO

La piazza fu disegnata dall'architetto Filippo Raguzzini, il più valente seguace del grande architetto Francesco Borromini e tra i maggiori esponenti del Rococò romano, che la realizzò intorno al 1727-1728 con un originale schema geometrico ottenuto dall'accostamento di tre ovali. 

La definitiva sistemazione allo spazio antistante la chiesa di S. Ignazio non avvenne attraverso edifici di uso pubblico, come d'uso, ma normali case di abitazione, i primi esempi di case costruite dalla nobiltà per trarne una rendita dandole in affitto.

L'architetto contrappose alla poderosa facciata della chiesa alcuni palazzi dalle forme concave e tra questi si nota il palazzo centrale, oggi sede del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, con un'originale pianta triangolare, mentre la facciata concava, elevata su quattro livelli, è ornata con balconi e ringhiere in ferro battuto. 

La piazza. decisamente originale e ammirevole, fu però ottenuta sbancando, non solo le casupole che dominavano l'area ma pure gran parte dei i resti romani che le sostenevano, essendo in zona l'Aedicula Minervae, parte dei Septa Iulia, il Serapeo, il Porticus Divorum e il Diribitorum.

PIAZZA S. IGNAZIO DI LOYOLA

D'altronde piazza della Minerva prende il nome dal “Tempio di Minerva Chalcidica” eretto da Domiziano davanti al grande complesso della Porticus Divorum, un tempio di pianta circolare, con un giro di colonne, su base quadrata provvista di gradini su tutti e quattro i lati e sorgeva dove oggi si trova la chiesa di S.Marta. 

 L’antica chiesa, denominata “S. Maria in Minervium” (ovvero “S. Maria presso il Tempio di Minerva”), era di piccole dimensioni e così lasciò il posto ad un’altra più grande nel 1280, allorché i Domenicani subentrarono alle suore Basiliane.

Nel 1453 il conte Francesco Orsini, prefetto di Roma, fece costruire la facciata, come attesta la lapide posta sulla destra della facciata: 
FRANCISCUS DE URSINIS GRAVINE ET CUPERSANI COMES ALME URBIS PREFECTUS ILLUSTRIS AEDES MARIE VIRGINIS SUP(RA) MINERVAM IAMDIU MEDIO OPERE INTERUPTAS P(RO)RIIS SU(M)PTIBUS ABSOLVERE CURAVIT P(RO) E(IUS) A(N)I(M)E SALUTE ANNO D(OMI)NI MCCCCLIII PONT D(OMI)NI N(OST)RI NICOLAI PAPE V

ovvero “Francesco Orsini Conte di Gravina e Conversano illustre prefetto dell’alma Urbe, la chiesa di S. Maria sopra Minerva, già interrotta a metà dei lavori, fece completare a proprie spese per la salvezza della sua anima nell’anno del Signore 1453, sotto il pontificato del Signore Nostro Papa Nicolò V”.

IL COLLE GIO ROMANO

IL COLLEGIO ROMANO

Nel 1551, data la carenza di scuole pubbliche romane e soprattutto per la formazione dei giovani sia laici che religiosi (in particolare dei gesuiti), venne fondato il Collegio Romano, aperto soltanto a studenti maschi, realizzato grazie alla donazione fatta nel 1550 da Francesco Borgia, Duca di Gandia.

Il grande Collegio Romano comprendeva anche una chiesa ma con il passare del tempo i giovani studenti aumentavano e le piccole dimensioni dell’edificio non erano più sufficienti per oltre 2mila studenti. Così si pensò di edificare una chiesa molto più grande di quella esistente dedicata all’Annunziata.

Francesco Borgia, già sposato alla nobildonna portoghese Eleonora de Castro e appartenente alla Compagnia di Gesù fin dal 1548, con dispensa papale e in gran segreto, conservava ancora il suo rango nell'attesa di sbrigare i suoi obblighi e di sistemare i figli. Nel 1551 il Collegio Romano era una casa in affitto situata ai piedi del Campidoglio, in via di Nuova Capitolina poi chiamata piazza dell'Ara Coeli.

Qui iniziarono subito le lezioni di latino e greco e poco dopo anche di ebraico (per la lettura della Bibbia): “vi si insegnava ancora la dottrina cristiana e sopra la porta delle scuole vi era scritto in una tabella: scuola di grammatica, d'umanità, e di dottrina cristiana, gratis” (riservata però ai soli maschi e solo per i meritevoli).




LA CHIESA

La chiesa fu costruita nel 1626 sull'antica chiesa dell'Annunziata che era divenuta troppo piccola per l'afflusso degli studenti del Collegio Romano. I lavori cominciarono nel 1626 e fu dedicata a Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era stato canonizzato il 12 marzo 1622.

Ignazio di Loyola era stato canonizzato dal nipote di papa Gregorio XV. il vescovo Ludovico Ludovisi, che finanziò gran parte dell'opera. La devozione del cardinale Ludovisi alla Compagnia di Gesù risaliva agli anni di scuola, ed egli volle che l'edificio, per il quale versò subito 100.000 scudi.

Ma il progetto riguardava un'area vicina al noviziato di Sant'Andrea e il papa obiettò che l'altezza del nuovo edificio gli avrebbe impedito la vista del Quirinale. Il cardinale dovette allora spostarne il luogo nei pressi del Collegio Romano, l'istituto dei Gesuiti nel centro di Roma. Ma furono gli stessi Gesuiti a creargli delle difficoltà.

Le condizioni della Compagnia erano cambiate notevolmente rispetto ai tempi in cui essa aveva dovuto accettare supinamente le disposizioni del potente cardinale Farnese, e lo stesso cardinale Ludovisi ammirava i Gesuiti per la «...potenza et autorità c'hanno quasi con tutti i Prencepi».

Sembra che il cardinale Ludovisi bandì un concorso per un architetto, e che tra altri si presentasse il Domenichino, suo protetto. Il biografo Gian Pietro Bellori dice che il Domenico eseguì parecchi disegni per il cardinale Ludovisi, ma dovette scontrarsi coi Gesuiti «...e gli dissero che non si affaticasse; perché volevano seguitare la forma della loro Chiesa del Gesù, come la prima, e la più bella, che era servita di esempio, e di modello all'altre chiese: rispose il Domenico che si contentassero di haver due modelli, e che egli haverebbe proposto il secondo; ma il tutto fu vano».

DEDICA  A  S. IGNAZIO DI LOYOLA

L'ARCHITETTO GESUITA

L'incarico fu dato al padre gesuita Orazio Grassi (1583 - 1654), architetto, matematico, ottico e astronomo, famoso per essere stato avversario di Galileo Galilei. Il Domenichino non la prese bene, soprattutto quando, come egli affermò, il Grassi combinò insieme i due disegni ch'egli aveva presentato e che erano stati bocciati dai Gesuiti. 

Per quanto Ludovisi continuasse, negli ultimi anni di vita, a richiedere che venisse nominata una commissione di architetti, tra i quali il Domenichino e Carlo Maderno, per esaminare i progetti del Grassi, non ottenne nulla e comunque alla Compagnia concesse un'ulteriore somma di 100.000 ducati. Secondo altre fonti però il Grassi si servì anche di un progetto di Carlo Maderno.

L'edificio di culto doveva comunque servire non al pubblico ma solo agli studenti del Collegio Romano, l'élite degli allievi che sarebbero stati le nuove guide laiche e religiose dello stato pontificio,  pertanto la decorazione delle cappelle laterali non aveva potuto essere affidata come d'uso alle famiglie patrizie romane. 



RISPARMIO E MEDIOCRITA'

Così se ne occuparono gli stessi Gesuiti che, per risparmiare, si affidarono a un loro membro: Pierre de Lattre, di St. Omer, entrato nel noviziato di Sant'Andrea nel 1626. Questi eseguì tutti i dipinti che all'epoca si potevano vedere nella chiesa e nella sacrestia. 

Affrescò la volta della sacrestia, completò sei dipinti per le cappelle laterali ed eseguì illusionisticamente in pittura un finto altare sulla parete interna dell'abside. Ma era un artista mediocre. Il Grassi fu per molto tempo anche direttore dei lavori ma gli subentrò un altro gesuita, il Sasso, che ne continuò l'opera apportando alcune modifiche al disegno originale.



IL SANTO

" Deposto ogni giudizio, dobbiamo tenere l'animo disposto e pronto per obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica."
" Deposto ogni giudizio, dobbiamo tenere l'animo disposto e pronto per obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica. "
(Ignazio di Loyola - Esercizi spirituali)


LA FINTA CUPOLA
Ignazio fu un combattente piuttosto coraggioso che in battaglia venne colpito pesantemente a una gamba per cui zoppicò a vita. Entrando in convento dopo una disciplina di ascesi durissima pensò al suicido ma poi acquistò la fede.

Nel 1534 Ignazio con altri sei studenti si incontrarono a Montmartre, vicino Parigi, facendo voto di povertà, castità e obbedienza assoluta al Papa e fondando un ordine con un termine d'origine militare, la Compagnia di Gesù, allo scopo di eseguire lavoro missionario e di ospitalità a Gerusalemme o andare incondizionatamente in qualsiasi luogo il Papa avesse loro ordinato.

Nel 1538 con tre compagni Ignazio si recò a Roma per fare approvare dal Papa la costituzione del nuovo ordine. Paolo III confermò l'ordine nel 1540, ma limitò il numero dei suoi membri a sessanta; togliendo poi l limitazione nel 1543. L'ultima e definitiva approvazione della Compagnia di Gesù fu data nel 1550 da Papa Giulio III.

Ignazio inviò i suoi compagni come missionari per il mondo a creare scuole, istituti, collegi e seminari, predicando, confessando e istruendo. Spesso i sovrani dell'epoca ebbero come confessori e padri spirituali i padri gesuiti che influirono così sui vari governi. Il motto dei gesuiti fu: "Non nobis Domine sed ad maiorem gloriam tuam."


La morte

Nel 1556 sentì prossima la morte e chiese i conforti religiosi e la benedizione del Papa, ma il segretario rimandò la cosa al mattino dopo, cosicché morì senza l'estrema unzione, a 65 anni. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria della Strada a Roma.

Venne canonizzato nel 1622, insieme a Teresa d’Avila, al gesuita Francesco Saverio e Filippo Neri. Nel 1637 il suo corpo fu collocato in un'urna di bronzo dorato, nella Cappella di Sant'Ignazio della Chiesa del Gesù in Roma. La statua del Santo, in argento, è realizzata dallo scultore francese Pierre Legros.

Alla morte di s. Ignazio l'ordine da lui fondato contava più di 1000 religiosi con circa 100 tra collegi e altre case sparsi in 12 province, in Europa, in Africa, nelle Indie e nell’America Meridionale.

 

L'ESTERNO DELLA CHIESA

La facciata della chiesa è strutturata su due ordini, l'inferiore e il superiore. Nella parte inferiore sono collocate tre aperture con tre portali, sormontati da timpani curvilinei impreziositi da raffinati festoni; La porta centrale è affiancata da due grandi colonne sormontate da ricchi capitelli corinzi. 

Tra la porta principale e quelle laterali sono poste due nicchie che avrebbero dovuto ospitare delle statue, nicchie tondeggianti alla sommità, sormontate da timpani appuntiti. Tra le nicchie e le porte laterali si ergono due paraste (pilastri di sostegno semi-inglobati nella facciata) per lato, e oltre le porte verso l'angolo della chiesa si ergono altre due paraste per parte, tutte terminanti in capitelli corinzi.

Tra i due ordini corre la seguente iscrizione: “S(ANCTO) IGNATIO SOC(IETATIS) IESU FUNDATORI LUD(OVICUS) CARD(INALIS) LUDOVISIUS S(ANCTAE) R(OMANAE) E(CCLESIAE) VICE CANCELLAR(IUS) A(NNO) DOM(INI) MDCXXVI”, ovvero “A S.Ignazio fondatore della Compagnia di Gesù il cardinale Ludovico Ludovisi Vice Cancelliere di Santa Roma Chiesa nell’Anno del Signore 1626”. 

Nella parte superiore, allineata con la porta centrale, vi è una gran finestra che illumina la navata ed è sormontata da un timpano a punta (al contrario di quella del piano inferiore che è curvilinea). Anche qui si ripetono le due nicchie alle estremità di entrambi i lati, ma  sormontate da timpani ricurvi al contrario di quelle dell'ordine inferiore che li hanno appuntiti. 

Sono da notare anche qui le due colonne e le sei paraste (stavolta tre per lato), sempre  con capitelli corinzi, e, alle estremità, le volute a spirale riverse, molto simili a quelle ideate dalla genialità di Leon Battista Alberti per la basilica di Santa Maria Novella a Firenze, anche se più esili. Un timpano con la croce, con sei candelabri e lo stemma Ludovisi, corona la facciata.

GLORIA DI ST. IGNAZIO

L'INTERNO DELLA CHIESA


L’interno a croce latina, lunga 81,5 metri, larga 43 metri che presenta una navata fiancheggiata da sei cappelle, tre per lato, comunicanti su ciascun lato. Sono decorate con splendidi marmi policromi e stucchi raffinati. Il presbiterio, ovvero la parte architettonica della chiesa riservata al clero officiante, termina con un'abside riccamente affrescata. Le decorazioni del soffitto della grandiosa volta della navata sono di Andrea Pozzo, fratello dell'Ordine Gesuitico, e rappresentano L’ascesa di Sant'Ignazio in Paradiso.

Nella navata a destra troviamo la Cappella di S. Cristoforo, la Cappella di S. Giuseppe o Cappella Sacripante, disegnata da Nicola Michetti e realizzata a spese del cardinale Giuseppe Sacripante, e la Cappella di S. Gioacchino; a sinistra la Cappella del Crocifisso, dove si trova un crocifisso del XVIII secolo, la Cappella di S. Francesco Saverio e la Cappella di S. Gregorio Magno.

La chiesa è molto nota per le quadrature  (trompe l'oeil) di Andrea Pozzo (1642 - 1709), tra cui la finta cupola situata all’incrocio del transetto. Si tratta di una tela di 13 metri di diametro, sulla quale il Pozzo realizzò l'effetto prospettico della finta architettura. La pittura originaria, compiuta nel 1685, fu distrutta da un incendio; nel 1823, fu riprodotta fedelmente da Francesco Manno, sulla base dei disegni e degli studi lasciati dal Pozzo.

Per comprendere la maestria di questo pittore occorre cercare la lastra di marmo rotonda arancione che sta al centro della chiesa, salirci su e guardare il soffitto affrescato da Andrea Pozzo che in meno di dieci anni (1685-1694) dipinse la divinizzazione di Ignazio. E' l'affresco della Gloria di sant'Ignazio, con Cristo che manifesta lo stendardo della croce. 

Dal costato del Cristo s'irradia una luce che illumina Ignazio, dal quale si diparte verso quattro figure allegoriche che rappresentano i continenti allora conosciuti. Il Santo ascende dalla terra, formata dai quattro continenti Europa (con scettro e corona sopra un cavallo), Africa (una donna di colore con capelli crespi sopra un coccodrillo), Asia (con lo sguardo verso il cielo sopra un cammello) e America (con corona di piume sopra un puma), fino al cielo che sembra infinito. 

VINCENZO PANDOLFI - IL TEMPIO DI CRISTO

Questo effetto cambia man mano che ci si avvicina all'altare, da una prospettiva che la fa apparire più alta, più reale e tridimensionale. Un trompe l'oeil. Poco prima che inizino le file di sedili, c'è una seconda pietra rotonda di marmo arancione. Salendoci su e guardando in alto verso l'ingresso, si vede che la volta è solo dipinta. Ma se si guarda verso l'altare, si vede invece una bellissima cupola che sembra reale, ma invece anch'essa è dipinta. 

Nell'abside sono rappresentate le Scene dalla vita di Sant'Ignazio, come ad esempio, la Difesa di Pamplona, in cui Ignazio fu ferito. Nella calotta dell'abside Andrea Pozzo mise in opera un altro dei suoi virtuosismi prospettici: riuscì infatti a rappresentare un'architettura fittizia con quattro colonne dritte in una superficie concava.

Oltre a questi capolavori di pittura prospettica, sono da notare le sei cappelle situate lungo le navate laterali che, con elegante proporzione e sontuosità, rendono l'intero impianto architettonico più completo e armonioso.

Entrando sulla destra nella Chiesa di S. Ignazio, compare la meravigliosa creazione del maestro ebanista, Vincenzo Pandolfi (1905-2005), iniziata all' età di 70 anni e terminata a 98, due anni prima della sua morte. La sua idea era di far confluire, unificare le varie religioni, in una sola grande chiesa. 

Bellissima realizzazione, che mette in campo tutte le competenze artistiche dell' autore, e che abolirebbero almeno tutte le guerre di religione nel mondo, anche se la visione contempla che ogni religione confluisca in quella cristiana.

MONUMENTO A GREGORIO XV

"Ut unum sint"è il filo conduttore della progettazione e costruzione del "Tempio del Cristo Re" per unificare in una Chiesa tutte le religioni e giungere alla pace universale. L'opera poggia su una base di legno con una superficie quadrata ed ellissoidale del diametro di m.2.80 con scala 1 a 200.

Nella zona periferica ai quattro lati del tempio, l'artista ha collocato 16 costruzioni e quattro rampe attraverso le quali si giunge al piano superiore. Ogni rampa è sormontata da un piedistallo per la statua del santo protettore di ognuno dei continenti rappresentati. Al centro del Tempio vi è un altare a tre piani; sul primo piano vi sono quattro organi, sul secondo il piano per le celebrazioni eucaristiche e sul terzo l'esposizione del Santissimo Sacramento. 

La parte esterna dell'opera presenta nel fregio 64 nicchie nelle quali sono collocate statue che rappresentano la genealogia di Gesù. Al di sopra del cornicione 56 finestroni danno luce all'interno della struttura. Quattro campanili con base ad arco recano nella parte superiore e in tre lati la scritta "Ut unum sint".

- Nella controfacciata le due statue in stucco raffiguranti la Religione e la Magnificenza di Alessandro Algardi, 
- nella seconda cappella a destra (cappella Sacripante), disegnata da Nicola Michetti, la solenne pala con il Transito di San Giuseppe di Francesco Trevisani, 
- l'altare del transetto destro, di Andrea Pozzo, con il rilievo del San Luigi Gonzaga di Pierre Legros (a cui corrisponde, nel transetto sinistro, quello dell'Annunziata, di Filippo Valle). 
- Ai lati del presbiterio, sulla destra, vi è la cappella Ludovisi con il monumento sepolcrale di papa Gregorio XV, opera tardo-seicentesca situata nel vano a destra dell'abside di Pierre Legros. 
- quattro statue in stucco con le Virtù, di Camillo Rusconi; 
- nel corrispondente spazio di sinistra, che dà accesso alla sacrestia, è invece collocata la colossale statua in gesso di Sant'Ignazio, sempre opera del Rusconi del 1728 e modello di quella eseguita in marmo per la basilica vaticana. sempre opera di Camillo Rusconi, situata invece nel vano a sinistra dell'abside.

TOMBA DI SAN LUIGI GONZAGA

SEPOLTURE

Nell'edificio si conservano i corpi di diversi santi della Compagnia di Gesù:
- Luigi Gonzaga, proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726.
- Roberto Bellarmino, teologo, scrittore e cardinale italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e proclamato dottore della Chiesa.
- Giovanni Berchmans, proclamato santo da papa Leone XIII ed è, con i santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, patrono della gioventù studentesca.
- Un altro corpo conservato in sant'Ignazio è quello di Padre Felice Maria Cappello (1879 - 1962) soprannominato "il confessore di Roma", Gesuita e docente alla Pontificia Università Gregoriana; di lui è aperta la causa di beatificazione.


ORGANO A CANNE

Nella chiesa si trova un organo costruito dalla Pontificia Fabbrica d'organi Tamburini di Crema nel 1935 in sostituzione di un altro precedente ampliato nel 1905-1906 da Carlo Vegezzi-Bossi; quest'organo era stato costruito nel 1888 dall'organaro Pacifico Inzoli su ispirazione del nuovo organo Morettini di San Giovanni in Laterano e contava 37 registri dislocati su 3 tastiere e pedaliera. Lo strumento attuale, collocato sulle due pareti laterali dell'abside sopra apposite cantorie con balaustrate barocche, è a tre tastiere e pedaliera concavo-radiale e conta 53 registri.


BIBLIO

- Il collegio romano - Storia di una costruzione (Vetere, Benedetto, Ippoliti, Alessandro ed.) - Gangemi - Roma - 2001 -
- Villoslada, Ricardo Garcia - Storia del collegio romano. Pontificia Università Gregoriana - Roma - 1954 -
- Rinaldi Ernesto - La fondazione del collegio romano - Cooperativa tipografica - Arezzo - 1914 -
- Ignazio di Loyola - Gli scritti - traduzione di Mario Gioia - Utet - Torino - 1988 -
- William V. Bangert - Storia della Compagnia di Gesù - Marietti - Genova - 1990 -
- Cándido de Dalmases - Il padre maestro Ignazio - Jaca Book - Milano 1994 -
- Galletti Pietro - Memorie storiche intorno alla provincia romana della compagnia di Gesù dall'anno 1824 all'anno 1924 - Editrice Agostiniana - Prato - 1914 -
- John W. O'Malley, I primi gesuiti, Vita e pensiero, Milano 1999 -


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