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GENS SOSIA

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SARCOFAGO GENS SOSIA


La gens Sosia era una gens di cui poco sappiamo, se non che fu nota soprattutto nell'epoca della Guerra civile e dell'Impero Romano, all'interno della quale si registrano alcuni personaggi di rilievo, specialmente politici:

Gaio Sosio, console nel 32 a.c. e alleato di Marco Antonio;
Quinto Sosio Senecione, console nel 99 e nel 107;
Quinto Pompeio Sosio Prisco, console nel 149;
Quinto Pompeio Senecione Sosio Prisco, console nel 169;
Quinto Pompeio Sosio Falcone, console nel 193.

All'epoca dell'Imperatore Augusto a Roma alcuni Sosii erano noti come fra i maggiori librai della città, titolari di un'officina di produzione e di vendita libri, spesso citati da autori come Orazio.

Inoltre a Roma, presso il teatro di Marcello, si trovano le rovine del Tempio di Apollo Sosiano, che deve il suo nome a Gaio Sosio, che ne curò il restauro per celebrare un suo trionfo nel 34 a.c.



UOMINI ILLUSTRI

- Gaio Sosio -
(lat. C. Sosius) Uomo politico romano (sec. 1º a.c.). Console designato (38), seguì Antonio in Asia; governatore (38) della Siria, combatté gli Ebrei e conquistò Gerusalemme (37), celebrando il trionfo (34). Console (32), combatté contro Ottaviano anche nella battaglia di Azio; fu poi fatto prigioniero, ma venne generosamente graziato da Augusto, di cui divenne poi fedele seguace. Infatti ricostruì a Roma, a sue spese, presso il teatro di Marcello, il tempio di Apollo detto perciò dal suo nome Sosiano.


- Pompeius Sosius Priscus -
Sotto via Giulio Cesare gli scavi hanno riesumato quello che poteva essere un portico, la cui estremità era dominata da un ambiente per riunioni, forse un collegio di Augustali (sacerdozio del culto imperiale). A sud, all'angolo della piazza, è un'esedra, una gradinata e un'altra piazza su cui si affaccia una costruzione preceduta da un portico e pavimentata a mosaico. Un complesso di piazze porticate e di edifici pubblici che si aprivano sul panorama dell\'Etna.
     Da questo complesso edilizio proviene un grande ciclo statuario, con i familiari di Pompeius Sosius Priscus, console nel 149, probabilmente il personaggio che ha finanziato il monumento, in una Centuripe che doveva essere la terra natia della sua famiglia. Non si tratta di una famiglia senatoria genericamente importante: Pompeius Sosius Priscus è figlio di Quintus Pompeius Falco, che apparteneva alla cerchia degli stretti collaboratori dell'imperatore Adriano. Tra II e III sec. la famiglia è presente, con vasti possedimenti, in Sicilia e in nord-Africa; è probabile che fosse originaria di Centuripe.


- Quintus Sosius Senecio -
Quintus Sosius Senecio, cognato del famoso scrittore di arte militare Sesto Giulio Frontino, fu un uomo politico del I sec. d.c., quaestor in Achaea mell'80 d.c.e poi tribuno e pretore nel 90. Ebbe pure la carica di legato in Germania diventando consul ordinarius nel 99.
Durante le Guerre Daciche, Senecio ottenne un comando in Moesia Superiore e da lì un secondo consolato nel 107 insieme a Licio Licinio Sura e pure una statua a spese dello stato.
Senecio è probabilmente la stessa persona che fu amico di Plinio il Giovane, ed a cui Plutarco si rivolse in diverse occasioni nelle sue Vite. (Theseus, 1, Demosth. 1, Brut. 1). Egli è anche quello cui Plutarco indirizzò le Quaestiones conviviales e De profectibus, e forse pure nel De primo frigido, dpve Plutarco parla della spedizione di traiano sul danubio durante la II Guerra Dacica.


- Quinto Pompeio Sosio Falcone -
(lat. Q. Sosius Falco). - Console romano (193 d.c.); senatore dell'Impero Romano, ragguardevole per lignaggio e ricchezze. Falcone era originario della Sicilia: suo padre, Quinto Pompeo Senecione Sosio Prisco, fu console nel 169. Assieme alla moglie Sulpicia Agrippina, Falcone ebbe un figlio, Quinto Pompeo Falcone Sosio Prisco, candidato alla questura sotto Caracalla o Eliogabalo.
Nello stesso anno fu coinvolto in una cospirazione contro l'imperatore Pertinace, che era assente da Roma, volta a metterlo sul trono (non è ben chiaro se a sua insaputa o meno). La cospirazione venne scoperta e Falcone venne dichiarato nemico pubblico dal Senato e condannato a morte, ma Pertinace lo perdonò.



LA COMMEDIA DI PLAUTO

Amphitruo (Anfitrione)
la storia narra le vicende di Anfitrione e del suo servo Sosia che partono da Tebe in guerra. Nel frattempo Giove, innamorato della moglie di Anfitrione, Alcmena, prende le sembianze di suo marito per giacere con lei, ed ordina al dio Mercurio di prendere le sembianze di Sosia. Tornato Anfitrione, egli manda il servo Sosia per annunciare il suo arrivo, ma Mercurio, a lui identico lo confonde fino a una crisi d'identità, convincendolo di non essere Sosia. Anfitrione, dopo aver ascoltato il discorso di Sosia tornato a riferire, torna dalla moglie e si crea ulteriore confusione. La vicenda si conclude con Giove che scende dal cielo e spiega la situazione, spiacevole per Anfitrione ma anche onorevole perchè da Alcmena nasceranno due figli gemelli, dei quali uno figlio di Anfitrione e uno figlio di Giove, quindi semidio, il futuro Ercole.

Da allora il nome Sosia, derivante dalla gens Sosia, diverrà un sostantivo significante la perfetta somiglianza di una persona ad un'altra.


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