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GENS IUNIA

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I LITTORI PORTANO A BRUTO I CORPI DEI SUOI DUE FIGLI

La gens Junia fu una delle più celebri e celebrate gens di Roma, con origini patrizie fin dalla notte dei tempi, e tra le più importanti verso la fine della monarchia.  Da ricordare che Lucius Junius Brutus fu il nipote di Lucius Tarquinius Superbus, il VII e ultimo re di Roma, e alla cacciata di Tarquinio nel 509 a.c., divenne uno dei primi consoli della repubblica.

I membri della gens Iunia  però sono spesso citati come plebei, sembra però inconcepibile che il nipote di un re fosse plebeo, per questo la faccenda è dibattuta. I patrizi erano così gelosi delle loro prerogative che nel 450 a.c., nel II anno del Decemvirato, emisero una legge che proibiva il matrimonio tra patrizi e plebei, includendola nelle XII Tavole.

Poi con la lex Licinia Sextia del 367 a.c. i plebei vennero ammessi al consolato. Tuttavia, si pensa che le divisioni tra i due ordini non fossero fermamente stabilite durante i primi decenni della Repubblica e che ben un terzo dei consoli eletti prima del 450 potrebbe essere effettivamente plebei.

Anche se non fosse così, i consoli scelti alla nascita della Repubblica Romana potrebbero essere stati eccezioni. Questa idea dei consoli plebei in quell'epoca non è affatto convincente.
Piuttosto accadeva che genti patrizie a volte avessero dei rami plebei, in quanto erano caduti in disgrazia per condanne o per debiti, o per matrimoni misti, per cui erano state ripudiate e declassate.

Che i Junii fossero in un primo momento patrizi e che poi passarono ai plebei non avrebbe invece molto senso. Alla fine della Repubblica, i Junii Silani sembrano essere stati patrizi, o almeno furono tra i rami che conservarono il patriziato e uno di loro persino tenne l'ufficio di Flamen Martialis.

Ma questo può essere dovuto all'adozione di uno della gens patrizia Manlia da parte di uno dei Silani. Se così fosse però i successivi Junii Silani erano effettivamente discendenti dal Manlii e non dei Junii. Comunque è poco probabile perchè l'adottato prendeva il nome dell'adottante o almeno lo aggiungeva al suo.

Questa ipotesi è sostenuta dal cognome Torquatus, nome di una grande famiglia dei geni Manlia, sopportata da molti dei Silani. Junius, il nomi dei geni, può essere etimologicamente connesso con la Dea Juno, dopo di che è stato anche nominato il mese conosciuto come Junius.

JUNIO BRUTO PRIMO CONSOLE DELLA REPUBBLICA

PRAENOMINA USATI DALLA GENS IUNIA 

I praenomina favoriti dai primi Junii erano:
Marcus, Lucius, e Decimus.

Eccetto che per i Bruti Bubulci, che può essere stato un ramo cadetto della famiglia, e che favorì il prenome Gaius, gli Junii Bruti usarono esclusivamente questi tre nomi. Molti delle altre famiglie degli Junii usarono ugualmente questi nomi, soprattutto Gaius ma altri Quintus.

Gli Junii Silani usarono anche il prenome Appius, ma il prenome più frequente fu Decimus. Invece i nomi Titus e Tiberio furono scrupolosamente evitati dagli Junii per tutta la loro storia. Secondo la tradizione, questi erano i nomi dei figli di Lucio Giunio Bruto, il primo console, che si unì in un complotto con i loro zii, i Vitellii, per ripristinare i Tarquini al potere.

Vennero condannati ed eseguiti per ordine del proprio padre, e questa disgrazia ha portato all'abbandono dei loro nomi dalle generazioni future. L'unica eccezione degna di nota è l'oratore Titus Junius, che visse nel secolo finale della Repubblica.



RAMI E COGNOMINA DEGLI IUNII

I nomi e i soprannomi che gli Junii usarono al tempo della Repubblica sono:
Brutus, Bubulcus, Gracchanus, Paciaecus, Pennus, Pera, Pullus, and Silanus.

Norbanus viene talvolta considerato un soprannome della gens Junia, ma sembra fosse un nome pagano. Pochi Junii sono menzionati senza cognome. Molti Junii compaiono durante l'Impero con altri soprannomi, ma molti di loro non fecero parte della gens iunia. Questi comprendevano molti discendenti di liberti e di cittadini iscritti durante le magistrature dei vari Junii.

- Brutus
era il nome di una famiglia plebea della gens Junia, che si affermava discendente di Lucius Junius Brutus. Questa possibilità è stata negata da alcune autorità antiche, poiché il primo console era patrizio e perché i suoi due figli lo precedono in morte. Tuttavia, alcuni affermano che c'era un terzo figlio, da cui discesero i successivi Bruti.

Non è impossibile che ci fossero figli più giovani, o che i figli più anziani avessero figli propri. Brutus è anche noto per aver avuto un fratello, che è stato messo a morte da suo zio il re, e ci possono essere stati altri parenti. In ogni caso, non è del tutto certo che Brutus fosse un patrizio. Se fosse, i suoi discendenti potrebbero essere allora passati ai plebei.

Si dice che il nome di Brutus fosse stato dato a Lucio perché fece un'idiozia dopo l'esecuzione del fratello, nella speranza di evitare lo stesso destino. Tuttavia non è esatto, perchè il padre era chiamato Bruto dalle antiche autorità ed è possibile che il cognome fosse già stato portato dalla famiglia per qualche tempo.

Secondo Festo, il significato più vecchio dell'aggettivo brutus era "grave" o "grave", nel qual caso il cognome è molto simile a Severus. Una spiegazione meno probabile suggerisce un'origine comune con il nome di quella del Bruttii, un popolo dell'Italia meridionale che fu spezzato dai Sanniti nel IV sec. a.c. e il cui nome si dice significasse "schiavi fuggiti".

- Bubulcus
si riferisce a chi coltiva con bue. Le uniche persone che avevano conosciuto questa cognomen portavano anche quelle di Brutus e quindi potrebbero essere appartenute a quella famiglia, piuttosto che a distinte stirpi della gens Junia. Se è così, i Bubulci erano gli unici membri della famiglia a usare il praenomen Gaius. Essi appaiono nella storia durante la II Guerra Sannita, allo stesso tempo in cui gli altri Junii Bruti emergono da due secoli di oscurità, con l'agnomen Scaeva. Ciò suggerisce che la famiglia potrebbe essersi divisa in due rami distinti in questo momento.

- Pennus
che era anche un cognome della gens Quinctia, è probabilmente derivato da un aggettivo latino che significa "forte". Questa famiglia fiorì durante il III e II sec. a.c..

- Gracchanus
è stato assunto da uno degli Junii per la sua amicizia con Gaius Sempronius Gracchus.

- Paciaecus o Paciacus
era il cognomen di un altro membro della gens, non sembra essere di origine romana, anche se può essere che Paccianus o Paciano sia la forma corretta.

- Silano 
sembra essere una forma allungata di Silus, "naso camuso", che si presenta come un cognomen nelle gentis Sergia e Terentia, e non è collegata al nome greco Silano. Nei manoscritti si trovano le varianti Syllanus e Sillanus. Gli Junii Silani appaiono per la prima volta nella storia durante la II Guerra Punica e per i prossimi 400 anni occupano gli uffici più alti dello Stato.
Sembrano essere patrici, a differenza degli altri Junii, ma un membro anziano della famiglia venne adottato dal patrizio Manlii, da cui alcuni dei Silani hanno ricevuto il cognome aggiuntivo Torquatus.
Inoltre, l'imperatore Augusto sollevò Marcus Junius Silano al Patriciato nel 30 a.c. Molti di questa famiglia erano connessi o discendenti da Augusto e dagli imperatori della dinastia Julio-Claudia.


MEMBRI DELLA GENS IUNIA

Junii Bruti:

- Marco Giunio Bruto
padre del console 509 a.c., sposò Tarquinia, sorella di Lucius Tarquinius Superbus.

- Marco Giunio Bruto
messo a morte da suo zio il re.

- Lucio Giunio Bruto
uno dei primi consoli, nel 509 a.c. fu, a detta dei suoi contemporanei, pari per gloria a Romolo, perché l’uno fondò la città, l’altro la libertà di Roma, si tolse le vesti del padre per vestire quelle del console, e preferì vivere senza famiglia piuttosto che sottrarsi al dovere di compiere la pubblica vendetta.
L’aristocrazia romana, che voleva riaccogliere i Tarquini, organizzò una congiura, a cui presero parte anche i figli di Lucio Giunio Bruto, Tito e Tiberio. Il padre, quando aveva il potere supremo fece arrestare, frustare davanti alla sua tenda, legare al palo e uccidere con la scure i suoi figli che cercavano di reintrodurre in Roma il dominio dei Tarquini da lui cacciati.

- Tito Giunio Bruto
figlio del console del 509 a.c, messo a morte per tradimento.

- Tiberio Giunio Bruto
figlio del console del 509 a.c., messo a morte per tradimento.

- Lucio Giunio Bruto
secondo Dioniso, uno dei primi tribuni della plebe nel 493 a.c., un plebeo che assunse il soprannome di Brutus in onore del primo console.

- Decimo Giunio BrutoScaeva
Fu magister equitum nel 339 sotto il comando del dittatore Quinto Publilio Filone e venne eletto console nel 325 a.c..con Lucio Furio Camillo. Mentre a Decimo fu affidata la campagna contro i Vestini, a Lucio fu affidata quella contro i Sanniti, che però non fu in grado di condurre, in quanto gravemente malato.
Decimo saccheggiò le campagne dei Vestini, costringendoli ad un scontro in campo aperto, dove i romani, seppur con molte perdite, ebbero la meglio. Non pago del successo ottenuto, il console espugnò le città di Cutina e Cingilia, concedendo il bottino ai soldati. Fu eletto console una seconda volta nel 292 a.c. con Quinto Fabio Massimo Gurgite

- Decimo Giunio Bruto
con suo fratello Marcus, esibì il primo combattimento tra gladiatori a Roma nel 264 a.c..
Fu il primo munus svolto a Roma e avvenne presso il Foro Boario, organizzato dai due nobili fratelli per commemorare la morte del padre, Giunio Bruto Pera.

- Marco Giunio Bruto
con suo fratello, Decimus, esibì il primo combattimento tra gladiatori a Roma nel 264 a.c.. Da allora i munera ebbero un enorme successo tanto che pochi decenni dopo, nel 216 a.c., in occasione dei funerali di un importante uomo politico, furono più di 40 i gladiatori che si affrontarono in combattimento, mentre furono più di cento a scendere in arena per le esequie di Publio Licinio nel 183 a.c..

- Lucio Giunio Bruto
nonno del console del 178 a.c..

- Marco Giunio Bruto
pretore nel 191 a.c..

- Publio Giunio Bruto
pretore nel 190 a.c..

- Decimo Giunio Bruto
uno dei triunviri che fondarono una colonia nel territorio di Sipontum, nel 194 a.c..

- Marco Giunio Bruto
console nel 178 a.c. Figlio probabilmente del tribuno della plebe del 195 a.c., e nipote di Lucio Iunio Bruto. Fu eletto console nel 178 a.c. con Aulo Manlio Vulsone; gli fu affidato il comando della campagna contro gli Istri, che riuscì a sconfiggere e sottomettere definitivamente l'anno successivo.
Fu uno degli ambasciatori inviati in Asia nel 171 a.c. per chiedere aiuti agli alleati di Roma per la guerra contro Perseo di Macedonia. Nel 169 a.c. si presentò candidato alla censura, ma non fu eletto.

- Marco Giunio Bruto
eminente giurista del II sec. a.c. Figlio, forse, del console omonimo del 178-6 a.c., fu pretore in un anno imprecisato (Pomp., Dig., I, 2, de origine iuris, 2, 39). Ebbe possedimenti in Albano, Priverno, Tivoli. Fu uno dei fondatori della scienza giuridica romana, cui contribuì con l'opera De iure civili libri tres, redatta in forma di dialoghi col figlio Marco, in cui erano esposti pareri da lui dati a persone che glieli richiedevano e, forse, riassunte e combattute opinioni altrui. È lodato indirettamente da Cicerone come iuris civilis in primis peritus (De off., II, 50), iuris civilis peritissimus (Brut., 130).

- Decimo Giunio Bruto Callaico
(185 -129 a.c.) fu console della repubblica romana nel 138 a.c.. Era figlio di Marco Giunio Bruto, che era stato console nel 178 a.c., e fratello del pretore Marco Giunio Bruto. Ebbe come figlio Decimo Giunio Bruto e fu nonno di Decimo Giunio Bruto Albino. Fu probabilmente sposato con una donna di nome Clodia. Nel 138 a.c. divenne console assieme a Publio Cornelio Scipione Nasica. Deciso sostenitore della causa degli optimates, fu in contrasto con i tribuni della plebe; quando il senato propose di acquistare del grano per il popolo, egli rifiutò ma, allorché non concesse di congedare dieci soldati che ne avevano il diritto, il tribuno Gaio Curiazio lo fece imprigionare assieme al collega.
Più tardi ricevette la provincia dell'Hispania Ulterior, dove stroncò la rivolta di Tantalo; in seguito fondò nell'Hispania Citerior la città di Valentia Edetanorum, l'odierna Valencia, nella quale trasferì i soldati di Viriato, sconfitto nel 139 a.c.

- Decimo Giunio Bruto
console nel 77 a.c. Figlio di Decimo Giunio Bruto Callaico, fu eletto console con Mamerco Emilio Lepido Liviano.

- Marco Giunio Bruto
pretore nell'88 a.c..

- Lucio Giunio Bruto Damasippus
un seguace di Mario, ucciso nell'82 a.c.

BRUTO IL CESARICIDA
- Marco Giunio Bruto
tribuno della plebe nell' 83 a.c.. Dedusse la colonia di Capua. Fu anche il primo marito di Servilia Cepione, dalla quale ebbe Marco Giunio Bruto, uno degli assassini di Giulio Cesare.
Seguace di Marco Emilio Lepido, partecipò alla rivolta democratica promossa da quest'ultimo nel 77 a.c. e occupò con le sue truppe la Gallia Cisalpina; assediato a Modena da Gneo Pompeo, venne costretto alla resa e quindi ucciso su ordine di Pompeo.

Marco Giunio Bruto
figlio del tribuno dell'83 (85 - 42 a.c.) il cesaricida, pretore urbano nel 44 a.c.. più noto dopo la sua adozione come Quinto Servilio Cepione Bruto (Quintus Servilius Caepio Brutus).
E' stato un politico, oratore, filosofo e studioso romano, senatore della tarda Repubblica romana e uno degli assassini di Giulio Cesare.
Fu difatti una delle figure preminenti della congiura delle Idi di Marzo assieme a Gaio Cassio Longino e a Decimo Bruto.

- Decimo Giunio Bruto Albino
(80 - 43) uno dei cospiratori contro Cesare nel 44 a.c.. Fu pretore nel 45 a.c.
Fu legato di Cesare nel 53 e combattè come suo generale per terra e per mare.



Junii Bubulci:

Gaio Giunio Bruto Bubulco
console nel 317, 313, 311 a.c., mag. equitum nel 312, censore nel 309, e dictator nel 302 a.c..
Durante il consolato Teano in Apulia ottenne un trattato di alleanza con Roma. Tre volte nominato dittatore o magister equitum e censurato nel 307 a.c.. Nel 311, fece un voto alla Dea Salus che adempì, diventando il primo plebeo a costruire un tempio, uno dei primi dedicati a una divinità astratta, e fu uno dei primi generali a promuovere un tempio e poi sovrintendere alla sua costruzione e dedizione
Rieletto console nel 313 a.c. insieme al suo collega elesse Gaio Petelio Libone Visolo dittatore per la campagna contro i Sanniti. Fu eletto magister equitum nel 312 a.c., dal dittatore Sulpicio Longo, per una campagna contro gli Etruschi. Rieletto console, nel 311 a.c., gli toccò in sorte la spedizione contro i Sanniti. Dopo aver ripreso Cluvie, dove in precedenza era stata massacrata la guarnigione romana, riuscirono a sopraffare i Sanniti in uno scontro campale, dove erano stati attratti con l'inganno dai Sanniti.« Vennero uccisi circa 20.000 uomini, e i Romani reduci dal trionfo si sparsero nei dintorni a fare razzia del bestiame offerto loro dal nemico in persona.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita, IX, 31.)
Nel 302 a.c.,, fu nominato dittatore, per far fronte agli Equi, insorti per la costituzione della colonia romana ad Alba Fucens, nel loro territorio. Vinse ed ottenne il trionfo a Roma.

- Gaio Giunio Bruto Bubulco
console nel 291 e 277 a.c., trionfò su i Lucani e i Bruttii. Durante il II consolato entrambi i consoli vennero inviati nel Sannio, respinti però dai Sanniti. La sconfitta portò ad un contrasto tra i due consoli, a Bubulco fu dato il comando delle operazioni in Bruzio ed in Lucania, mentre Rufino rimase nel Sannio. Nei Fasti capitolini è riportato il trionfo di Bubulco sui bruzi e sui lucani.


Juni Perae: 

Decimo Giunio Pera
nonno di Decimus Junius Pera console nel 266 a.c,

Decimo Giunio Pera
padre di Decimus Junius Pera console nel 266 a.c,

- Decimo Giunio Pera 
console nel 266 a.c, censore nel 253, trionfò sui Sassinates, e una seconda volta sui Sallentini e sui Messapii. Ebbe un padre e il nonno omonimo.
Decimus Junius e il suo sconosciuto fratello Marcus in occasione della morte di suo padre istituirono per la prima volta a Roma i giochi gladiatori, come giochi funebri.
Avendo come collega il console del 262 Lucio Postumio Megello, ed essendo questi deceduto durante il suo mandato, Pera dovette dimettersi a causa di questo segno infausto, come stabilì l'ufficio censori.


- Marco Giunio Pera 
fratello di Decimo Iunio Pera, in occasione della morte di suo padre istituì con il fratello per la prima volta a Roma i giochi gladiatori, come giochi funebri.

- Marco Giunio Pera
figlio di Decimus Junius Pera, console nel 230, censore nel 225 e dictator nel 216 a.c., dopo la battaglia di Canne.


Juni Penni:

Marco Giunio Penno
edile curule nel 205 a.c. e pretore urbano nel 201 a.c..

Marco Giunio Penno
Figlio del precedente, fu nominato pretore nel 172 a.c. e gli fu affidata la provincia della Spagna Citeriore. La sua presenza fu caratterizzata dalla inattività, perché i rinforzi da lui richiesti con urgenza al Senato giunsero solo dopo che egli aveva passato la provincia al suo successore.
Fu eletto console nel 167 a.c. e gli fu affidata la regione di Pisa come provincia.

- Marco Giunio Penno
tribuno della plebe nel 126 a.c.. Fece passare una legge che bandiva tutti gli stranieri da Roma


Junii Silani:

GENS IUNIA 54 A.C. -
IUNIO BRUTO E SERVILIUS AHALA
- Marco Giunio Silano
pretore nel 210 a.c., durante la II Guerra Punica.

- Decimo Giunio Silano
incaricato dal senato nel 146 a.c. di tradurre in latino gli scritti sull'agricoltura di Mago.

- Decimo Giunio Silano Manliano
pretore nel 141 a.c., ottenne come sua provincia la Macedonia.
Tito Manlio Torquato, uomo di straordinario prestigio per le sue molte imprese, espertissimo di diritto civile e religioso, in una circostanza simile non ritenne neppure di aver bisogno del consiglio dei parenti. Poiché la Macedonia aveva sollevato al senato tramite ambasceria lagnanze contro suo figlio Decimo Silano, che ne era stato governatore, chiese ai senatori di non deliberare niente su quell’argomento prima che lui stesso avesse studiato la causa tra suo figlio e i Macedoni.
Assunta l’istruttoria con il consenso sia dell’augusta assemblea, sia di quelli che sollevavano le lagnanze, per due giorni, solo giudice nella sua casa, diede ascolto alle due parti; al terzo, dopo aver sentito i testimoni con la massima diligenza, pronunziò questa sentenza:
 “Essendo per me provato che mio figlio Silano ha ricevuto denaro dagli alleati, lo giudico indegno dello stato e della mia casa e gli ordino di uscire immediatamente dalla mia vista”.
Colpito da una così dura sentenza del padre, Silano non sopportò più di vivere e la notte successiva si impiccò. Torquato aveva già adempiuto ai compiti di giudice severo e scrupoloso, lo stato aveva avuto giustizia, la Macedonia vendetta, e a quel punto con il suicidio per vergogna del figlio, avrebbe potuto piegare il rigore paterno; ma lui non volle neppure partecipare alle esequie del giovane e proprio mentre venivano celebrate diede udienza a chi voleva interpellarlo. Sapeva di sedere in quello stesso atrio dove spiccava l’immagine di quel Torquato famoso per la sua severità.

- Marco Giunio Silano
console nel 109 a.c., sconfitto dai Cimbri.

- Gunia
a moglie di Gaius Claudius Marcellus, e madre di Gaius Claudius Marcellus, console nel 50 a.c.

- Decimo Giunio Silano
console nel 62 a.c., patrigno di Marcus Junius Brutus, il cesaricida.

- Marco Giunio Silano
console nel 25 a.c..

- Gunia 
moglie di Marcus Aemilius Lepidus, il triunviro.

- Gunia  Tertia
moglie di Gaius Cassius Longinus, il cesaricida.

- Gaio Giunio Silano
console nel 19 a.c..

- Marco Giunio Silano
figlio del console del 25 a.c. e padre del console del 19 d.c..

Gaio Giunio Silano
padre dei consoli del 10 e del 15 d.c..

- Gaio Giunio Silano
console del 10 d.c., con Flamine Marziale. Subito dopo fu nominato proconsole dell'Asia. Nel 22 d.c. fu accusato di malversazione nonchè di tradimento (maestà) e sacrilegio alla divinità di Augusto.
Tacitus suggerisce che la carica di tradimento è stata aggiunta alle sue accuse per intimorire gli amici di Silano a difenderlo. Silano, abbandonato dai suoi amici e senza esperienza oratoria, abbandonò la sua difesa.
Era stato proposto di bandire e bandirlo all'isola di Gyarus. Tiberio cambiò il luogo dell'esilio con l'isola di Cynthus che sua sorella Torquata aveva pregato come luogo di punizione. Aveva almeno tre figli: Appius Junius Silano , console del 28, Decimus Junius Silano che era in una relazione con Julia Minore e Marcus Junius Silano, console suffettivo nel 15 d.c..

- Marco Giunio Silano
Sotto Tiberio venne nominato console suffetto nel 15 d.c.. Fu nipote di Marco Giunio Silano, (console nel 25 a.c.), e figlio di un Gaio Giunio Silano; aveva due fratelli e una sorella: Decimo Giunio Silano, Gaio Giunio Silano, console nel 10, e Giunia Torquata. Il fratello Decimo era un senatore condannato all'esilio durante il regno di Augusto per una relazione colla nipote dell'imperatore, e fu il padre adottivo di Decimo Giunio Silano Getulico. Il fratello Gaio era invece padre di Appio Giunio Silano, console nel 28, marito di Domizia Lepida. Marco ebbe una figlia, Giunia Claudia, che fu la prima moglie di Caligola".

Gli storici antichi ebbero un'ottima opinione di lui e pure Tiberio, se qualcuno criticava una decisione giuridica di Silano, Tiberio la respingeva sempre. Inoltre Silano aveva l'onore di votare per primo in Senato e riuscì, grazie alla sua influenza sull'imperatore, a far tornare il fratello Decimo dall'esilio.
Nel 33 la figlia Claudia sposò Caligola ma morì nel 36, Silano però continuò a trattare Caligola come un figlio. Alla fine del 37, però, Caligola lo fece giustiziare per ragioni poco chiare. Svetonio dice che fu a causa di un complotto mentre secondo altri semplicemente lo infastidiva

- Decimo Giunio Silano
esiliato nell' 8 d.c. per il suo rapporto con Julia, la nipote di Augusto.

- Gunia Torquata
una vergine vestale, intercedette per salvare suo fratello, Gaius Junius Silanus, il console del 10 d.c., dopo che venne condannato per tradimento.

- Marco Giunio 
Silanus, console nel 19.

- Gunia Claudilla
prima moglie dell'imperatore Caligola. Figlia di Marco Giunio Silano, console e collaboratore e amico di Tiberio, morì di parto pochi anni dopo il matrimonio,

- Gunia Silana
la moglie di Gaius Silius.

- Appio Giunio Silano
console nel 28, fu accusato di crimen maiestatis nel 32, ma venne salvato da Celso, uno degli informatori. Poco dopo l'ascesa di Claudio, nel 41, mentre Silano era governatore della Hispania Tarraconensis, fu richiamato a Roma e si sposò con Domizia Lepida, madre dell'imperatrice Valeria Messalina e membro della dinastia giulio-claudia. Venne trattato con la massima distinzione da tutta la corte imperiale, ma dopo aver rifiutato le avances di Messalina, fu presto messo a morte dall'imperatore. Messalina e Narciso, liberto imperiale, lo accusarono di aver complottato per assassinare il Princeps e dichiararono di aver visto Silano tentare l'assassinio dell'imperatore nei loro sogni.

- Marco Giunio Silano
console nel 46, e più tardi avvelenato da Agrippina.

- Lucio Giunio Silano
pretore nel 48.

- Decimo Giunio Silano
soprannominato Torquatus, console nel 53.

- Gunia Calvina
sposò Lucius Vitellius.

- Gunia Lepida
sposò Gaius Cassius Longinus, console suffetto nel 30.

- Lucio Giunio Torquato Silano
Torquato servì come console ordinario nel 53, insieme a Quinto Aterio Antonino. Nel 54 sposò Giulia Africana, figlia dell'oratore Giulio Africano, e da lei ebbe una figlia nel 55, Giunia Silana Torquata. Nel 64 fu obbligato al suicidio dall' imperatore Nerone, che perseguitava in quanto nipote di Augusto.

- Gaius Junius Silanus
console suffetto nel 92.

Giunio Silano
console nel 189.

Giunio Silano
console suffetto nel 237.


Junii Blaesi:

- Quinto Giunio Blaeso
console suffetto nel 28, trionfò su Tacfarinas. un novus homo romano ("nuovo uomo", cioè il primo membro della sua famiglia ad accedere alla nobiltà romana ) che ha vissuto durante i regni di Augusto e Tiberio. Era lo zio materno di Lucius Aelius Sejanus, prefetto pretorio dell'imperatore Tiberio.
Nel 10 servì come console suffetto e fu poi comandante degli eserciti situati in Pannonia. Tacito narra che dopo il servizio militare nella Grande Rivolta Ilirica, i soldati si ribellarono per il loro scarso pagamento in terre paludose. Blaesus chiese di suicidarsi, ma la sua richiesta fu ignorata. Secondo lo storico romano Cassius Dio, i soldati arrestarono e torturarono i suoi schiavi, e poi tentarono di uccidere Blaesus che li convinse però a rinviare la cosa al Senato romano. In risposta, Tiberio mandò suo figlio Druso a sedare la ribellione, accompagnato da Sejano e da due coorte pretoriane.
Blaesus venne poi nominato proconsole dell'Africa dal 21 al 23 sembra grazie al nipote Sejano
Come governatore in Africa, Blaesus soffocò una rivolta dal Tacfarinas, il guerriero Numidio , vittoria per la quale ottenne il trionfo.
La carriera di Blaesus si concluse nel 31, quando suo nipote Sejanus è stato accusato di tradimento e giustiziato per ordine di Tiberio. Come risultato della sua connessione a Sejanus, Blaesus fu infatti giudicato suo complice. Tuttavia, invece di attendere l'esecuzione, scelse di suicidarsi.
Blaesus ebbe almeno due figli, ognuno dei quali divenuto console: Quintus Junius Blaesus (suffettivo console 26) e Lucius Junius Blaesus (suffettivo console 28).
Ambedue si suicidarono nel 36 quando Tiberius trasferì ad altri i sacerdozi precedentemente promessi agli Blaesi durante l'ascesa della loro famiglia, prevedendo la loro fine.
L'ultimo discendente di questo Quintus Junius Blaesus era un nipote, Junius Blaesus, ucciso nel 69 dall'imperatore Vitellius

Giunio Quinto Blaeso
Console suffetto nel 26, servì sotto suo padre durante la guerra contro Tacfarinas e si suicidò poi nel 36.

Giunio Blaeso
governatore della Gallia Lugdunensis nel 69, seguace dell'imperatore Vitellio, che lo fece avvelenare.


Junii Rustici:

QUINTO GIUNIO RUSTICO
Giunio Rustico
nominato per elaborare l'acta del senato nel 29, durante il regno di Tiberio.

- Lucio Giunio Aruleno Rustico
pretore nel 69, un pupillo di Publius Clodius Thrasea Paetus, messo a morte da Domiziano.

- Quinto Giunio Rustico
console nel 119 con l'imperatore Adriano.

- Quinto Giunio Rustico 
(100 – 170) fu un filosofo e politico romano, esponente dello stoicismo.
Nipote di Aruleno Rustico (allievo di Seneca, fatto uccidere da Domiziano), fu uno dei maestri dell'imperatore Marco Aurelio, che lo trattò con rispetto e onore.
Fu anche console nel 133 e nel 162, e membro del consiglio urbano di Roma. Dal 163 al 167 fu prefetto dell'Urbe, per cui dovette presiedere il processo dei teologi cristiani martiri, come Giustino, che venne decapitato.
"Quando noi diciamo che il Logos, che è il primogenito di Dio, Gesù Cristo, è stato generato senza connubio, ha risanato zoppi e paralitici ed infelici dalla nascita,  è stato crocifisso ed è morto e, risorto, è salito al cielo, non portiamo alcuna novità rispetto ai figli di Zeus. Ermete fu detto il Logos ed era il messaggero di Zeus; Dioniso fu dilaniato; Eracle si gettò nel fuoco, Bellerofonte, ascese al cielo con il cavallo Pegaso, Perseo fu generato da una vergine, Asclepio fece miracoli con cui guarì i malati e gli storpi ed ascese in cielo» (Giustino - Apologia Prima, XX-XXII)

- Quinto Giunio Rustico
console suffetto nel 133, e console nel 162.


Altri:

- Quinto Giunio
tribuno della plebe nel 439 a.c., che tentò di sobillare il popolo contro gli uccisori di Spurius Maelius.

- Lucio Giunio Pullo
console nel 249 a.c. durante la I guerra Punica.

- Decimo Giunio
Stazionato con un esercito alla foce del Volturnus dal console Appio Claudio Pulcro, nel 212 a.c., durante la II Guerra Punica.

- Marco Giunio Graccano
un ottimo storico legale studioso della costituzione romana e delle magistrature.

- Titus Giunio Lucio
grande oratore al tempo si Silla, ottenne la condanna di Publio Sestio, pretore designato, per la corruzione alle elezioni.

- Marco Giunio
il primo difensore di Publio Quinzio, la cui difesa fu poi assunta da Cicerone.

- Gaio Giunio
uno dei giudici del caso contro Oppianicus, (Oratio pro A, Cluentio - Cicerone) accusato di corruzione e condannato a ritirarsi dalla vita pubblica.

- Gaio Giunio Caio 
figlio del giudice di cui sopra.

- Marco Giunio
pretore, prima di Cicerone difese Decimo Matrinio.

Giunio Saturnino
storico del tempo di Augusto, apprezzato da  Suetonio.

Giunio Otho
retorico e pretore nel 22.

- Giunio Otho
tribuno della plebe nel 37, esiliato da Tiberio per aver intercesso sulla ricompensa che doveva essere data all'accusatore di Acutia, la moglie Publio Vitellio.

COLUMELLA
- Lucio Giunio Moderato
soprannominato Columella, uno storico importante, autore del De Re Rustica. Dopo la carriera nell'esercito, n cui giunse al grado di tribuno in Siria nel 34 d.c., iniziò l'attività di fattore. Il suo trattato Res rustica, in dodici volumi, ci è pervenuto integro, e rappresenta la maggiore fonte di conoscenza circa l'agricoltura romana, insieme ai lavori di Catone il Vecchio e Varrone, che cita entrambi occasionalmente. Il libro X, in onore di Virgilio, è in esametri.

- Lucius Junius Gallio
retorico e amico di Lucio Annaeo Seneca, il vecchio, di cui aveva adottato il figlio.

- Lucio Giunio Anneo Gallione
Lucio Iunio Anneio Novato detto Gallione (Cordova, 3 a.c. – 66 circa) figlio di Seneca il vecchio, adottato dall'amico del padre, il retorico Lucius Junius Gallio. Fu politico e retore, fratello maggiore di Lucio Anneo Seneca e di Marco Anneo Mela, a sua volta padre del poeta Lucano.
A lui, il fratello Lucio dedica il componimento "De ira" e il "De vita beata": (Vivere, Gallio frater, omnes beate volunt...). Seneca lo cita nelle Quaestiones Naturales (IV, Praef. 9 ss.) elogiandone le qualità umane e descrivendolo come una persona dolce e universalmente amata.
Favorito in quanto figlio adottivo del senatore Iunio Gallione, divenne senatore e proconsole della provincia di Acaia, con capitale Corinto, sotto l'imperatore Claudio.
A Corinto dovette giudicare Paolo di Tarso, portato in tribunale da Sostene, capo della comunità israelitica locale, ma Gallione, per la tolleranza romana nelle questioni religiose, si rifiutò di emettere una sentenza. La sua presenza a Corinto viene provata dalla Iscrizione di Delfi, tavola ridotta in frammenti rinvenuta a Delfi negli scavi condotti dalla Scuola Francese di Atene fra il 1892 e il 1905.
L'imperatore Claudio in un epigrafe:
« Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, Sommo Pontefice, investito dell'autorità tribunizia per dodici volte, Da lungo tempo sono ben disposto verso la città di Delphi e anche attento alla sua prosperità e ho sempre protetto il culto di Apollo. Ma poiché è povera di cittadini, come recentemente mi riporta Lucio Giunio Gallione, mio amico e proconsole.. »
Secondo Seneca (Epist. 104) dovette ritornare a Roma a causa di forti febbri.
La morte dell'imperatore Claudio e la salita al trono di Nerone mutarono la sua vita. Insieme al fratello, nominato precettore dell'imperatore, fu implicato nella congiura dei Pisoni. Tacito riporta
« ...Salieno Clemente si scagliò con violenza contro Giunio Gallione che era atterrito per la morte del fratello Seneca e che implorava per la propria incolumità e lo ingiuriò chiamandolo nemico della patria e parricida... »
(Tacito, Annali, XV)
Probabilmente si suicidò fra il 65 e il 66.

- Giunio Cilo
prefetto di Bitinia e Ponto durante il regno di Claudio, portò Mithridates dal Bosforo a Roma.

- Giunio Massimo
contemporaneo del poeta Stazio, da cui apprendiamo che egli scrisse l'episodio delle storie di Sallustio e Livio.

- Tito Giunio Montano
console con Lucio Vestio Paolo, Ex Kal. Mai. nell'81.

- Giunio Maurico (o Mauro)
un senatore, amico di Gaio Plinio il giovane, che in una lettera gli propone un buon partito per la figlia. Offrì una statua o un tempio al Dio Marte che poi sua figlia Giunia Marina dedicò.

- Decimo Giunio Giovenale
poeta fine del I sec. e inizio II sec. (Aquino, tra il 50 e il 60 – Roma, dopo il 127), è stato un notevole poeta e retore romano.

- Kanus Junius Niger
console nel 138.

- Giunio Mauriziano
giurista del tempo di Antonino Pio.

- Aulo Giunio Rufino
console alto imperiale, nel 153.

- Marco Giunio Rufino Sabiniano
console nel 155.

- Gaio Giunio Faustino Postumiano
governatore della Britannia Superior durante la I metà del III sec..

- Gaio Giunio Donato
Nominato console suffetto nel 257 e nel 260 d.c., durante la crisi del III sec. .Fu di famiglia nobile e forse di origine nord africana. Fu Prefetto urbano di Roma, quindi coinvolto nella condanna dei cristiani e venne appellato come "nostro amico" nella corrispondenza dagli imperatori Valeriano e Gallieno.
Nel 260 d.c. Donatus fu nominato console posteriore accanto a Publius Cornelius Saecularis, durante il periodo tumultuoso che ha visto la cattura dell'imperatore Valeriano ad est e la ribellione di Postumo in Gallia.

- Marco Giunio Massimo
(240 - 287), Figlio di Gallienus Concesso (182 - 240), marito di Valeria Paulla e padre di Junia Junia. Maximus fu eletto console nel 282.

- Giunio Quarto Palladio
(408-421) politico dell'Impero Romano Occidentale che per sei anni tenne la prefettura pretoriana d'Italia, Illyricum ed Africa e fu anche console nel 416.
Di nobile famiglia ebbe un fratello, che creò una statua in suo onore vicino alla sua casa sul colle dell'Aventino. L'epigrafe narra sulla base la carriera di Palladio. Fu questore e pretorato, notaio e tribuno presso la corte imperiale, e divenne sacrarum largitionum (probabilmente nel 408/409).
Nel 416 Palladius fu nominato console posteriore, con l'imperatore orientale Teodosio II come collega. Nello stesso anno divenne prefetto pretorio dell'Italia, Illyricum e Africa, ufficio tenuto almeno per sette anni. 
Nel 418 ricevette una legge da Honorius, che espelleva i Pelagiani da Roma. Poi lui e gli altri prefetti emanarono una legge pretoriana contro i Pelagiani. Pelagio insegnava che la volontà umana, creata con le sue capacità da Dio, era sufficiente a vivere una vita senza peccato, anche se credeva che la grazia di Dio aiutasse ogni buon lavoro.
A Roma nel 408, durante il primo assedio di Alarico, cercò tra gli aristocratici romani i gioielli necessari per pagare il tributo di Alarico, ma non trovando abbastanza procedette alla spoliatura delle decorazioni residue dei templi pagani della città.
In quattro occasioni fu nominato inviato dal Senato romano.
La statua è stata trovata nel 1926 sulla collina di Aventino a Roma, vicino al monastero di Sant'Anselmo, a est di via Santa Sabina, vicino ai resti di una casa romana. La base è ora presso i Musei Capitolini, la statua invece è (come al solito) misteriosamente scomparsa.

- Giunio Filargirio
Del V sec. d.c.uno dei primi commentatori di Virgilio. I suoi commenti sulle Bucoliche e le Georgiche sono una riduzione del commento di Servio, derivato da quello di Elio Donato: se ne conserva l'Explanatio in Bucolica


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