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AD SPEM VETEREM

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"Celeberrimo è il luogo detto la Speranza vecchia, estramuraneo ai tempi di Frontino, attraversato dipoi dalle mura aureliane, e che ho delineato nella tav. ni, 1. Vi facean capo otto aquedotti principali, compresa l'alessandrina, ed un gruppo di strade di non minore importanza, quali la prenestina, la labicana, i due pomeri aurelianei interiore ed esteriore, la via che seguiva la linea degli archi celimontani, quella che dirigevasi al Sessorio etc. 
Alla frequente menzione che gli scrittori fanno di questo luogo famoso, si aggiunge ora un documento epigrafico, un fondo di tazza aretina trovato nel sepolcreto di vigna Boiardi, sul quale è grafita la memoria: 

TYCHICI SVTORIS A SPE VETERE. 

Nel Bull, munic, 2,203 ho attribuito all'appia lo speco trovato più o meno precisamente « ad Spem veterem » l'anno 1860, fra le vie labicana e prenestina, a met. 420 di distanza dalla porta maggiore, che reca tutti i caratteri di remota antichità. 
Questo speco non apparteneva all'appia, sibbene all'anione vetere, e lo dimostra, fra tante ragioni, il fatto della sua altitudine superiore di m. 25 circa a quella della foce dell'appia, presso Parco della Salara. Il punto preciso nel quale lo speco attraversava la contrada della Speranza vecchia è indicato da Frontino « in confinio hortorum Torquatianorum (et) norum» ed aggiunge che si denominava « ad Gemellos ».
Ora siccome Frontino più volte riferisce il corso dei suoi aquedotti al sito dei vari giardini dell'Esquilino, credo necessario stabilirne fino da ora la posizione relativa.... 


Di quelli di Torquato è fatto cenno soltanto nel passo citato di sopra in relazione coi Gemelli, qui locus est infra Spem ueterem. Benché la vetusta topografia di questa parte della regione V sia stata sconvolta nei tre ultimi secoli dell'impero, mi sembra poter stabilire: 
a) che i giardini di Fallante erano a sinistra della via prenestina uscendo di città: 
b) che detta via separava i giardini di Fallante da quei di Epafrodito, i quali avranno occupato lo spazio compreso fra la prenestina e la labicana: 
c-) che i giardini di Torquato erano verosimilmente a destra della labicana; tutti e tre poi sul limite settentrionale della contrada denominata Speranza vecchia: 
d) finalmente che la lacuna nel testo ove è descritta la riunione dell'appia con l'augusta dovrà supplirsi: « in confino hoitorum Torquatianorum et Epaphroditia)nontm ». "


L’area ad Spem Veterem per molti secoli fu utilizzata per lo più come area cimiteriale di poveri e ricchi e fu così denominata per la presenza in zona di un edificio sacro dedicato dal console Orazio nel 477 a.c. al culto
di Spes Vetus in seguito ad una battaglia avvenuta tra Roma e la vicina città di Veio: l’esatta posizione del tempio non è mai stata individuata.


Il tempio di Spes

In realtà non fu Orazio a erigere il tempio perchè Gaio Orazio, tale era il suo nome, venne eletto console giusto nell'anno 477 a.c. insieme con Tito Menenio Agrippa Lanato. Il Senato gli affidò la guerra contro i Volsci, mentre Agrippa andò contro gli Etruschi di Veio, che avevano massacrato tutti i Fabii nella battaglia del Cremera.

I Veienti sconfissero Tito e poi si diressero verso Roma accampandosi sul Gianicolo, allora il senato richiamò Gaio Orazio per difendere Roma e battersi presso il tempio della Speranza, cioè ad Spem Veterem, ma senza risultati e poi presso Porta Collina riportando stavolta la vittoria sul nemico.
Viene da chiedersi perchè Orazio avesse voluto dedicare il tempio alla Dea visto che:
la battaglia era avvenuta nello stesso anno, quindi non c'era il tempo necessario tra il voto, la costruzione e l'inaugurazione, cioè la dedica, e sembra strano avesse fatto la dedica proprio a Spes se proprio accanto al suo tempio non aveva potuto vincere.
La cosa più probabile è che Orazio abbia fatto il voto di restaurare un edificio templare giù esistente, il che spiegherebbe la brevità del tempo dei lavori.


Il nodo viario

L'area era pertinente al Celio ma per la sua posizione periferica rispetto al colle Palatino, ebbe fin dal IX sec. a.c. una destinazione soprattutto funeraria. A partire dal V sec. a.c., la zona compresa tra porta Maggiore e S. Giovanni divenne un importante smistamento di grandi strade, come la Labicana, la Prenestina e la Celimontana. Inoltre, trattandosi di uno dei punti più alti della città, vi confluirono ben otto acquedotti, tra cui quello Claudio che, costruito su alte arcate in opera quadrata di tufo, rimane una tra le più antiche testimonianze monumentali del comprensorio (52 d.c.).


Da area cimiteriale a zona di lusso

Tra il 42 e il 38 a.c., nell'ambito di un generale riassetto urbanistico dell'Esquilino, Mecenate trasformò quest'area in un quartiere residenziale, dando il via col suo esempio, alle grandi villae e domus delle più facoltose famiglie del tempo. Alla fine del II sec. d.c., una parte dei giardini (horti) ad Spem Veterem divenne proprietà della famiglia dei Varii, da cui deriva il termine horti Variani e, subito dopo, entrò a far parte del demanio imperiale.


La Spes Augusta

Le statue della dea Speranza erano diverse ma in genere tenevano sulla mano destra un mazzo di fiori e sulla sinistra un lembo di veste. Il tempio della Spes Vetus sorgeva secondo alcuni sul Vicus Longus sull'Esquilino, connesso, come riferisce Livio, alla vittoria di Orazio contro gli Etruschi nel 477 a.c. Sembra che il tempio andò distrutto nel 39 a.c. per essere poi ricostruito da Augusto. che molto teneva agli antichi Dei tanto da ricostruirne i templi e aggiungervi il suo nome, cosa che accadde nel 19 d.c. La Dea Spes diventò infatti la Spes Augusta e tale apparve sulle monete.
Per quel che si sa il tempio sorgeva nell'angolo più orientale della cinta muraria, area un tempo chiamata ad Spes Veterem, secondo altri nel punto dove via Casilina incrocia viale Castrense.


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