MATRES IN TERRACOTTA DA INSEDIAMENTO GALLO ROMANO DI VERTILLUM |
Il culto delle Matres (madri) dette anche Matronae (matrone) è un culto antichissimo che affonda le radici nel paleolitico, venerate in tutto il mondo, e in Europa soprattutto mediterraneo e celtico. La prima statuina del genere, in terracotta a forma romboidale, con una donna che apre il suo manto da cui spuntano altre due teste laterali risale al 30.000 a.c.
In epoca preromana e romana ne esistevano anche in suolo italico, rappresentate in gruppi di tre figure femminili, spesso sedute e recanti in grembo simboli di abbondanza e fertilità (canestri di frutta o pani, cornucopie, bimbi in fasce). I romani, con un grado di accoglienza mai più riscontrata in alcuna religione, accettarono anche questa divinità primitiva dedicando loro santuari e templi.
La Dea era trina, antesignana del concetto di trinità collegato alla Natura datrice di nascita, crescita e morte per tutti gli esseri viventi. Il comprendere che questi tre aspetti riguardavano una stessa entità era un mistero da comprendere, tanto che se ne fecero delle congregazioni religiose relative ai Sacri Misteri.
In questi si comprendeva che esistevano MATRES NATURANTIS (la parte invisibile identitaria e intelligente della natura) e MATRES MATUTAE, la parte visibile e agente della natura.
LE MATRES MATUTAE
Le Matres Matutae abbondano in tutto il suolo italico, lasciando tracce soprattutto nel sud, con antiche statue in tufo, realizzate, in un periodo compreso tra il VI al I sec. a.c., dalle popolazioni Osche e Campane.
LE MATRES MATUTAE
Le Matres Matutae abbondano in tutto il suolo italico, lasciando tracce soprattutto nel sud, con antiche statue in tufo, realizzate, in un periodo compreso tra il VI al I sec. a.c., dalle popolazioni Osche e Campane.
Sono madri in trono con uno o più neonati tra le braccia.
Se Le Matres Matutae rappresentavano la provvida natura fertile e generosa, che accorda abbondanti i frutti del lavoro della terra, accettandone però i cicli di vita e di morte.
La Mater Matuta, divinità italica dell'aurora e delle nascite, ha già questi simboli in sè. Ella infatti tiene in mano un melograno (simbolo di morte e rinascita) nella mano destra, e una colomba (simbolo di pace) nella mano sinistra. Il frutto del melograno infatti quando muore si apre mostrando i suoi semi per la rinascita.
LA DEA TRIVIA
Il trivio indicava le tre vie della Grande Madre appunto Trina, cioè fautrice di nascita, crescita e morte, e per il lato erotico- ludico ma pure sano della fecondità si esaltava la sessualità che tanto fu poi negata e punita dal cristianesimo.
MATER MATUTA |
La prostituzione sacra, o ierodulia, rappresentava la natura sessuata e proliferante, come era vista un po' in tutto il mondo. Nona caso Iside in Egitto è rappresentata come la prostituta che sta alla finestra.
terrestre e marina e celeste, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti,
figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi,
notturna protettrice dei cani, regina invincibile, annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura, domatrice di tori, signora che custodisce le chiavi del cosmo,
frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani,
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti, benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.”
(Esiodo - Teogonia)
Le figure femminili che sono sulla moneta portano abiti differenti: quella a sinistra, ha un drappo che dalla spalla sinistra scende trasversalmente fino al lato destro del fianco ed ha poco seno; le altre due portano abiti uguali, con una ripresa della stoffa sotto il petto per creare delle pieghe decorative che scendono dritte verso il basso ed hanno floridi seni.
Le figure femminili che sono sulla moneta portano abiti differenti: quella a sinistra, ha un drappo che dalla spalla sinistra scende trasversalmente fino al lato destro del fianco ed ha poco seno; le altre due portano abiti uguali, con una ripresa della stoffa sotto il petto per creare delle pieghe decorative che scendono dritte verso il basso ed hanno floridi seni.
Sono la morte, la nascita e la crescita. La madre che dà alla luce, che allatta e che dà la morte.
LA DEA MARICA
Presso la foce del Garigliano, c'era il santuario della Dea Marica, che secondo le fonti prevedeva un lucus, una palude e dell’acqua, sia del fiume che del mare. Marica era una Dea matronale, preposta alla riproduzione e alla fertilità, con connotazioni ctonie.
Essa venne collegata a Diana, Hekate Trivia e Circe. Tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.c., il nome di Trivia, che compare inciso su una ciotola di impasto rinvenuta nell’area del santuario. La Dea triplice era sempre la ricca natura della zona, che forniva, oltre ai frutti reperiti dall'uomo, un lato selvaggio ma sempre produttivo, legato alle acque e ai boschi.
Del resto nelle religioni primitive molte sono le triadi femminili: le Moire, le Parche, le Norne e così via, splendide Dee Trine che raccoglievano in sè i diversi cicli, successivamente trasformate in brutte e cattive come le Parche, o buone e belle come le Grazie e le Eumenidi. In realtà non erano nè buone nè cattive, ma seguivano i cicli della vita.
LA DEA MARICA
Presso la foce del Garigliano, c'era il santuario della Dea Marica, che secondo le fonti prevedeva un lucus, una palude e dell’acqua, sia del fiume che del mare. Marica era una Dea matronale, preposta alla riproduzione e alla fertilità, con connotazioni ctonie.
Essa venne collegata a Diana, Hekate Trivia e Circe. Tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.c., il nome di Trivia, che compare inciso su una ciotola di impasto rinvenuta nell’area del santuario. La Dea triplice era sempre la ricca natura della zona, che forniva, oltre ai frutti reperiti dall'uomo, un lato selvaggio ma sempre produttivo, legato alle acque e ai boschi.
Del resto nelle religioni primitive molte sono le triadi femminili: le Moire, le Parche, le Norne e così via, splendide Dee Trine che raccoglievano in sè i diversi cicli, successivamente trasformate in brutte e cattive come le Parche, o buone e belle come le Grazie e le Eumenidi. In realtà non erano nè buone nè cattive, ma seguivano i cicli della vita.
Il culto delle Matres, in via di abbandono, venne poi recuperato sotto Augusto, non solo delle Matres ma della Madre Matuta. Il culto delle Matres venne però seguito soprattutto nei pagi, cioè nei villaggi. Ad esse si facevano offerte di acqua, latte e vino, in genere in contemporanea e mentre l'acqua simboleggiava la vita (forse acque amniotiche oppure il mare generatore), il latte simboleggiava la crescita per ovvi motivi, ma il vino significava la morte.
Viene da pensare al vino che è prodotto dalla trasformazione dell'uva che per produrre vino deve morire e rinascere. Spesso la vite (anche nel cattolicesimo) viene inteso come simbolo di morte e rinascita.