Il Manipolo era formato da due Centurie, comandato da un centurione detto Prior e composto da 120 legionari Hastati della prima linea, altrettanti Principes che formavano la seconda linea e da 60 Triari (della terza fila della legione).
Secondo la tradizione, la tattica manipolare fu introdotta nell'esercito romano dall'eroe romano Marco Furio Camillo. Il manipolo rimase l'unità base dell'esercito fino alla II guerra punica, fino alla riforma di Gaio Mario che creò una nuova unità detta cohors cioè la coorte ovvero l'unione di tre manipoli.
LA GERARCHIA
Gradi superiori (comando):
- legatus legionis
- praefectus legionis (per le legioni di Egitto e Mesopotamia)
- procurator pro legato
- tribunus angusticlavius
- tribunus laticlavius
- praefectus castrorum
- praefectus fabrum
Gradi intermedi (ufficiali):
- primus pilus
- centurio
- decurio (dal III secolo d.c.)
Sotto-ufficiali - principales:
- optio
- discens
- aquilifer
- imaginifer
- campidoctor
- cornicularius
- signifer e vexillifer
- tubicen
- cornicen
- bucinator
- beneficiarius
- medicus
- tesserarius
- evocatus
Gradi inferiori (soldati semplici o munifex e immunes):
- miles munifex
- eques legionis
- architectus
- ballistarius
- custos armorum
- decanus
- frumentarius
- librarius
- mensor
- sagittarius
- speculator
Comandi minori complementari:
- cavalleria legionaria
- genio militare
- personale medico
Struttura Unità:
- contubernium
- centuria
- manipolo
- coorte
- vexillatio
Varie Armi ed armature per la difesa:
- elmo
- lorica hamata
- lorica manica
- lorica musculata
- lorica segmentata
- lorica squamata
- scutum
- gladius
- hasta
- pilum
- pugio
- spatha
CENTURIE
Erano una suddivisione della legione romana, creata come unità tattica elementare per ottenere un ordinamento articolato della legione su 3 linee distanziate; ogni m. fu costituito con 2 delle 60 centurie che formavano la legione: questa ebbe così 30 m., 10 per ciascuno dei 3 ordini degli astati, principi e triari.
Il m. dei 2 primi ordini era formato da 120 uomini, quello dei triari da 60: aveva 2 centurioni (uno per ciascuna centuria), dei quali quello di destra (centurio prior) comandava l’intero manipolo.
I m. si numeravano con l’ordinale, da I a X, per cui le centurie erano indicate come 1a e 2a del manipolo.
IL TERMINE MANIPOLO
Il termine Manipulus indica letteralmente una manciata di fieno o di spighe, come quello che nella mietitura a mano veniva afferrato di volta in volta dal mietitore.
Con questa parola s'indicava anche una suddivisione della legione romana ( Ovidio, Fasti, III, 187) creata come unità tattica elementare quando nell’esercito romano si rese evidente la necessità di un ordinamento articolato della legione su 3 linee distanziate; ogni m. fu costituito con 2 delle 60 centurie che formavano la legione: questa ebbe così 30 m., 10 per ciascuno dei 3 ordini degli astati, principi e triari..
Il Primipilo Centurione capo della prima centuria della prima schiera dei pili (o triari) era il più elevato rango dei centurioni della legione, che partecipava con il legato e i tribuni al consiglio di guerra del generale. Nell’esercito romano, il portatore delle insegne delle coorti e centurie, si distingueva dall’aquilifero (che portava l’aquila della legione) e dall’immaginifero (che portava l’immagine dell’imperatore).
Il m. dei 2 primi ordini era formato da 120 uomini, quello dei triari da 60: aveva 2 centurioni (uno per ciascuna centuria), dei quali quello di destra (centurio prior) comandava l’intero manipolo.
I m. si numeravano con l’ordinale, da I a X per ogni ordine; le centurie erano indicate come I e II del manipolo. Quando l’ordinamento per coorti sostituì quello manipolare, i 3 m. dei 3 ordini dello stesso numero formarono la coorte, ma il m. rimase distinto anche per funzione tattica. Il m. non è più ricordato dopo il 3° sec. d.c
GUERRA ANNIBALICA
Dopo la terribile sconfitta di Canne del 216 a.c., ci si rese conto che l'esercito romano non poteva più basarsi sulla sola fanteria pesante posta al centro dello schieramento, ma bisognava rafforzare i reparti di cavalleria ai fianchi, per non essere circondati dal nemico.
Annibale era riuscito ad annientare un esercito romano tre volte superiore, usando magistralmente la cavalleria. Durante la battaglia il centro cartaginese, che aveva assorbito la carica romana indietreggiando, aveva consentito che i suoi lati si allungassero. I Romani, avanzando centralmente, avevano creduto di poter sfondare facilmente la formazione avversaria.
Frattanto la cavalleria punica, nettamente superiore in numero e per qualità tattiche quella romana, la annientava. E mentre la fanteria romana si incuneava pericolosamente al centro dello schieramento cartaginese, la cavalleria punica circondava la fanteria romana e la caricava da dietro. 80.000 soldati romani persero così la vita nello scontro. La peggior sconfitta dell'intera storia romana.
- Il riscatto si ebbe nella battaglia di Zama, dove Publio Cornelio Scipione si trovò per la prima volta in netta superiorità numerica come cavalleria, 4.000 dei quali forniti dall'alleato numida, Massinissa.
La battaglia iniziò con una carica cartaginese di 80 elefanti da guerra per sfondare al centro lo schieramento romano. Allora Scipione pose i triarii nelle retrovie, lasciando i velites schierati, per evitare che Annibale si accorgesse che principes ed hastati erano disposti "in colonna", lasciando tra i manipoli dei corridoi per infilarci la carica degli elefanti. Esaurito l'impeto della carica, i legionari affrontarono i veterani di Annibale, schierati dietro le prime file. Scipione fece serrare i ranghi per sopportare l'urto della fanteria pesante, mentre la cavalleria attaccava le ali avversarie. Questa prima disposizione tattica fu l'antecedente delle cohorti vere e proprie.GUERRA SANNITICA
Ai tempi della III guerra sannitica, i Sanniti avevano un esercito molto simile a quello romano, tanto che Livio parlava di “legioni” sannite organizzate in coorti di 400 uomini, combatteva in manipoli e aveva un'ottima cavalleria.
« lo scudo sannitico oblungo non faceva parte del nostro equipaggiamento nazionale, né avevamo ancora i giavellotti, ma si combatteva con scudi rotondi e lance. Ma quando ci siamo trovati in guerra con i Sanniti, ci siamo armati come loro con gli scudi oblunghi e i giavellotti e copiando le armi nemiche siamo diventati padroni di tutti quelli che avevano una così alta opinione di se stessi. »
(Ineditum Vaticanum, H. Von Arnim (1892), Hermes 27: 118.)
I successi iniziali dei Sanniti sul terreno montuoso, confermano come essi usassero un ordine di battaglia flessibile e aperto, piuttosto che schierare una falange serrata.
Nel corso della guerra contro i sanniti, intorno al 340 a.c., i romani sostituirono la falange oplitica, di grande forza d'urto ma poco manovrabile, con i manipoli, che se occorreva potevano combattere anche da soli, e che resteranno la struttura dell'esercito romano per alcuni secoli, fino alle coorti. L'equipaggiamento del soldato, uguale per tutti, ora consisteva in :I successi iniziali dei Sanniti sul terreno montuoso, confermano come essi usassero un ordine di battaglia flessibile e aperto, piuttosto che schierare una falange serrata.
- una spada da punta e da taglio,
- una corazza,
- l'elmo
- gli schinieri,
- lancia da getto (pilum),
- quella da urto (hasta) viene lasciata solo alla terza fila dello schieramento (i triarii)
- si sostituisce lo scudo rotondo di bronzo con uno rettangolare in legno.
In combattimento le centurie di ogni legione si disponevano in numero di 20 per linea, cioè in 10 manipoli di 120 uomini ciascuno.
La legione era composta in genere di circa 4.000 uomini, ma poteva arrivare anche a 6.000.
L'armamento era uguali per tutti. L'esercito romano era molto forte non solo a motivo della capacità di risolvere prontamente i limiti tattici e strategici, ma anche perché era un esercito di cittadini, non di mercenari, ed era anche un esercito di alleati (latini e italici, almeno sino al II sec. a.c., poi chiunque poté diventare alleato). Agli alleati spesso venivano assegnati compiti specifici sulla base delle loro abilità o specialità tradizionali: p.es. i cretesi venivano impiegati come arcieri, gli spagnoli come frombolieri ecc.
I romani non creavano reparti con uomini della stessa etnia, ma gli alleati erano mescolati con diverse provenienze onde evitare che si amalgamassero troppo tra loro e si ribellassero.
Le truppe ausiliarie raddoppiavano gli effettivi di una legione, al punto che tra romani e alleati il potenziale umano mobilitabile era di circa 800-900.000 soldati (circa il 6-7% degli arruolabili era annualmente sotto le armi). Fino al II sec. a.c., non si avevano più di due legioni per console, anche se in alcuni momenti delle guerre puniche arrivarono a oltre 20 unità.
I consoli comandarono sulle legioni solo fino al I sec. a.c., dopodiché vennero sostituiti dai tribuni che sceglievano i centurioni, di solito di bassa estrazione, ma con esperienza e bravi nel comando, che erano responsabili della disciplina, dell'addestramento e del comando di ogni centuria.
Nacquero così le prime colonie di veterani, e la romanizzazione delle province. Durante la fase espansionistica il soldato prendeva un denario al giorno e partecipava, in misura crescente del suo grado, alla spartizione del bottino. Un centurione poteva arrivare a più di 100 denari al mese; un tribuno a più di 200. Quanto più militava nell'esercito, tanto più la terra lavorata in Italia veniva abbandonata e tra i lavoratori agricoli aumentava la proletarizzazione dei ceti più deboli.
La legione ebbe 30 manipoli, distinti in 10 manipoli di hastati, 10 di principes, 10 di triarii; le centurie degli hastati e dei princeps comprendevano ciascuna 60 soldati (un manipolo 120), mentre le centurie dei triarii comprendevano 30 soldati (un manipolo 60). Il numero dei cavalieri fu fissato a 300, divisi in 10 squadroni ciascuno di 30 uomini, suddivisi a loro volta in 3 decurie di 10 uomini ciascuna.
Non fu più il censo, ma l'età ad assegnare ai soldati il rispettivo posto: infatti i più giovani formavano la prima linea di hastati, gli uomini fatti la seconda linea di principes, i più anziani la terza linea di triarii. Per quanto riguarda l’armamento, gli hastati, i principes ed i triarii avevano in comune un elmo di bronzo con pennacchio (crista) molto alto e diritto, formato da penne rosse o nere o da una coda equina, la corazza a maglie di ferro o un pettorale di bronzo fissato ad un corsetto di cuoio, lo scutum al posto del clipeus e gli schinieri, che coprivano le gambe dal ginocchio in giù.
Come armi offensive avevano in comune il gladius; oltre questo, gli hastati ed i principes avevano il pilum ed i triarii l'hasta. Ma dovette esserci senz'altro un tempo in cui gli hastati avevano l'asta, da cui deriva il loro nome; i triarii, detti anche pilani avevano il pilum; e i principes, cioè “i primi” erano schierati in prima linea. L'armamento dei triarii può essere ricondotto a quello della fanteria pesante della falange oplitica.
ORDINE DI MARCIA DEL MANIPOLO DURANTE LA REPUBBLICA
(350 a.c. circa)
Polibio informa l'ordine di marcia "base" dell'esercito romano consolare, formato da due legioni romane e due di alleati (socii):
UNA LEGIONE |
- in testa alla "colonna" un'avanguardia di soldati scelti tra le truppe alleate (socii delecti),
- poi seguiva l'ala dextra sociorum,
- poi i bagagli alleati (impedimenta sociorum alae dextrae),
- la legio I consolare,
- i bagagli legionari (impedimenta legionis I),
- la legio II consolare,
- i bagagli legionari (impedimenta legionis II),
- poi i bagagli alleati (impedimenta sociorum alae sinistrae)
- infine l'ala sinistra sociorum.
Polibio, Floro e Cesare, riferiscono però che durante il I anno della guerra annibalica e il II anno delle guerre cimbriche, e pure il III della conquista della Gallia, si fece uso di un ordine a tre differenti "colonne" o "linee", ciascuna costituita rispettivamente da manipoli di hastati (I colonna,o I linea), principes (II colonna) e triarii (III colonna), intervallati con i rispettivi bagagli (impedimenta). In caso di necessità i bagagli sfilavano sul retro della terza colonna di triarii, mentre l'esercito romano si trovava già schierato.
« In un altro caso gli hastati, i principes e i triarii formano tre colonne parallele, i bagagli di ogni singolo manipolo davanti a loro, quelli dei secondi manipoli dietro i primi manipoli, quelli del terzo manipolo dietro il secondo, e così via, con i bagagli sempre intercalati tra i corpi di truppa. Con questo ordine di marcia, quando la colonna è minacciata, possono affrontare il nemico sia a sinistra sia a destra, e appare evidente che il bagaglio può essere protetto dal nemico da qualunque parte egli appaia. Così che molto rapidamente, e con un movimento della fanteria, si forma l'ordine di battaglia (tranne forse che gli hastati possono ruotare attorno agli altri), mentre animali, bagagli e loro accompagnatori, vengono coperti dalla linea di truppe durante la battaglia. »
(Polibio, Storie, VI, 11-14.)
« In un altro caso gli hastati, i principes e i triarii formano tre colonne parallele, i bagagli di ogni singolo manipolo davanti a loro, quelli dei secondi manipoli dietro i primi manipoli, quelli del terzo manipolo dietro il secondo, e così via, con i bagagli sempre intercalati tra i corpi di truppa. Con questo ordine di marcia, quando la colonna è minacciata, possono affrontare il nemico sia a sinistra sia a destra, e appare evidente che il bagaglio può essere protetto dal nemico da qualunque parte egli appaia. Così che molto rapidamente, e con un movimento della fanteria, si forma l'ordine di battaglia (tranne forse che gli hastati possono ruotare attorno agli altri), mentre animali, bagagli e loro accompagnatori, vengono coperti dalla linea di truppe durante la battaglia. »
(Polibio, Storie, VI, 11-14.)
IL CAMPO O CASTRUM
« Pirro re dell'Epiro, per primo raccolse l'esercito all'interno di una struttura difensiva. I Romani, quindi, che lo avevano sconfitto ai Campi Ausini nei pressi di Malevento, una volta occupato il suo campo militare ed osservata la sua struttura, arrivarono a tracciare con gradualità quel campo che oggi a noi è noto. »
(Sesto Giulio Frontino, Stratagemata, IX, 1.14.)
Ma i romani non solo copiarono il campo ma ne crearono un altro: l'accampamento militare da marcia fortificato, per proteggere le armate romane al suo interno, un accampamento che veniva montato e smontato durante i periodi di marcia, con grande capacità, forza e velocità.
ASSEDI
- Nel 250 a.c. nell'assedio di Lilibeo si esplicarono tutte le tecniche d'assedio apprese durante le guerre pirriche, tra cui torri d'assedio, arieti e vinea. Le macchine da lancio invece furono introdotte dalla prima guerra punica, poichè i Cartaginesi avevano imponenti mura e potente artiglieria.
- Nel 214-212 a.c. i Romani dovettero affrontare l'assedio di Siracusa, ad opera del console Marco Claudio Marcello, scontrandosi con le tecniche innovative difensive adottate dal famoso matematico Archimede, che preparò la difesa della città, lungo 27 km di mura difensive, con nuovi mezzi d'artiglieria: baliste, catapulte, scorpioni, manus ferrea e specchi ustori.
MANUS FERREA |
Quando i Romani furono entro il tiro dei dardi, Archimede architettò un'altra macchina contro i soldati imbarcati sulle navi: dalla parte interna del muro fece aprire frequenti feritoie dell'altezza di un uomo, larghe circa un palmo dalla parte esterna: presso di queste fece disporre arcieri e scorpioncini e colpendoli attraverso le feritoie metteva fuori combattimento i soldati imbarcati.
Quando essi tentavano di sollevare le sambuche, ricorreva a macchine che aveva fatto preparare lungo il muro e che, di solito invisibili, al momento del bisogno si legavano minacciose al di sopra del muro e sporgevano per gran tratto con le corna fuori dai merli: queste potevano sollevare pietre del peso di dieci talenti e anche blocchi di piombo.
Quando le sambuche si avvicinavano, facevano girare con una corda nella direzione richiesta l'estremità della macchina e con una molla scagliavano una pietra: ne seguiva che non soltanto la sambuca veniva infranta ma pure la nave che la trasportava e i marinai correvano estremo pericolo. »
(Polibio, Le Storie, VIII, 5.)
L'assedio si protrasse per ben 18 mesi, tanto che la parte filoromana architettò il tradimento, aprendo ai Romani in piena notte i cancelli della zona nord della città. Siracusa cadde e fu saccheggiata, non però la vicina isola di Ortigia, ben protetta da altre mura, che resistette ancora per poco. In quell'occasione trovò la morte anche il grande scienziato siracusano Archimede, che fu ucciso per errore da un soldato.
- Nel 212-211 ac. durante la II guerra punica, seppure Annibale avesse minacciato di assediare la stessa Roma:
« I Romani che erano assediati da Annibale e a loro volta assediavano Capua, disposero con decreto che l'esercito mantenesse quella posizione, fin quando la città non fosse stata espugnata.»
(Frontino, Stratagemata, III, 18, 3.)
Così Annibale, constatato che le difese di Roma erano assai forti e gli assedianti romani di Capua non "rompevano l'assedio", abbandonò la città campana, che cadde poco dopo in mano romana.
(Polibio, Le Storie, VIII, 5.)
L'assedio si protrasse per ben 18 mesi, tanto che la parte filoromana architettò il tradimento, aprendo ai Romani in piena notte i cancelli della zona nord della città. Siracusa cadde e fu saccheggiata, non però la vicina isola di Ortigia, ben protetta da altre mura, che resistette ancora per poco. In quell'occasione trovò la morte anche il grande scienziato siracusano Archimede, che fu ucciso per errore da un soldato.
- Nel 212-211 ac. durante la II guerra punica, seppure Annibale avesse minacciato di assediare la stessa Roma:
« I Romani che erano assediati da Annibale e a loro volta assediavano Capua, disposero con decreto che l'esercito mantenesse quella posizione, fin quando la città non fosse stata espugnata.»
(Frontino, Stratagemata, III, 18, 3.)
Così Annibale, constatato che le difese di Roma erano assai forti e gli assedianti romani di Capua non "rompevano l'assedio", abbandonò la città campana, che cadde poco dopo in mano romana.
- Nel 209 a.c., nel mezzo della II guerra punica, Publio Cornelio Scipione riuscì ad espugnare Cartagine, dove al suo interno furono trovate macchine da lancio per 120 catapulte grandi, 281 piccole, 23 baliste grandi e 52 piccole, e molti scorpioni.
- Nel 146 a.c. durante la III guerra punica, Appiano di Alessandria narra che i soldati di Publio Cornelio Scipione Emiliano, catturarono più di 2.000 macchine da lancio tra: catapulte, baliste e scorpioni nella sola capitale cartaginese.
- Negli anni 134-133 a.c. a Numanzia, il console Publio Cornelio Scipione Emiliano, eroe della III guerra punica, dopo aver saccheggiato il paese dei Vaccei, cinse d'assedio la città. L'armata comandata da Scipione era integrata da un nutrito contingente di cavalleria numidica, fornita dall'alleato Micipsa, al cui comando si trovava il giovane nipote del re, Giugurta. Scipione si adoperò per rincuorare e riorganizzare l'esercito scoraggiato dall'ostinata ed efficace resistenza della città ribelle; poi, nella certezza che la cittadella poteva essere presa solo per fame, fece costruire un muro di 10 km tutto intorno per bloccare a Numanzia qualsiasi rifornimento. Affinchè gli Iberi non le prestassero aiuto obbligò la città di Lutia alla sottomissione e alla consegna di ostaggi. Dopo quasi un anno di assedio, i Numantini, ridotti alla fame, sapendo che Scipione avrebbe accettato solo una resa incondizionata, assalirono con disperazione le fortificazioni romane, quindi si dice, essi stessi bruciarono la città suicidandosi. I resti dell'oppidum furono rasi al suolo come Cartagine pochi anni prima.
- Seppure la cavalleria non fu mai l'arma principale nello schieramento romano, crebbe di importanza dopo l'esito vittorioso di Zama. I cavalieri romani, spesso ausiliari alleati, si rivelarono fondamentali ad esempio nel corso della conquista della Gallia di Cesare.
Durante l'assedio di Alesia, quando sembrò che le sorti della battaglia erano pari, Cesare, a sorpresa, inviò lungo un fianco dello schieramento gallico la cavalleria germanica, la quale riuscì non solo a respingere il nemico, ma a far strage degli arcieri che si erano mischiati alla cavalleria, inseguendone le retroguardie fino al campo dei Galli. L'esercito di Vercingetorige che si era precipitato fuori dalle mura di Alesia, fu costretto a tornare all'interno della città, quasi senza colpo ferire.