GENS VALERIA
La gens Valeria era una gens patrizia romana di origine sabina, facente parte delle cento gentes originarie citate dallo storico Tito Livio.
La Gens Valeria avrebbe avuto come capostipite un Volusus o Valesus, venuto dalla Sabina (Dione Halicarnasso) assieme a Tito Tazio.
Il praenomen Valesus divenne il nomen Valesius, trasformatosi successivamente in Valerius.
SOL INVICTUS |
I Valerii furono una delle famiglie romane più illustri ed influenti, e ricoprirono numerose 74 volte la carica di Console. Politicamente furono molto attivi per il riconoscimento dei diritti dei plebei, durante il primo periodo della repubblica.
I Valerii risiedevano sulla sommità della collina Velia, e godettero a Roma di straordinari privilegi.
Tra questi quello di essere gli unici le cui porte si aprivano direttamente sulla strada; nel circo avevano un seggio speciale a loro riservato.
Inoltre potevano seppellire i loro defunti all'interno delle mura della città, privilegio riservato a pochissime famiglie, che mantennero anche quando passarono dall'uso dell'inumazione a quello della cremazione.
Sembra inoltre che durante il periodo di transizione dalla monarchia alla repubblica, i membri della Gens Valeria avessero il privilegio di esercitare i poteri regi, in virtù della loro origine sabina e quindi della loro appartenenza alla tribù dei Tities.
Diversi membri della Gens Valeria ebbero diritto di coniare monete, sulle quali troviamo incisi i cognomen Acisculus, Barbatus, Catullus e Flaccus.
LA NECROPOLI VATICANA SOTTO S. PIETRO
La profondità della necropoli varia dai 12 ai 5 m rispetto al livello del pavimento dell'attuale basilica. Gli scavi non hanno portato alla luce tutta la necropoli: parte di essa è ancora interrata ed inesplorata. I mausolei che furono rinvenuti appartenevano a famiglie di ricchi liberti, ed erano costituiti da grandi stanze coperte a volta, spesso con un recinto antistante, e dotati di terrazzo, a cui si accedeva tramite scala esterna.
Gli scavi vennero condotti su un'area complessiva di metri 69x18. Il cimitero che venne riportato alla luce era "a cielo aperto".
Un'angusta stradina risaliva il colle vaticano, e ai suoi lati si trovano gli edifici dalle eleganti facciate in laterizio.
PARETE NORD |
IL MAUSOLEO DEI VALERII
Conclusi, dopo 10 mesi, i restauri del mausoleo dei Valeri, gioiello dell'arte romana nascosto nei sotterranei del Vaticano. Il mausoleo e' situato al centro del percorso che porta alla tomba di San Pietro (Fonte Ansa-Cultura).
E' stata infine realizzata una moderna teca di cristallo per osservare dall'esterno la camera funeraria senza alterarne il delicato equilibrio microclimatico, costantemente controllato da un sistema di monitoraggio computerizzato di alta precisione. Inoltre gli affreschi hanno ricevuto interventi consolidanti agli intonaci, e i pigmenti sono stati riancorati al loro substrato.
Grazie a una nuova e suggestiva illuminazione a fibre ottiche si possono oggi apprezzare i vivaci colori delle superfici, affrescate a finti marmi policromi e le bianche decorazioni a stucco, modellate ad imitazione del marmo statuario.
Il Mausoleo, risalente al II sec. d.c., situato al centro del percorso di visita che conduce alla sepoltura di Pietro, è noto per l'importanza delle decorazioni a stucco, opere d'arte di straordinario valore che da tempo attendevano di essere sottoposte a un meticoloso restauro perché danneggiate in passato dalle instabili condizioni microclimatiche e da risarcimenti realizzati con materiali impropri.
Hypnos, il sonno, è raffigurato con ali di pipistrello da uno stucco del mausoleo "H", "dei Valerii". Altri stucchi, ai margini e dentro le nicchie, rappresentano antenati della famiglia dei Valerii e personaggi- mitologici: Oceano, Minerva, Iside, Satiri, Menadi ed altri elementi che sembrano ispirati soprattutto ai culti misterici di Iside e di Dioniso.
La Repubblica:
Il Mausoleo dei Valeri
(Fonte)
"E' un mondo sterminato, oscuro. Forse tra i più densi di storia a Roma, considerata la stratigrafia complessiva, l' imponenza di ciò che lo sovrasta, il valore simbolico. Nella necropoli distesa al di sotto della basilica di San Pietro c'è qualcosa di nuovo.
La Repubblica:
Il Mausoleo dei Valeri
(Fonte)
"E' un mondo sterminato, oscuro. Forse tra i più densi di storia a Roma, considerata la stratigrafia complessiva, l' imponenza di ciò che lo sovrasta, il valore simbolico. Nella necropoli distesa al di sotto della basilica di San Pietro c'è qualcosa di nuovo.
Sono i volti di Caio Valerio, con la moglie Flavia Olympia e i due figli Olimpiano e Valeria Massima, di 4 e 12 anni, incastonati nel mausoleo che porta il nome della loro famiglia. Pagani, a pochi passi dalla Tomba di Pietro, sotto la volta centrale della Basilica emblema della cristianità. è stato un restauro rapido e intenso a rimettere sotto nuova luce il monumento che, nemmeno due secoli dopo la nascita di Cristo, un liberto - un ex schiavo - della famiglia dei Valerii, uomo colto e padre di famiglia, si fece costruire sotto forma di sontuoso mausoleo pagano.
Duecentomila euro, un pugno di sponsor, un cantiere che ha comunque consentito nei dodici mesi di lavori le visite, pur molto sorvegliate, alla necropoli vaticana; i restauratori Adele Cecchini e Franco Adamo, scelti dalla Fabbrica di San Pietro, hanno utilizzato per la pulitura di zone particolarmente delicate del monumento il raggio laser.
Tecnica che ha portato a qualche ulteriore piccola scoperta, quelle piccole sorprese che accompagnano sempre interventi di recupero accurati. Come le scritte ritrovate in una nicchia poco distante e attribuite agli operai che lavorarono all'antica basilica costantiniana, inneggianti a Cristo.
Nella città sotterranea del Vaticano, si alternano sepolcri restaurati e altri che sono ancora coperti dall' interramento costantiniano, le facciate maestose costruite con raffinati criteri architettonici e i decori scolpiti nella terracotta tinta in vari colori, mosaici e finti marmi seguono altre zone da recuperare. Il Mausoleo dei Valeri si staglia chiaro, con la sua nicchia semicircolare in cui è custodita l' impronta di una perduta statua di un Dio, probabilmente trafugata già in tempi antichi. Ai lati le statue di Minerva e una Diana o forse Giunone.
Da: Fondazionepromusicaeartesacra
Fu costruito poco dopo la metà del II secolo, all’epoca dell’imperatore Marco Aurelio, da un liberto della importante famiglia dei Valeri.
Solo in parte la visione interna dell'edificio lascia oggi immaginare la raffinata eleganza delle decorazioni in candido stucco che ornavano in antico il sepolcro.
Con una composizione scenografica di grande effetto nicchie per le olle cinerarie, adorne di bassorilievi con figure di menadi e satiri, si alternano a vani più grandi con sculture maschili e femminili, più alte di un metro, raffiguranti divinità e defunti di questa facoltosa famiglia di diciotto secoli fa.
Questa tomba fu scoperta nel 1943 e sottoposta a parziali interventi conservativi tra il 1957 e il 1958.
Danneggiata in passato dalle instabili condizioni microclimatiche e da precedenti interventi eseguiti con materiali impropri, la tomba è stata finalmente sottoposta a una meticolosa e completa opera di risanamento, che ha impegnato, per la durata di circa dieci mesi, una equipe di restauratori.
Avvalendosi delle più idonee e innovative tecnologie, il restauro è stato eseguito con bisturi, microtrapani e, per le parti più delicate, con sofisticate apparecchiature laser.
Per non compromettere eventuali ricerche future sono state volutamente risparmiate dalla pulitura limitate porzioni di intonaco con labili iscrizioni a carboncino e disegni pittorici (pareti est e nord).
Inoltre lo studio dei frammenti di stucco custoditi nei depositi della Fabbrica di San Pietro ha reso possibile la ricomposizione di tre magnifiche erme e la ricollocazione di alcuni frammenti erratici di importanti bassorilievi.
Il restauro ha infine offerto l'opportunità di riscoprire inediti graffiti sepolcrali e interessanti tracce di lavorazione (impronte di stampi per l'esecuzione degli elementi decorativi ripetitivi e uso del pigmento ocra nell'impasto dello stucco di calce e polvere di marmo).
Al termine dei lavori è stata realizzata una moderna teca di cristallo per osservare dall'esterno la camera funeraria senza alterarne il delicato equilibrio microclimatico, costantemente controllato da un sistema di monitoraggio computerizzato di alta precisione.
É stata infine realizzata una nuova e suggestiva illuminazione a fibre ottiche per illuminare in maniera discreta e rispettosa le straordinarie e rarissime decorazioni artistiche di questa tomba.
In questo progetto la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra ha potuto contare sul contributo del suo mecenate Dr. h.c. Hans Urrigshardt e delle società LGT Bank in Liechtenstein AG, Mercedes-Benz Italia S.p.A., Pedrollo S.p.A. e Courtial Viaggi srl."
In questo progetto la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra ha potuto contare sul contributo del suo mecenate Dr. h.c. Hans Urrigshardt e delle società LGT Bank in Liechtenstein AG, Mercedes-Benz Italia S.p.A., Pedrollo S.p.A. e Courtial Viaggi srl."
I volti di Caio Valerio, della moglie Flavia Olympia e dei due figli Caio Valerio Olimpiano e Valeria Massima, sono riemersi con una bellezza ed espressività indenne alla scure del tempo, insieme a quelli di presunte divinità e altre figure, nello splendido mausoleo dei Valeri nei sotterranei del Vaticano, a due passi dalla Tomba di Pietro, grazie ad accurati restauri durati quasi un anno, costati circa 200 mila euro e appena conclusi.
In una nicchia, anche alcune scritte attribuite agli operai che lavoravano all’antica basilica costantiniana, inneggianti a Cristo e al trono di Pietro, poco lontano, prova ulteriore, secondo la Fabbrica di San Pietro, della veridicità del sepolcro del fondatore della Chiesa.
Pietro - ha aggiunto - arrivato a Roma, morto durante le persecuzioni di Nerone, raccolto dai cristiani dopo la crocifissione, e portato nel punto dove attualmente sorge l’altare.
Ora possiamo dire - ha proseguito il cardinale - che quel punto non è solo una calamita che attira il mondo, ma anche la giustificazione della presenza del Papa accanto alla tomba di Pietro».
E così, secondo la lettura vaticana, anche le statue di Giove e Giunone finiscono per raccontare un percorso cristiano pur mantenendo, per l’occhio dell’archeologo e del restauratore, una loro bellezza che sembra sfuggire ad ogni attribuzione.
Nella necropoli si alternano sepolcri restaurati ad altri ancora coperti dall’interramento costantiniano, facciate maestose costruite con raffinati criteri architettonici, decori scolpiti nella terracotta tinta in vari colori, mosaici e finti marmi.
Nel mausoleo dei Valeri spicca una grande nicchia semicircolare con l’impronta di una perduta statua di un Dio, probabilmente trafugata già in tempi antichi.
Ai lati altre due nicchie, con le statue di Minerva e un’altra dea, forse Diana o Giunone.
Accanto alla triade divina, componenti della famiglia dei Valeri atteggiati come antichi filosofi e circondati da simboli di sapienza.
Sulla statua di Hypnos, dio del sonno, due amorini con le stesse ali che reggono una cornucopia di semi di papavero. Il merito del restauro, svolto in ambiente sotterraneo con la poca aria incanalata dalle grotte vaticane e in spazi tanto ristretti da richiedere uno speciale tipo di laser, è di Franco Adamo e di Adele Cecchini, scelti per l’impresa dalla Fabbrica di San Pietro grazie all’interessamento della Fondazione pro musica e arte sacra, che ha ottenuto fondi da varie società tra le quali la Mercedes Benz.
La necropoli vaticana, ancora in gran parte interrata e inesplorata, si può visitare, in piccoli gruppi di persone adulte, chiedendo una apposita autorizzazione alla Fabbrica di San Pietro.